giovedì 29 luglio 2010

UN TORRENTE DI INFORMAZIONI

Vi siete chiesti quante persone vanno a dare una sbirciatina al vostro profilo per carpire informazioni su di voi? Credo che sia un interrogativo equiparabile all'amletico dilemma... bene, ora potete in un sol colpo accedere ai dati pubblici di 100 milioni di utenti, ossia un utente su cinque. Come? Basta aprire il caro vecchio programmino Torrent - sì, quello del P2P - e scaricare "fbnames" (credo che una serie di link diretti si possano trovare qui, ma non garantisco), un file apposito composto da sole informazioni personali (e pubbliche, sia chiaro). Autore della "provocazione" è Ron Bowes, il quale ha creato un web crawler (in sostanza uno strumento simile a quelli che usano i motori di ricerca) per setacciare tutte le informazioni sensibili degli utenti "distratti", ossia quelli che dimenticano (o non vogliono ricordarsi) di impostare le regole sulla privacy. Fatto sta che ora nomi, cognomi e chissà cos'altro vagano liberamente per la rete, senza vincoli di registrazione al vostro social network preferito. Per i pentimenti, è chiaro, è troppo tardi. Vi darebbe fastidio se certi dati girassero così liberamente? A me tantissimo, non so voi. Solo che io nel libero database non ci sono!

martedì 27 luglio 2010

FALSI ANNUNCI

Gossip e calcio, due super-argomenti che riempiono pagine di giornali, spazi in Tv e ovviamente invadono la Rete. Ovviamente Facebook non può mancare all'appello, e anzi, quest'ultimo diventa il "solito" mezzo di diffusione di notizie a livello planetario ("denigrando" i siti ufficiali di personaggi e VIP - non molto tempo fa la prima fonte di informazione per stampa e derivati).
Ma tant'è, ora le persone importanti annunciano qualsiasi cosa ai loro "amici" tramite Facebook, salvo poi smentire la questione in fretta e furia, complici (forse) i rimproveri di agenti e società. Due notizie a distanza di pochi giorni hanno in comune due - anzi tre - VIP della moda e del calcio, un messaggio diffuso in rete e una pronta smentita per evitare conseguenze mediatiche.
La prima: la modella Irina Shayk (faccio i complimenti alla mamma della signorina per la figlia che si ritrova, lo ammetto) annuncia il suo matrimonio con la superstar calcistica Cristiano Ronaldo, che a sua volta aveva annunciato la sua recente paternità . La bella donzella ovviamente annuncia il tutto tramite Facebook, scatenando il tam-tam planetario. Dietrofront dopo qualche giorno: l'annuncio è falso, colpa di qualche hacker (certo, certo, come no...avrà messo CR9 come facile password dell'account).
Passa qualche giorno e la storia si ripete: Royston Drenthe, laterale olandese del Real Madrid (più famoso per vicende extra-calcistiche, invero) annuncia il suo imminente trasferimento al Liverpool, attraverso la sua pagina Facebook. Detto, fatto, parte il tam-tam. Il giorno dopo, l'ormai puntuale smentita: forse a causa delle probabili trattative con altre squadre da parte della sua società, Drenthe nega tutto. "Mai pubblicato quell'annuncio, io la mia pagina Facebook l'ho chiusa da tempo". Insomma, in queste vicende dov'è la verità? Ma soprattutto, chi fornisce la garanzia che dall'altra parte di un account ci sia la vera persona in questione? Ai media l'ardua sentenza.

lunedì 26 luglio 2010

IL TUO POST VIVRA' IN ETERNO

Anche questo, teoricamente... solo che questo fa (pseudo) informazione, un altro post sul vostro social network preferito chissà, magari è bello oggi ma sarà domani un'arma che si ritorce contro. E a proposito di scie digitali, segnalo questo articolo tratto dall'edizione cartacea del Corriere della Sera (e ripreso da una sezione di Gazzetta.it, testata cugina) che parla proprio dell'eterno ricordo delle vostre foto, dei vostri "status update", e chi più ne ha più ne metta.

domenica 25 luglio 2010

A STATE OF MIND

Tempo d'estate, suvvia, tempo di post un po' più "leggeri". Altro video capitato a portata di mouse: stavolta è un cosiddetto spoof, una parodia di un qualcosa di già esistente. Sulla base di una bellissima canzone di qualche mese fa (qui in versione acustica, merita) ecco Facebook State of Mind, per la serie: un titolo, un programma. (Linko questo sito perché ci sono le parole - leggete - e per il motto del sito, tanto tanto vero).

venerdì 23 luglio 2010

TOP VIDEO

Mi sembra di essere il Supertelegattone che presenta l'ennesima classifica, ma approfitto per segnalare questa top ten stilata da Mashable che raccoglie le migliori canzoni e parodie contro Facebook. Lo dico sempre: ridendo e scherzando si dicono molte verità....

Non pratici con l'inglese? Qui una sorta di "Facebook is burning" de noantri con la mitica voce artificiale. Nei commenti di questo post trovate altri due-tre video sulla stessa scia!

giovedì 22 luglio 2010

CONSENSI

Queste sono le notizie che mi piacciono: beninteso, non per accanimento aprioristico, ma solo perché ancora una volta un minimo di riflessione porta a delle conclusioni razionali. Il sempre informato Wired.it svela che il consenso nei confronti di Facebook è in (netto) calo. Beninteso, avrà anche il suo bravo mezzo miliardo di iscritti, ma qui si parla di soddisfazione nei confronti del prodotto utilizzato. Insomma, anche se rientra di diritto tra i siti maggiormente frequentati del globo e dell'interglobo, e anche se il confronto è con applicazioni diverse, Facebook è ben al di sotto di servizi come Google (ma va...), Bing, Wikipedia (e ci mancherebbe), Yahoo, Youtube.
Direte ora: beh, ma Facebook rimane il leader. D'accordo, sarà pur vero, ma c'è sempre un perché. Occhio alla lista dei servizi sopra menzionati: ci sono tre (e dico tre) motori di ricerca, un'enciclopedia open source (una sorta di motore di ricerca del sapere) e un effettivo sito di puro entertainment. Perché allora Facebook piace ma non piace, in realtà? Semplice: è arrivato prima di tutti nell'offrire un servizio che genera (un relativo) interesse. E una volta creato uno zoccolo duro di utenti - che a sua volta richiama altri utenti -, è obiettivamente difficile ri-trasferire tutti questi su una piattaforma alternativa. Ci proverà forse in futuro Google con Google Me, ma per ora il mezzo miliardo resta ben saldo lì. Eppure non piace a fondo. Misteri di Internet...
Chiudo dicendo che sempre in quella lista compaiono tre prodotti concorrenti tra loro. Eppure funzionano, eppure sono graditi. Sarà perché un motore di ricerca è oggettivamente utile? A tal riguardo, rimando ad un interessante articolo apparso su LaStampa.it che parla di internet e dintorni: ad un certo punto si afferma che la Rete si basa sostanzialmente su motori di ricerca e social network. Vero, verissimo, ma ribadisco il concetto: solo uno è effettivamente utile. Il resto? Si può vivere anche senza...

lunedì 19 luglio 2010

UN VIDEO PER TUTTI

Oggi segnalo un video molto interessante e ben fatto. Si intitola A movie for anyone on FaceBook, ed è realizzato da Casey Neistat. Già, un video per tutti: è dedicato ai detrattori di Facebook, ma soprattutto agli iscritti non consapevoli dell'uso scorretto che si può fare. Due i dati che mi hanno fatto riflettere: i Terms of use che accettate con tutta fretta hanno un numero di parole superiore alla Costituzione degli Stati Uniti; e la chiosa finale del video, che paragona Facebook ad una dolce caramella. Se la volete, dovete fare i conti con l'annesso dolore ai denti: e il dolore, in questo caso, è la completa perdita della vostra privacy. Contenti voi...

Ecco il video:

sabato 17 luglio 2010

IL DUALISMO

Va detto: Facebook non sembra avere rivali. In senso positivo ma soprattutto in senso negativo, s'intende. Insomma, è il nuovo standard per la comunicazione, ma soprattutto per il gossip locale, internazionale e interplanetario. Alternative? Non sembrano esserci. Anzi, forse sì. D'accordo, sono due tool completamente diversi, ma l'unico concorrente serio di FB sembra essere Twitter, che sicuramente non avrà gli stessi numeri planetari del suo antagonista, ma ha di certo la sua popolarità e mostra sempre segnali di crescita.
Personalmente, non provo avversione per il network della cinciallegra, per quanto non sia iscritto. Ma sembra senz'altro più utile di Facebook, o forse è solamente meno "chiacchierone" del suo rivale, con buona pace per la privacy degli utenti. Voglio dire, in fondo si tratta di un social network basato sulla fugacità di piccoli messaggi (magari questi non proprio tutti utili, ma tant'è), ma insomma, non c'è bisogno di dover inserire proprio tutta la propria vita, come avviene nel vostro social network preferito. E a riprova di ciò, su PaperBlog ho trovato questo interessantissimo pezzo che parla proprio della differenza tra i due strumenti di comunicazione. Giustissima l'analisi finale: il mezzo Facebook è strutturalmente impeccabile (dal punto di vista tecnico), ma il cattivo utilizzo lo rende uno strumento (finalmente) sempre più antipatico. Senza questi aspetti negativi sarebbe perfetto. Eh, sarebbe perfetto. Vallo a spiegare a 500 milioni di curiosoni delle vite altrui...

giovedì 15 luglio 2010

LA FUGA E' FINITA, LA DECENZA PURE

Sembro un po' uno sciacallo, ma li aspettavo al varco: ricollegandomi al post di un paio di giorni fa e relativo ai gruppi (maledetti gruppi) che inneggiano a personaggi quantomeno discutibili, ecco un nuovo aggiornamento della vicenda. Riassunto: c'è un killer che ammazza un tipo, viene a sua volta ammazzato dalle forze di polizia, la triste vicenda si chiude e si sposta sui mezzi di informazione, internet compreso. Ovviamente non fa eccezione il luogo dove tutti, ma proprio tutti, si fanno paladini della libertà di espressione, (Facebook, ça va sans dire), e in men che non si dica un gruppo di sostegno all'assassino, visto come un mito da sostenere, vanta decine di migliaia di fan. Il problema ovviamente esula dal caso specifico e si sposta su un discorso più generico che coinvolge educazione, etica, moralità, libertà. Wired.it ci informa della presa di posizione di Facebook UK a proposito della rimozione del gruppo incriminato: la risposta è stata negativa, proprio perché sul vostro social network preferito "deve essere garantita la libertà di espressione personale".
L'ho detto: li aspettavo al varco. Io sono il primo a lodare Internet (occhio, Internet e non Facebook: sia chiaro, sono due cose diverse) per la libertà di espressione che fornisce a tutti noi. Ma poiché viviamo in una società civile, le regole che valgono nella vita reale dovrebbero valere anche in quella virtuale. Le conseguenze di gesti poco civili nella vita reale si pagano, ma su Internet (pare di) no. Insomma, ci vorrebbe un po' di educazione anche sulla Rete e alla Rete. E un'ultima riflessione: Google (patrimonio dell'umanità a mio avviso, servizio utile) viene condannato per aver solo ospitato contenuti moralmente discutibili, Facebook (ormai famoso quanto Google, sebbene sia un servizio profondamente diverso) la passa liscia per un motivo sostanzialmente simile. Senza contare che casi di rimozione di gruppi, su segnalazione degli utenti, sono già avvenuti proprio su Facebook. Allora, la tanto sbandierata libertà di espressione vale un giorno sì e uno no? Non mi sembra coerente, non mi sembra equo.

mercoledì 14 luglio 2010

I DIECI COMANDAMENTI/2

Facebook e il mondo della produttività lavorativa, un ossimoro e un rapporto quantomeno spinoso. Si è già parlato del decalogo stilato da un'importante società per educare i propri dipendenti (e non solo) ad un uso corretto e responsabile dei social network. Stavolta, a sdoganare l'utilizzo di Facebook, Twitter e co. ci pensa il Pentagono: dopo aver osteggiato per anni i social network per pericolo di diffusione di dati confidenziali, ora le stanze dei bottoni danno luce verde alla creazione, da parte di dipendenti e soldati, di profili personali. Ovviamente anche in questo caso ci sono ferree regole da rispettare, poiché si rischia la segretezza di dati militari e statali. Via libera dunque per i dipendenti: ovviamente, fino al (primo) prossimo scandalo. Oltremanica, d'altronde, ci sono già riusciti facilmente!

martedì 13 luglio 2010

NEW HIT

Dopo aver segnalato il pezzo dei Flaminio Maphia che prende in giro Facebook e soprattutto l'ossessione da gruppo, stavolta merita tutto il mio rispetto la canzone di Buggy Bonk, dall'emblematico titolo Anti Social Network. Magari non entrerà nella Top 10 di tutti i tempi (magari proprio perché l'artista in questione non si spamma proprio sui social network - e per questo meriti almeno questo spazio), ma risentitela più e più volte, beat e parole sono musica per le mie orecchie. Bravo Buggy, concordo!


lunedì 12 luglio 2010

LA FUGA E' FINITA

Una delle breaking news delle ultime ore racconta dell'arresto, da parte delle forze internazionali di polizia, di un giovanissimo latitante, Colton-Harris Moore, noto anche come "il ladro dai piedi scalzi". Colton, 19 anni, è ovviamente una star mondiale, poiché per due anni è scampato sempre alla cattura, godendo nel fotografarsi con quell'aria da teenager che pensa "ancora una volta ho vinto io". Stavolta però la sua fuga è finita, e dopo aver compiuto rapine e aver preso possesso di bici, auto, barche e aerei (sì, aerei che lui sa pilotare con una certa dimestichezza, frutto dell'esperienza sui simulatori di volo), si prospetta ora il sole a scacchi. Ora, direte voi, il buon Colton si sarà tradito postando le sue immagini su Facebook. Sbagliato, pare che lui amasse guardare la Tv nei momenti tra una fuga e l'altra, quindi stavolta il vostro social network preferito non c'entra. O meglio, è il contorno legato alla vicenda a costituire l'oggetto della questione. Il ragazzino-ribelle è una celebrità planetaria: ebbene, dove si può trovare il suo Fan Club "ufficiale" (più di uno, invero)? Su Facebook, naturalmente (non indico i link per decenza), e non parliamo di pochi sparuti sostenitori: solo in due gruppi si raggiunge la somma di 100.000 "tifosi" del latitante. Dov'è il problema? Il problema è che ormai basta un solo clic per essere fan di questo o quell'altro personaggio, e il bello è che più il soggetto in questione è controverso, più questo riceverà attenzioni mediatiche. Che molti parteggino per i cattivi, è un dato di fatto. Si può rispettare la scelta personale, per carità, ma il motivo che spinge molte persone a diventare pubblicamente fan di un trasgressore della legge (per quanto "mitico possa essere), mi risulta davvero oscuro. E se il sostegno a queste persone oggi si rivelasse controproducente un domani, magari sul luogo di lavoro (o di un possibile lavoro)? Che importa, diventare fan dell'ennesimo gruppo o dell'ennesima futilità sembra essere decisamente più importante.

UPDATE: certo, le notizie non vengono mai da sole. Repubblica.it sembra profetica in questa notizia che si collega dritta dritta al concetto esposto qui sopra. Il caso è un altro, stavolta non è un "semplice" ladro ma un assassino, Raoul Moat, che ha una pagina con migliaia di fan. A tutti quelli che mettono la loro faccia sotto la scritta "... people like this", i miei complimenti, ci vuole fegato.

domenica 11 luglio 2010

NON IMBRATTARE I MURI

Si è già parlato di graffiti (solo metaforici) che sono costati sospensioni e ramanzine. Ora si parla di graffiti e disegni sui muri, ma anche di confessioni pericolose su altri muri. Insomma, il wall, nella sua duplice forma, è causa ed effetto dell'ennesima vicenda legata a Facebook.
Libero News ci informa della denuncia nei confronti di undici minorenni della provincia di Varese, rei di aver imbrattato il suolo pubblico con murales e disegni simili. Dopo le loro imprese, tuttavia, il gruppo si è spinto sul Web per commentare su Facebook le loro gesta, con tanto di pubblicazione di video di presentazione del gruppo o delle loro opere. Insomma, alla fine le forze dell'ordine hanno trovato facilmente i responsabili proprio attraverso questa prova inconfutabile e disponibile pubblicamente, con conseguente denuncia per i ragazzini writer.
Curioso: scoperti per aver taggato le loro stesse tag, e per aver pubblicato su un wall le loro opere sui muri. Scherzi della polisemia...

giovedì 8 luglio 2010

OSSESSIONE MATTUTINA

Pare che non sia solo l'editoria ad avere un'ossessione per Facebook. Infatti, una ricerca condotta da Oxygen Media (e segnalata da portali come Wired e Mashable) rivela che un terzo delle donne di età compresa tra 18 e 54 anni - con enfasi particolare sull'età compresa tra i 18 e i 34 - controlla il proprio status su Facebook appena sveglie. Avete letto bene, è la prima cosa che, pare, facciano non appena scendono dal letto (si spera con il piede corretto o dal lato giusto). Il dato più terrificante, tuttavia, è rappresentato dal 21% che si sveglia di notte per controllare la presenza di nuovi messaggi sulla propria bacheca. Terrificante, mi vien da pensare. Ma poi faccio 2+2: poiché FB è lo strumento migliore per il gossip locale e non, e poiché la curiosità è femmina, il dato non sorprende. Affatto. E' solo il segno dei tempi, no?

lunedì 5 luglio 2010

DATI DI BASE SULLA BASE DI DATI

Quanto mi piacciono questi giochi di parole... si è parlato non molto tempo fa di un libro che racconta l'epopea del vostro social network preferito. Il testo, neanche a dirlo, sarà un bestseller, è scontato, e d'altronde le recensioni fioccano su giornali, riviste e ovviamente siti web. E una recensione del testo di Kirkpatrick si può trovare anche sulle prestigiose colonne del New York Times: la firma è ad opera di David Pogue, e pare che il libro - secondo le parole di un articolo apparso su Corriere.it - non gli sia piaciuto un granché. Ma pare anche che il succo stia nella morale che trae il columnist del prestigioso giornale: Facebook è un database dell'umanità, e come tale può essere pericoloso per la propria privacy, può sminuire il concetto di amicizia, e via discorrendo. Ottimo Mr. Pogue, alla fine è giunto anche lei a questa conclusione. Se sa un minimo di italiano, passi da queste parti, scoprirà che c'è chi l'ha scoperto molto prima di lei.

domenica 4 luglio 2010

QUEL VOLTO MI E' NOTO

Ebbene sì, questa frase non sarà più solo un'esclusiva di esseri umani in cerca di facce conosciute (e relativo gossip, sia chiaro). Pare che il vostro social network preferito abbia introdotto una nuova funzione relativa alle immagini: ora il sistema sarà in grado di riconoscere automaticamente i volti in una foto. Sarà più facile quindi taggare le persone, perché sapete, la procedura di "ritagliare" i volti delle persone è davvero la fatica del millennio. Per fortuna l'Intelligenza artificiale non è (ancora) in grado di riconoscere un volto ed associarlo ad un nome, ma sul blog ufficiale di FB si parla di "grosse novità in arrivo". Tremo al sol pensiero: se dovesse verificarsi questo scenario degno della peggiore tradizione sci-fi, potete (possiamo) davvero dire addio alla privacy.