venerdì 20 gennaio 2012

PRESSIONI E DEPRESSIONI

Studiare i social media è sicuramente una delle tendenze dell'ultimo periodo, più che altro perché prima non esistevano... certo, fa riflettere il fatto che ormai i numerosi studi riguardanti il popolo della Rete o anche il comportamento "normale" del genere umano spesso vengano associati all'appartenenza a quel grande calderone di identità che è il vostro social network preferito. Altri due risultati di studi condotti presso università statunitensi spiegano per quale motivo si utilizzi Facebook e una particolare categoria di "insoddisfatti della vita" (virtuale o non, poco importa), ossia i cosiddetti depressi da Facebook.
Ma andiamo con ordine: come riporta Wired.it, nel primo studio si spiega il motivo per cui più di 800 milioni di persone sono iscritte a Facebook. I motivi sono sostanzialmente due: il bisogno di appartenenza a qualcosa (di varia natura, ma si può pensare anche all'appartenenza automatica al sito su cui sono iscritti tutti) e la necessità di auto-rappresentarsi su di esso.
Beh, non ci voleva uno studio accademico per dire questo...ma tant'è: insomma, ci si divide tra coloro i quali preferiscono seguire il filone della massa e c'è chi invece gode nel rappresentare il proprio ego all'ennesima potenza sulle pagine virtuali, indipendentemente dal fatto che lo facciano anche nella vita reale.
Questa situazione, magari anche per imitazione, porta alla auto-rappresentazione di sé in termini assolutamente positivi: ed è per questo - si legge su La Stampa - che esistono numerose persone che soffrono fisicamente questo scenario (d'altronde FB è un luogo di ottimismo, ricordiamolo), poiché vedono nell'altro e negli altri una vita migliore della propria e difficilmente raggiungibile: per questi motivi questo campione tende a deprimersi nella vita reale (attenzione a dichiararlo online, però).
Riassumendo: esistono i veri e i falsi, i contenti e gli scontenti, gli egocentrici e i timidi e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, come nella vita reale (purtroppo), con il serio rischio che i due mondi arrivino a somigliarsi (o paradossalmente, a non somigliarsi) troppo, in modo irrimediabile.

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