Riprendo un articolo pubblicato sulla versione cartacea di Wired di dicembre (apparso successivamente sul portale online) per riflettere sulle parole di un giornalista della prestigiosa rivista The Atlantic a proposito della "nuova" visione della Rete che vede i social network assoluti protagonisti della condivisione e dell'interconnessione tra utenti. Da utente navigato della Rete, A. Madrigal spiega che non è certo Facebook ad aver "inventato" il concetto di sharing di risorse tra persone: vero, il vostro social network preferito ha sicuramente incentivato questa pratica e allargato la base di utenti e se vogliamo la stabilità delle connessioni grazie alle reti interconnesse di amicizie; tuttavia, anche prima di Facebook si condivideva, e non poco. Anzi, i metodi "tradizionali" di scambio di informazione, che rappresentavano prima l'unica via per il passaggio di informazioni, sono tuttora vivi, vegeti e assolutamente primari. Lo certificano i dati: due terzi del traffico Web che "atterra" in una data risorsa della Rete proviene da canali che non sono riconducibili ai social network più in voga. I veri canali della condivisione, dunque, a dispetto della mancanza di molteplicità istantanea che garantiscono Facebook e dintorni, sono quei metodi "giurassici" come la messaggistica istantanea, i gruppi di discussione e la intramontabile (ma solo per alcuni) posta elettronica. Tutti mezzi, questi, poco pubblici e monitorabili, soprattutto dal punto di vista delle aziende che fanno dello sfruttamento dei dati (sensibili) la loro fonte di ricchezza e per questo definiti il lato oscuro della condivisione. Forse un'email è più sincera di un post su Facebook, forse questa è condivisione autentica perché sentita. Per ora vince ancora la forza oscura, è chiaro.
sabato 26 gennaio 2013
LA RAGIONE OSCURA (DI CONDIVISIONE)
Pubblicato da kikkuzzo alle 1/26/2013 01:21:00 AM 0 commenti
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mercoledì 3 ottobre 2012
COMPRA, VENDI, REGALA
E' tutta una questione di soldi, c'è poco da fare. Un'azienda come Facebook genera introiti diretti, indiretti, volontari e involontari, e parliamo di cifre abbastanza importanti. In un certo senso il vostro social network preferito vi compra, nel senso che vi offre questa (fantastica) opportunità di creare il vostro orticello digitale da coltivare con post, commenti, immagini, like e tag vari. Senza chiedervi nulla in cambio? Beh, proprio gratis non è, nel senso che tutti i dati inseriti si trasformano in una vera e propria risorsa che FB può vendere ad inserzionisti e compagnie varie perché di fatto si tratta di profilazioni che in termini di marketing sono quanto di meglio le aziende possano ottenere. Sui metodi di vendita dei dati date un'occhiata a quest'ottima lettura tratta da Il Post, mentre sulle tecniche di monitoraggio degli acquisti attraverso l'analisi delle pubblicità segue a ruota un altrettanto valido articolo su Wired.it (attenzione al passaggio in cui dai dati virtuali si passa al monitoraggio reale, quello relativo agli acquisti "fisici": basta incrociare alcuni dati e il gioco - anzi, l'affare - è fatto).
Mancherebbero i regali. Beh, con tutti le informazioni che si regalano su Facebook si potrebbe anche chiudere qui. Invece no: dimenticate i presenti virtuali che si potevano fare in passato, ora con Facebook Gifts si potrà scegliere un regalo per gli amici senza dover uscire dalle pagine in blu. Si tratta di regali veri, di oggetti autentici: come può un sistema informatico capire cosa piace o non piace ad un determinato utente? Beh, la risposta è abbastanza scontata: non mi sorprenderebbe se la gamma di regali per un determinato iscritto risultasse assolutamente azzeccata, poiché basterà scorrere algoritmicamente tra gradimenti e commenti per interpretare con ragionevole certezza il regalo perfetto. E qui non si parla di pubblicità mirata basata su ricerche (altrui) precedenti o della funzione wishlist ormai molto apprezzata su diversi portali di e-commerce. Queste ultime mostrano risultati in base a scelte volontarie dell'utente, mentre nel caso di Facebook si potrebbe andare (ben) oltre il concetto di volontarietà, abbracciando in toto quella dell'interpretazione mirata. E' questo lo scenario del futuro?
Pubblicato da kikkuzzo alle 10/03/2012 11:52:00 PM 0 commenti
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giovedì 15 marzo 2012
IL VALORE DELL'IMMAGINE
Il fatto che sempre più studi accademici facciano riferimento a Facebook per dare risposta ad una miriade di comportamenti umani (passando dalla psichiatria alla psicologia fino ad arrivare alla medicina e all'economia) fa capire l'importanza che sta assumendo il vostro social network preferito nella vita di tutti i giorni, oppure che direzioni stia prendendo la ricerca accademica (questo non mi è dato saperlo...). Partendo dal presupposto che non è detto che FB rappresenti il "vero" campione della razza umana ma è ormai un'eccellente base di dati da cui partire, lo studio che riporta Wired.it si concentra sul potenziale che suscitano i contenuti dei vari profili. Nello specifico, la tendenza è quella di ignorare i contenuti testuali - dunque ciò che si scrive, i propri pensieri e anche i propri status update - preferendo la forza delle immagini. In altre parole, la curiosità si accende alla vista di una foto del profilo, e quanto più questa è ambigua o oscura tanto più questa ci solleticherà la voglia di indagare maggiormente. Alla ricerca di altre foto, questo è abbastanza scontato.
D'altronde, perché puntare sulle frasi scritte in italiano corretto, così noiose? Meglio una bella foto in cui ci si mette in mostra. Certo, non ci voleva l'Università dell'Ohio per ribadire questo aspetto: Facebook ha solo accelerato un processo che un secolo fa Carl Jung definiva come archetipo, in cui la persona è l'immagine che si vuol dare agli altri. Solo un'immagine, appunto.
Pubblicato da kikkuzzo alle 3/15/2012 01:06:00 PM 2 commenti
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venerdì 24 febbraio 2012
CON...DIVISIONE
Molto, molto interessante l'analisi comparsa su un blog redazionale del portale di Wired sul rapporto tra contenuti pubblicati e la volontà di diffusione & condivisione degli stessi da parte degli utenti della Rete, in particolar modo di quelli iscritti sul vostro social network preferito.
I dati snocciolati parlano chiaro: un argomento specifico riscuote un determinato successo "netto" in termini di contatti su siti, ma non è detto che questa popolarità si rispecchi proporzionalmente in termini di condivisioni sui vari social (FB su tutti, visto che la condivisione su Twitter non ha lo stesso appeal, nonostante sia proprio questa una delle funzioni principali del "network del cinguettio"). Nello specifico si analizzano servizi appartenenti a due domain popolari eppur differenti, visto che uno è di facile condivisione, l'altro - un po' più hot - ha percentuali di sharing più basse (ma maggiori visualizzazioni - anonime sul sito, of course).
Motivazioni alla base di questa tendenza che si può definire B2C, vista la presenza di un contenuto "professionale" (quello dei siti) a disposizione degli utenti della Rete, ossia veri e propri clienti? Beh, è chiaro che qui si presenta una distinzione forte, ossia quella della navigazione "libera" su siti e quella fortemente identitaria dei social. Il rischio di profilazione (non tanto da parte dei gestori dei dati che fanno dell'informazione dettagliata uno strumento di potere, quanto dei propri amici) derivante dal tipo di condivisione suscita ancora degli effetti sugli utenti, creando una spaccatura netta tra quello che si può fare&condividere e quello che si può fare un po' meno.
Pubblicato da kikkuzzo alle 2/24/2012 07:15:00 PM 0 commenti
giovedì 16 febbraio 2012
CHI FA LA SPIA...
...aiuta la Polizia. Il vostro sogno represso è sempre stato quello di entrare a far parte dell'Arma per scovare i cattivi? Vi intrigano i casi da risolvere? Bene, basta essere amici della Polizia di Hannover sul vostro social network preferito per potersi calare nei panni di un (vero, ma anche un po' virtuale) detective. No, non è un gioco ma la pura realtà: la polizia della città tedesca ha pensato bene di utilizzare Facebook e la sua schiera di utenti per ricavare informazioni utili sui crimini commessi. Insomma, si fa leva sul puro spirito collaborativo da parte dei propri cittadini (e non è il primo caso) per cercare di risolvere situazioni intricate o delitti irrisolti. Ma, come al solito, c'è sempre un lato "oscuro" da dover considerare: infatti - come segnalato dall'articolo apparso sull'edizione online di Wired - l'authority per la protezione della privacy della Bassa Sassonia ha lanciato un monito che riguarda (ovviamente) le possibili ricadute in termini di divulgazione in Rete di dati sensibili. In altre parole, un social può senz'altro allargare le maglie della diffusione di informazioni, ma è pur vero che le intenzioni degli utenti non sono sempre buone: si scopre infatti che la pagina FB della teutonica Polizia deve fronteggiare alcune (molte) false segnalazioni o azioni di trolling sistematico da parte di utenti che non ci pensano due volte a infangare il nome altrui (spesso solo per goliardia, senza pensare alle conseguenze), costituendo se non un intralcio alle indagini, un fastidioso contrattempo da dover gestire. E non è tutto, perché l'ulteriore preoccupazione delle autorità tedesche riguarda la proprietà dei contenuti (tema sempre spinoso), poiché tutte le informazioni che circolano su questo tipo di sistemi finiscono di fatto dritte dritte su server oltreoceano (e se è la seconda volta che uno Stato si preoccupa della questione, beh, allora forse un problema oggettivo esiste). E poi pensateci: in fondo la Polizia fa il suo lavoro: non è che in tutto questo ha una ghiotta occasione per dare una "controllatina" anche ai suoi amici-investigatori, alla ricerca di qualcosa che non va? D'altronde è come spalancare una porta di casa, e l'occasione fa l'uomo ladro, anzi tutore della legge.
Pubblicato da kikkuzzo alle 2/16/2012 03:31:00 PM 0 commenti
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sabato 28 gennaio 2012
BLING BLING, PLINK PLINK
Inutile negare l'evidenza: Facebook è senza dubbio alcuno il miglior strumento di marketing per aziende e affini, non solo perché la diffusione di messaggi pubblicitari arriva ad un grande bacino di utenza senza troppi sforzi, ma anche (e soprattutto) perché i dati sensibili dei fan sono la "nuova moneta" di scambio. Non è raro che Facebook/pubblicità/commercio vadano a braccetto, anche per iniziative di promozione offline legate ai servizi di localizzazione. Eccone un'altra: Wired.it segnala un sito (esterno a Facebook, ma ormai è una "scomoda" realtà da dover affrontare) chiamato Plink attraverso cui, associando una carta di credito, si possono accumulare crediti da spendere presso i negozi convenzionati. Una sorta di raccolta punti, considerando che la valuta utilizzata è rappresentata solo ed esclusivamente dai Facebook credits, ossia i crediti (acquistabili anche con denaro vero) per effettuare operazioni di acquisto sul vostro social network preferito. Insomma, o ti iscrivi al loro programma o la prossima volta tocca pagare di tasca propria. Oppure si paga cara anche la prima opzione, sotto altra forma?
Pubblicato da kikkuzzo alle 1/28/2012 01:08:00 PM 0 commenti
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venerdì 20 gennaio 2012
PRESSIONI E DEPRESSIONI
Studiare i social media è sicuramente una delle tendenze dell'ultimo periodo, più che altro perché prima non esistevano... certo, fa riflettere il fatto che ormai i numerosi studi riguardanti il popolo della Rete o anche il comportamento "normale" del genere umano spesso vengano associati all'appartenenza a quel grande calderone di identità che è il vostro social network preferito. Altri due risultati di studi condotti presso università statunitensi spiegano per quale motivo si utilizzi Facebook e una particolare categoria di "insoddisfatti della vita" (virtuale o non, poco importa), ossia i cosiddetti depressi da Facebook.
Ma andiamo con ordine: come riporta Wired.it, nel primo studio si spiega il motivo per cui più di 800 milioni di persone sono iscritte a Facebook. I motivi sono sostanzialmente due: il bisogno di appartenenza a qualcosa (di varia natura, ma si può pensare anche all'appartenenza automatica al sito su cui sono iscritti tutti) e la necessità di auto-rappresentarsi su di esso.
Beh, non ci voleva uno studio accademico per dire questo...ma tant'è: insomma, ci si divide tra coloro i quali preferiscono seguire il filone della massa e c'è chi invece gode nel rappresentare il proprio ego all'ennesima potenza sulle pagine virtuali, indipendentemente dal fatto che lo facciano anche nella vita reale.
Questa situazione, magari anche per imitazione, porta alla auto-rappresentazione di sé in termini assolutamente positivi: ed è per questo - si legge su La Stampa - che esistono numerose persone che soffrono fisicamente questo scenario (d'altronde FB è un luogo di ottimismo, ricordiamolo), poiché vedono nell'altro e negli altri una vita migliore della propria e difficilmente raggiungibile: per questi motivi questo campione tende a deprimersi nella vita reale (attenzione a dichiararlo online, però).
Riassumendo: esistono i veri e i falsi, i contenti e gli scontenti, gli egocentrici e i timidi e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, come nella vita reale (purtroppo), con il serio rischio che i due mondi arrivino a somigliarsi (o paradossalmente, a non somigliarsi) troppo, in modo irrimediabile.
Pubblicato da kikkuzzo alle 1/20/2012 07:20:00 PM 0 commenti
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giovedì 12 gennaio 2012
GUAZZA..BUG...LIO
Evan Priestley dev'essere un tipo curioso, oppure una persona che tiene alle "sue" cose. In realtà pare sia un ex-ingegnere che ha lavorato per Facebook: e se la frase Facebook è di gran lunga il software più buggato che mi capiti di utilizzare proviene direttamente dalla sua tastiera, beh, allora magari tocca credere a quel che dice. Wired.it riporta proprio la storia di Evan, il quale dà prova delle "falle" di FB riscontrate qua e là. D'altronde non è il primo caso in cui si associa Facebook al concetto di imperfezione oppure si sollevano dubbi a proposito della perdita (volontaria o meno) di dati sensibili. Ora bisognerebbe far capire questa cosa a milioni di persone che vedono soltanto il lato positivo della struttura, e non pensano minimamente (come fa invece Evan) al fatto che Facebook non voglia avere una piattaforma di qualità a livello strutturale. Ma è una cosa difficile da far capire, evidentemente. Lascereste mai la porta aperta uscendo da casa? Rimarreste con la portiera aperta prima di partire in macchina? Affidereste mai i vostri risparmi ad una banca che lascia la cassaforte aperta? (Ok, ok, forse è meglio non parlare di banche, in questo periodo). Il concetto, con le dovute proporzioni, è questo. Ci vorrebbe un esercito di Evan per far capire questa cosa...
Pubblicato da kikkuzzo alle 1/12/2012 03:15:00 PM 0 commenti
sabato 31 dicembre 2011
PUNTI DI "VISTA"
Se si pensa ad Internet si pensa automaticamente ad un mondo dinamico, giovane, in continua evoluzione. Vero, verissimo, ma ci sono alcune regole non scritte che sembrano fare a pugni con questo ambiente, e che nell'epoca del Web duepuntozero hanno un'eco sempre più forte. Parliamo nello specifico dell'opera di restyling di siti Web: all'aggiunta di nuove funzioni spesso si accompagna una ristrutturazione a livello grafico che, nella maggior parte dei casi e almeno all'inizio, non viene mai accolta di buon grado dagli utenti. Un popolo web-conservatore? Può essere, ma i recenti cambiamenti alle impostazioni grafiche di Facebook e Twitter (ma non solo) hanno fatto storcere più di un naso. Sicuramente prima o poi subentrerà l'abitudine, ma come al solito dietro ad ogni cambiamento c'è sempre (più di) un perché.
Wired.it riporta i risultati di studi pratici di queste sperimentazioni che fanno parte dell'affascinante mondo dell'Usabilità dei Siti Web. Nessuno meglio degli utenti stessi può fornire un feedback completo e preciso derivante dall'esperienza diretta o nello svolgimento di un compito che ormai si compie su base quotidiana. Bene, i risultati parlano chiaro: la nuova Timeline di Facebook può piacere o non piacere, ma il risultato è che ora gli utenti passano più tempo (parliamo di decimi di secondo, ma moltiplicate questo dato per centinaia di milioni di utenti...) a guardare le inserzioni pubblicitarie - e sì, anche a guardare i fatterelli altrui. Cosa credevate, che la nuova veste grafica fosse fatta per voi?
Pubblicato da kikkuzzo alle 12/31/2011 04:58:00 PM 0 commenti
venerdì 30 settembre 2011
RELAZIONE COMPLICATA
Parafrasando uno dei relationship status più in voga su Facebook, il rapporto burrascoso in questione è tra il vostro social network preferito e la privacy (tanto per cambiare). In concomitanza con l'introduzione della nuova interfaccia grafica si pone anche il problema di dover reimpostare determinate notifiche, aggiornamenti e situazioni legate alla condivisione da sbandierare ai quattro venti o "solo" tra migliaia di amici e semi-sconosciuti. Wired analizza questo nuovo layout, sottolineando il "solito" problema delle notifiche di default impostate come pubbliche. In genere un utente attento e/o responsabile perde qualche minuto della sua vita a "smanettare" fra opzioni e simili, ma vale sempre il solito discorso: su settecento e passa milioni di utenti qualcuno ci cascherà, no? Val la pena leggere i commenti relativi all'articolo citato: ci sono tre utenti che implorano aiuto perché non riescono ad impostare le notifiche un po' meno pubbliche. Insomma, it's complicated, anche per quelli di buona volontà. E tra loro, anche un'amara riflessione che non fa altro che constatare come questo aggiornamento "non faccia l'interesse del consumatore privato". Ecco, forse è qui il punto: pensare che FB faccia davvero il vostro interesse vuol dire forse non aver capito cosa siano i social se visti a 360°.
Pubblicato da kikkuzzo alle 9/30/2011 06:01:00 PM 0 commenti
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mercoledì 1 giugno 2011
LE BUONE MANIERE DIGITALI
Già un annetto fa su queste pagine si era parlato di alcune regole non scritte (anzi, scritte ma non molto rispettate) stilate per cercare di inquadrare la comunità virtuale in determinati comportamenti in modo che non si cadesse mai in eccessi e cose del genere: insomma, una sorta di Galateo in chiave moderna. Poi arrivò la rivoluzione social, poi arrivò il vostro social network preferito: e all'allargarsi della base di utenti nei quattro angoli del globo, ecco affacciarsi anche una serie di problematiche relative a comportamenti figli (anche) di una certa disinformazione a proposito delle tecniche digitali.
L'educazione ai tempi di Facebook (in realtà si parla di tutti i social network, ma chissà come mai si sbatte sempre il "mostro" FB in prima pagina...) è un articolo apparso su Wired.it che prende spunto da un ottimo "pezzo" comparso sul New York Times: val la pena dare una lettura per capire come siano sempre più quelli che "si alienano dalla serata a suon di Mi Piace (e chissà quali altri tasti malefici)" o "linkano tutti i social network a cui sono iscritti". Perché in fondo, citando l'articolo, non interessa a nessuno vedere su Facebook i check-in di Foursquare. In fondo è questione di educazione. Digitale, ma che ha riflessi nella vita. Quella vera.
Pubblicato da kikkuzzo alle 6/01/2011 07:51:00 PM 0 commenti
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lunedì 18 aprile 2011
INFLUENZE STAGIONALI
Sull'influenza dell'ormai meccanico gesto del like si è già parlato in queste pagine. Non è per auto-compiacimento, ma mi pare proprio di aver compreso in pieno sia il significato di questa attività che le conseguenze che può causare. Ho discusso più volte a tal proposito (con utenti Facebook in primis, ça va sans dire), e credo che esistano grossomodo due categorie di like-addicted: quelli che postano di tutto solo per ricevere il maggior numero di like (per una sorta di compiacimento virtuale: è possibile che celino qualche problema nella vita vera, magari no, ma magari sì) e quelli che "passivamente" guardano i like altrui per farsi un'opinione (ancora una volta una debolezza caratteriale? Tutto è possibile...). Evidentemente non sono l'unico a pensarla in questa maniera, visto che trovo conferme a riguardo: un articolo apparso oggi su Wired.it cerca di spiegare la logica (logica per modo di dire) del tasto con il pollice in alto. In effetti si parla di un vero proprio potere nascosto che - complice la pigrizia di molti, troppi utenti della Rete - veicola di fatto il pensiero o l'opinione verso una precisa direzione, creando una sorta di filtro di visione che condiziona le persone (questa storia mi ricorda gli "occhiali di Kant" - il filosofo, non Eva), non importa che si tratti del vostro micro-mondo o dei grandi temi della società globale.
Pare che dunque il gesto nasconda un significato non così semplice, e che sui grandi numeri possa praticamente costituire un modo per plagiare le menti. Per fortuna sono fuori da questa storia. Per fortuna avrò tanti difetti, ma ho sempre ragionato con la mia testa: su questo non c'è like che tenga.
Pubblicato da kikkuzzo alle 4/18/2011 04:44:00 PM 0 commenti
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mercoledì 23 marzo 2011
PUBBLICA L'OPINIONE
Con un bacino di utenza di 600 milioni di iscritti reali (e quindi milioni di gusti e/o attitudini e/o modi di fare e/o essere, tutti buoni per bombardarvi di pubblicità) vien quasi da pensar male se si ipotizzasse un uso ingannevole dei modi di fare totalmente massificati sul vostro social network preferito. E invece spesso a pensar male ci si prende, visto che un "pezzo" di Riccardo Meggiato su Wired.it parla proprio della possibilità, da parte dei piani alti del potere e delle famigerate stanze dei bottoni, di "controllare" l'opinione pubblica a proprio piacimento creando ad hoc dei profili realistici (ma non reali) il cui compito è quello di "spostare" letteralmente il trend d'opinione verso lidi desiderati. Inutile rimarcare il potenziale che possono avere queste campagne: tra le tematiche ipotizzabili si fa presto a pensare alla politica, all'economia, al marketing o alle "semplici" campagne di contro-informazione. Il mezzo utilizzato per queste operazioni? Nell'articolo dell'edizione online del Guardian si parla di non specificati social media, quindi senza dare la colpa a questo o quel social network diciamo che si potrebbero ipotizzare un paio di possibili forti indiziati. Diciamo Twitter? Naah, pare che i potenti non siano così capaci (e - pare - non solo su Twitter). Nessun'altra idea?
Pubblicato da kikkuzzo alle 3/23/2011 07:22:00 PM 0 commenti
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lunedì 14 marzo 2011
SPECIE IN ESTINZIONE
Nello specifico, si parla di una merce sempre più rara in circolazione: i non-iscritti a Facebook. Dunque, capita che addirittura i soggetti a rischio di vita non scampino a quella che sembra sempre più una tortura volontaria: la rubrica di Wired.it dal nome A Panda piace... stavolta si occupa di social network, e nello specifico del vostro social network preferito. Un mini-racconto in cui Panda si districa tra spam e notifiche, iscrizione a (utili?) gruppi e commenti non sempre opportuni o persecutori. Insomma, il campionario completo del tipico utente di Facebook. E a questo punto mi vien da pensare: a Pa', ma sei sicuro che ti piaccia davvero?
Pubblicato da kikkuzzo alle 3/14/2011 03:48:00 PM 0 commenti
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martedì 1 febbraio 2011
SEAL THE DEAL
Non potete fare a meno di controllare gli aggiornamenti sulla vostra bacheca? Avete una vera e propria ossessione da status update? Facebook sul vostro cellulare fa decisamente al caso vostro. Fermo restando che i numeri di Internet in mobilità stanno crescendo vertiginosamente (e per molti Internet sul cellulare è sinonimo di Facebook-sul-cellulare), va detto che il fenomeno si lega fortemente ai servizi di geolocalizzazione, che saranno anche cool, ma magari qualche problemino di privacy lo possono anche dare. Bene, è arrivato ora il momento di far abboccare il pesce all'amo: ultima "innovazione" di Facebook è rappresentata da Deals, una funzionalità aggiuntiva che segnala in tempo reale la presenza di offerte negli esercizi commerciali nei paraggi. Basta un check-in in un determinato luogo e Deals vi fornirà (eventuali, sia chiaro) offerte in corso: ad esempio, segnala Wired.it, nei paraggi vi offrono un caffè. Ah però, un caffè. Non male come offerta: ma gentilmente ringrazio e rifiuto. Troppi caffè fanno male, e poi preferisco la cara vecchia newsletter relativa a qualcosa che davvero mi interessa. Voglio dire, il modo per fare affari grazie ad Internet esiste già, e basta solo un indirizzo e-mail, non una caterva di dati personali. E' proprio vero: negli anni zero il commercio - vendi l'anima e compri illusioni...
Pubblicato da kikkuzzo alle 2/01/2011 12:07:00 PM 0 commenti
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martedì 25 gennaio 2011
TRI....BOH
Sul vostro social network preferito, si sa, è facile (s)parlare. Più difficile invece cercare di ricavare uno spaccato degli utenti-tipo che popolano il grande mondo di Facebook. Insomma, d'accordo la massificazione, ma su 500 milioni e passa di utenti ci saranno vari usi di FB, no? Proprio in quest'ottica (ma non è la prima, e non sarà l'ultima), un articolo su Wired.it prova a suddividere i vari comportamenti sociali [sic] degli utenti, raggruppandoli di fatto in 5 tribù. In pratica, hanno provato a taggare gli utenti in base ai loro comportamenti tipici...l'unico che salverei è il promoter, poiché è l'unico che forse utilizzerebbe lo strumento sfruttando l'immensa base di dati esistente per puro lucro. Per le altre categorie, invece, mi mancano le parole. Ho già sprecato abbastanza neuroni per il titolo...
Pubblicato da kikkuzzo alle 1/25/2011 12:54:00 AM 0 commenti
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giovedì 13 gennaio 2011
AMLETICO DUBBIO
Un articolo apparso oggi sull'edizione digitale di Wired lancia la provocazione sotto forma di infografica. Il quesito che il sonno toglie è diretto, e presenta dei dati che apparentemente non possono lasciare dubbi: siamo (siete) ossessionati da Facebook? Beh, con tutto il rispetto il sottoscritto c'era arrivato un tantinello prima, ma le informazioni riportate nell'articolo non fanno che dare conferma a quest'impressione: 1 mortale su 13 su questa terra è iscritto al vostro social network preferito; 1 ragazzo/a su 2 controlla gli aggiornamenti su Facebook appena sveglio/a; la "droga" relativa alla procedura di liking è cresciuta di oltre mille punti percentuali in un anno; senza contare che Mr. Facebook è diventato proprietario di oltre 750 milioni delle vostre foto di Capodanno, per cui penso che l'album stia cominciando a gonfiarsi un po' troppo.
Ritorna l'amletico dubbio che è il titolo dell'articolo della rivista: Siamo ossessionati da Facebook? Fatevi un esamino di coscienza e di bacheca. Per me la risposta è sì!
Pubblicato da kikkuzzo alle 1/13/2011 11:56:00 PM 0 commenti
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domenica 26 dicembre 2010
COSMESI DIGITALE
Ecco un'altra combo micidiale: Facebook e quel maledetto desiderio di apparire, costi quel che costi, a tutti i costi. Vista l'ossessione da pubblicazione di fotografie che è un po' uno dei tratti distintivi (se così si può dire) del vostro social network preferito, diventa quasi normale voler essere belli come il sole o come i personaggi famosi, pena la cattiva reputazione digitale che può scaturirne. E poiché al giorno d'oggi una foto vale più di mille parole, ecco che la sacra arte del fotoritocco arriva a risolvere tutti i mali. E se non siete bravi a districarvi con livelli, saturazioni e toni c'è chi, in pochi minuti, può trasformarvi da così a così. Wired.it riporta nella sua classifica settimanale il video di un servizio web chiamato Facebrush: con pochi dollari i vostri volti e i vostri corpi saranno nettamente migliorati, e potrete caricare senza patemi d'animo il vostro nuovo ego digitale su Facebook, attirando giocoforza nuovi "mi piace" (ah, i veri obiettivi della vita...). Nell'era dei micropagamenti, un dollaro fa la felicità in pixel, a quanto pare. Il problema è sempre quello: e la realtà (in questo caso la vera rappresentazione delle cose), dov'è? Non è di questa terra, evidentemente: d'altronde, nel falso mondo (digitale), anche le foto è giusto che siano così. Per le cose vere rivolgersi altrove.
Pubblicato da kikkuzzo alle 12/26/2010 05:58:00 PM 0 commenti
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venerdì 24 dicembre 2010
IL MERCATO DELL'AMICIZIA
"Fossi un discografico alla guida di un 320, con davanti molta gente farei giusti investimenti"
Se non vi basta una lista infinita di amici con i quali condividere tante belle cose, se non è sufficiente aggiungere contatti a random, evitate altri patemi: comprate gli amici ad un tot al chilo. Il prezzo, come suggerisce una ricerca condotta da Wired e ripresa anche da una testata nazionale come Corriere.it (giusto per invogliare all'acquisto) non è proibitivo: si parte da 18 euro per un "pacchetto" da 1000 sostenitori/amici/conoscenti/fan. Cosa aspettate? Fate o fatevi un regalo di Natale, che ci crediate o no...
Ah, e comunque una cosa molto simile è stata già trattata più di un anno fa. L'ho sempre detto io: le notizie che si ripropongono sono una pura scelta commerciale. Di sto periodo, poi, il cerchio si chiude!
Pubblicato da kikkuzzo alle 12/24/2010 03:02:00 PM 0 commenti
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lunedì 20 dicembre 2010
TE LO "ASSICURO": VENI, VIDI, PREVIDI
Delle compagnie assicurative che si tutelano sbirciando nei vostri profili si è già parlato (a proposito di clienti troppo "chiacchieroni" o finti malati, ad esempio): in ballo, per le aziende che sganciano i premi, ci sono troppi soldi da pagare senza ragione oppure per via di motivi non dipendenti dalla loro volontà. Alcune compagnie si sono fatte anche parecchio furbe (più di quanto non lo siano già, invero), e addirittura attraverso il monitoraggio delle attività online possono prevedere la possibile (o probabile?) data di decesso, evitando dunque di assicurare sulla vita determinati soggetti perché troppo a rischio. Wired.it spiega come più di un brand assicurativo (la Deloitte Consulting, ad esempio) stia effettivamente conducendo ricerche in tal senso, monitorando la quantità ingente di dati a disposizione in rete: attraverso tale analisi si possono evincere determinati stili di vita che sono in grado di far prevedere un lifespan più o meno ridotto, inducendo dunque queste aziende a non assicurare determinati (ex, a questo punto) clienti. D'accordo, la mole di dati sensibili è un fenomeno dell'intero Web, ma per ricavare la quantità maggiore di dati "sensibili" o "compromettenti" state pensando anche voi allo stesso sito che penso io? Giusto per mettere le cose in chiaro: non sto pensando a Wikileaks, eh...
Pubblicato da kikkuzzo alle 12/20/2010 12:23:00 PM 0 commenti
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