domenica 23 febbraio 2014

SAY WHAT(SAPP)??

Dialogo immaginario dalle parti di Palo Alto, California, Usa.

***
Mark (nome immaginario): A rapporto, ragazzi. Ho da parlarvi.
John (nome immaginario), bisbigliando: Ho sempre paura quando ha da parlarci.
Phil (nome immaginario), bisbigliando: Non lo dire a me. Sentiamo che vuole questa volta.


(Continua)

domenica 2 febbraio 2014

NON C'E' PIU' RELIGIONE...

...Beh, c'è pur sempre il supplente. Scherzi (pessimi) a parte, il detto non è propriamente vero, soprattutto se si parla di interazioni digitali e di social network in particolare. Le tematiche e le discussioni di carattere religioso sono tra gli argomenti più odiati e irritanti a detta degli utenti del vostro social network preferito, o almeno a detta degli utenti inglesi. D'altronde è un dato che ci può stare, visto che l'intensità (o l'assenza) della fede è quanto forse più ci caratterizza e ci differenzia come esseri umani. Solo che in questo caso la fede ultraterrena batte altri tipi di convinzioni personali, cioè quella molto terrena rappresentata dalla politica e quella "di campo" rappresentata dallo sport, e in particolare il calcio in Italia (ma anche nel Regno Unito, patria del football). Irritante o no, forse è il modo in cui ci si espone sulle bacheche a poter fare la differenza: gli estremismi quasi mai piacciono, oppure son graditi solo per accendere discussioni quasi mai costruttive. E, in questo caso, non c'è argomento che tenga, credeteci.

sabato 1 febbraio 2014

QUEREL-IKE

Siamo ormai in un mondo in cui bisogna attentamente dosare quel che si fa e si dice. La cosiddetta società "civile" non ammette che si proferiscano determinate offese al prossimo, anche se poi in certi casi l'interpretazione della legge si fa più oscura in termini di interpretazione. Ma si sa, ingiuria volant, mentre ciò che si scrive rischia di rimanere impresso in maniera molto più incisiva. Con l'inchiostro digitale (leggi: l'avvento della Rete) il pericolo di incappare in motivi di querel(l)e si è fatto esponenzialmente più alto, "merito" anche dei social network su cui è molto semplice e facile esprimere opinioni scritte. E l'importanza di tali canali è talmente incidente al punto che il reato di diffamazione attraverso Facebook e soci è equiparabile a quelle "ufficiali" a mezzo stampa.
E poi, come al solito, si arriva anche oltre. Può ormai non essere neanche più sufficiente scrivere per incappare in qualche reato: ormai può bastare anche un semplice like. E' successo di recente a Parma, o meglio, su una bacheca virtuale nei pressi della città Ducale: una discussione come tante altre su Facebook tra due donne, e poi sotto uno degli interventi (evidentemente offensivi nei confronti dell'altra persona) un mi piace di un signore, terzo incomodo nella discussione. Ebbene, questa dichiarazione di apprezzamento al commento negativo rischia di portare in tribunale l'uomo, accusato di diffamazione, peraltro aggravata. Magari le due donne si saranno dette qualsiasi cosa, ma tutto evidentemente è accessorio rispetto al gradimento della voce fuori dalla lite. Sono nuove interpretazioni della legge, che fan restare basiti chi legge questi episodi.