giovedì 29 novembre 2012

"GIUDICATE" VOI...

La mania da cinguettio contagia tutti, anche i più insospettabili. Anzi, forse proprio i più insospettabili. Circa un anno fa era balzata agli onori delle cronache la vicenda di un processo da rifare a causa di una giuria un po' troppo digitalmente attiva, chiacchierona e distratta. Ovviamente non c'è limite al peggio, e i colpevoli stavolta si trovano dall'altra parte dello scranno: già, perché pare che lo scambio compulsivo di tweet stavolta sia avvenuto tra due giudici francesi. In linea teorica non ci sarebbe nulla di male, a meno che non avessero rivelato qualche segreto processuale, o che avessero effettuato questo scambio pubblico di informazioni durante il processo: in quest'ottica le cose cambiano prenderebbero una piega un tantinello diversa. Insomma, come sempre è facile varcare la soglia tra l'uso ragionato e quello spropositato, quello dentro i canoni e quello fuori luogo. E come sempre c'è sempre chi usa troppo questi strumenti e chi magari troppo poco. Vero è che nelle stanze dei tribunali la situazione è abbastanza precaria: quasi quasi vien voglia di proporre i social come nuovi atti ufficiali. D'altronde, di esperti nel campo ce n'è in abbondanza.

mercoledì 28 novembre 2012

NU-TELL ME ABOUT IT...

Al giorno d'oggi il pulsante like è ovunque, e la cosa che dà da pensare è che si trova praticamente su quasi ogni pagina Web, dunque anche (e soprattutto) al di fuori dei confini del vostro social network preferito. Quella che ormai è diventata una componente praticamente abitudinaria dell'esperienza online di molti è in realtà non solo un'occasione per misurare la popolarità di un sito, ma anche un modo per incorrere in spiacevoli inconvenienti. Già, perché non tutte le pagine Web rappresentano fonti di informazione a cui vogliamo accedere: capita - volontariamente o quasi - di imbattersi in pagine pubblicitarie a nostra insaputa che pubblicizzano con fine ingannevole questo o quel prodotto. Chiariamoci: di messaggi ingannevoli ne è piena la Rete, e tra spam & scam (Facebook non ne è esente, of course) in molti c'è quasi una paura recondita di far danni al successivo clic. Capita però che queste pagine vadano a "pescare" anche dai vostri dati, più nello specifico dalla pagina fan di una famosa crema dolciaria che impazzire-(e tassare)il-mondo-fa: attraverso questo stratagemma risulta che numerose persone - e anche i vostri golosi amici - consiglino la pagina-truffa. Il trucchetto è stato realizzato con una certa facilità: l'ennesima dimostrazione che giocare con i vostri dati personali è operazione tanto semplice quanto ghiotta.

lunedì 26 novembre 2012

AI POSTER L'ARDUA SENTENZA

Le policy aziendali, si sa, sono quelle che mantengono l'integrità di una compagnia o di un brand, anche perché queste sono la naturale rappresentazione dell'immagine che si deve fornire al grande pubblico: logico pensare che possano essere guai per chi non obbedisce a tali norme. In realtà non si deve pensare forzatamente a questi luoghi come campi di tortura, visto che molte strutture dei "grandi" sono anche gradevoli luoghi per rilassarsi e pensare a nuovi modi di fare business. Ma, come detto, quando si lavora e si deve produrre non si scherza, e il vostro social network preferito non fa eccezione. Pare che sulle pareti del quartier generale di Facebook siano comparsi dei poster che invitano cortesemente i propri dipendenti ad abbandonare i propri smartphone della Apple (a proposito di politiche aziendali senza pressione, direi) in favore di quelli con sistema operativo Android. Il motivo? Nonostante si parli di dispositivi con software sviluppato dal grande arcinemico Google, le previsioni parlano chiaro: Android ha ed avrà una fetta di mercato sempre più rilevante e Facebook su mobile è senza dubbio la nuova, ennesima fonte di introiti per l'azienda. Logico spingere cortesemente i propri dipendenti a (ri)pensare tutto in funzione del mezzo da sfruttare al massimo per migliorare l'applicazione Facebook. Ovviamente il tutto in piena libertà, spontaneamente, senza pressione alcuna, sia chiaro. D'altronde le policy sono chiare, vista l'azienda in questione. Una che ha fatto delle scelte libere e senza massificazione alcuna la sua fortuna. 


(Ultima frase da leggere con velata ironia, ovviamenTe)

domenica 25 novembre 2012

E LI ABBIAMO 'DATI' NOI...

Volontaria o meno, ci dev'essere negli ultimi tempi una strana propensione per la quantificazione del fenomeno Facebook nelle notizie che scorrono incessanti nel flow di informazione degli ultimi giorni. Un articolo apparso su Key4Biz parte dalla notizia secondo cui Facebook non interpellerà più i propri utenti in merito a determinate questioni (anche delicate come il tema privacy) al fine di ricevere feedback e migliorare l'esperienza sul sito del vostro social network preferito. La cosa fa "ovviamente" infuriare il popolo di FB (che evidentemente spera di avere voce in capitolo, quasi come se Facebook fosse una civile democrazia, ed è forse questo uno degli errori di fondo più evidenti), ma si sa che la voglia di restare tra quelle pagine e la mancanza di una vera alternativa farà in modo da non cambiare lo status quo delle vicende digitali ancora per un bel po'. L'articolo in questione in realtà sviluppa poi in modo abbastanza chiaro ed esauriente il modo in cui gli utenti della Rete lascino tanti, troppi dati in giro su siti e applicazioni varie, poco consci dell'uso che verrà fatto di queste preziosissime informazioni. E' chiaro che al giorno d'oggi è difficile, davvero difficile sottrarsi alla logica di una (più o meno celata) presenza in Rete, ma è proprio su questo aspetto che si dovrebbe insistere tra gli utenti: perché i numeri sono impressionanti, e dicono che le identità digitali sono un valore capace di far risanare i bilanci di intere nazioni (e di questi tempi....). Persino le grandi sovrastrutture come le istituzioni continentali (vedi l'Unione Europea) sono consapevoli del fatto che i dati personali debbano girare, ma con moderazione. Ma sono 'dati' in pasto ad esseri bestiali, con fauci pronte ad ingurgitare tutto.

venerdì 23 novembre 2012

AN UN-LIKE-LY BUTTON

Ci volevano la creatività e l'anticonformismo di un artista (ma non mi si chieda chi sia) per osare - è proprio il caso di dirlo - la creazione di uno strumento in grado di non far visualizzare il numero di like relativo a (ormai) qualsiasi contenuto sul Web. Si tratta in pratica di un piccolo e poco invasivo add-on, uno strumento che si aggiunge (paradossale, perché in questo caso di fatto toglie qualcosa) al proprio browser e che libera dalla tentazione di voler quantificare a tutti i costi ogni proprio pensiero o ogni condivisione più o meno forzata. Perché - lo si è detto spesso - i numeri contano fino ad un certo punto (anche se non tutti la pensano così), ma è l'ennesima dimostrazione che è una (il)logica da dover considerare a tutti i costi. E che qualcuno ha pensato bene di provare ad occultare. Un numero da artista, non c'è che dire.

giovedì 22 novembre 2012

MISTIFICAZIONI "PRIMARIE"

Sembra quasi paradossale, ma farsi una reputazione sta diventando più importante nel mondo connesso-digitale rispetto alla Realtà. Lo dimostrano i fatti di tutti i giorni, allorché le cronache ci raccontano di avvenimenti che (troppo) spesso si intrecciano con le proprie attività su social e affini. In questo tourbillon sono coinvolti un po' tutti, ma le luci della ribalta - e la ricerca continua di visibilità da mettere in bacheca - sono prerogativa dei personaggi pubblici. La politica in questo senso non fa eccezione, e anzi negli ultimi tempi ha risalito la china nelle preferenze del mondo di Internet, consapevole del fatto che le nuove agorà per attirare cittadini & elettori sono Facebook, Twitter e affini.
La notizia di questi ultimi giorni che riguarda il mondo politico nostrano parla proprio del (presunto) tentativo di "smuovere le acque digitali" con il fine di acquisire visibilità da parte di uno dei candidati alle prossime elezioni primarie di uno degli schieramenti più popolari. Il personaggio in questione è giovane e coadiuvato da uno staff abbastanza sensibile alle nuove forme di diffusione di informazione, quindi probabilmente sa come, quando e perché si deve interfacciare con la grande Rete. Capita però che gli strumenti digitali, letti con minuzia e fuori dalla logica dei grandi numeri, possano ritorcersi contro le stesse persone che l'hanno utilizzato per far credere tutt'altro, ovviamente nell'ottica della loro "presenza" online. Il mezzo utilizzato questa volta è Twitter, praticamente perfetto per orazioni politiche di poche ma efficaci parole: con la logica di follower e retweet si può avere un'idea di massima del gradimento che suscita questo o quel politico praticamente in tempo reale (una sorta di exit-poll in Rete, ma più "sentimentale", diciamo). Insomma: il politico parla e il popolo risponde, e la popolarità subisce variazioni. Il (sempre presunto) tocco di genialità è stato quello di inserire nel flusso di cinguettii anche delle opinioni negative, a dimostrazione del fatto che i politici giovani di oggi non sono permalosi e accolgono favorevolmente anche le critiche. Ma, si diceva, i numeri dicono tante cose e spesso non mentono, e qualche buon volontario della Rete (toccherebbe capire se un fan del giovane politico o meno) ha scoperto il (sempre sempre presunto) "trucco" alla base, fatto di account di Twitter molto simili fra loro in quanto a contenuti pubblicati e condivisi e con una base di seguaci praticamente creata ad hoc. Risultato? Il concetto alla base è "nel bene o nel male basta che se ne parli", ma in questo caso scripta (anzi, tweetmanent e il (sempre sempre sempre presunto) giochino è presto smascherato.
Se la scelta pagherà, solo i risultati delle vere elezioni potranno dirlo. Certo è che ancora una volta il confine tra Realtà e Finzione si assottiglia sempre più. E nel dire che il virtuale non esiste più si dovrà aggiungere che anche il Vero non lo sarà: a questi ritmi, succederà abbastanza presto.

martedì 13 novembre 2012

OTTANTA VOGLIA DI CLONARE DATI

Con un bacino di utenza pari ad oltre un miliardo di persone non stupitevi se vi ritrovaste tra gli amici qualche faccia non nota o qualche contatto poco umano: è più o meno normale. Certo, potreste selezionare le amicizie, ma in fondo un amico in più non sarà mica una tragedia, anzi... il punto è che in giro per il vostro social network preferito ci sono ben ottanta milioni di profili falsi, e il numero non è così basso, date le dovute proporzioni. D'accordo, ci sono profili falsi di vario genere: ad esempio, pagine dedicate ai propri animali, falsi contatti e amici falsi (ma per altri motivi), ma il dato preoccupa soprattutto per via di un numero di profili creati ad hoc per fini non proprio leciti. Facile pensare anche alla clonazione dell'identità, facile pensare come sia semplice, troppo semplice appropriarsi della mole di informazioni altrui per creare un alter ego e usarlo in maniera assolutamente poco legale. Un miliardo, ottanta milioni...e un (altro) buon motivo per diffidare di Facebook.

sabato 10 novembre 2012

BELLA "SCOPERTA"

Non sapendo più cosa inventare, o non sapendo più come andare a ficcanasare nei dati altrui, fioccano applicazioni e programmi che si "integrano" a vario livello con il vostro social network preferito. Talvolta - vuoi per soddisfare le esigenze particolari dell'utente, vuoi per provocazione - alcuni di questi software vanno anche un po' oltre le righe: forse tra questi va incluso anche Badabing!, applicazione per smartphone il cui "ingrato" compito è quello di cercare all'interno delle foto dei vostri amici su Facebook per selezionare solamente quelle in cui sono presenti corpi poco vestiti, ad esempio in piscina o al mare, ma non solo (ça va sans dire). In realtà, pare che l'applicazione non funzioni (ancora) benissimo, anche perché la selezione avviene cercando di "interpretare" il contenuto della foto, e non attraverso la sua descrizione. Ma si sa, con la tecnologia che spinge verso il riconoscimento dei volti per fini commerciali, si può anche puntare ad altre parti del corpo. L'ennesima dimostrazione di come lo sfruttamento dell'informazione digitale possa prendere pieghe atipiche ed inconsuete. Immaginate la faccia di chi scopre di essere stato scoperto in foto in cui era un po' scoperto.

giovedì 8 novembre 2012

PROFILO ARTISTICO

C'erano tempi in cui si doveva aver talento per poter entrare a far parte delle sacre stanze dei musei. Oggi l'arte contemporanea è sicuramente più varia di un "semplice" quadro o scultura, ma è altrettanto vero che in alcuni casi non bisogna essere artisti per essere Artisti. E allora perché barcamenarsi alla ricerca dell'opera perfetta per farsi esporre in musei di fama internazionale? Basta pensare in grande, loggarsi al vostro social network preferito, raccogliere un po' di foto degli amici e il gioco è (quasi) fatto. The profile picture exhibition è un esperimento e una sfida allo stesso tempo: raggiungere quota un milione di utenti per utilizzare le loro foto del profilo e creare un immenso mosaico di facce da esporre nei musei (veri) del globo terrestre. Obiettivo ambizioso, soprattutto se si pensa che nel momento in cui si va in stampa (ho sempre sognato di dire questa cosa) le adesioni sono solo alcune migliaia. Insomma, manca ancora un po' prima di vedere la propria faccia accanto al ritratto di un politico famoso o in sedi prestigiose. Questione di numeri, più che di talento.

martedì 6 novembre 2012

INTORTATI PER BENE

Per la categoria se lo dice lui, ecco spuntare qualche giorno fa una coloratissima foto sul profilo ufficiale del vostro social network preferito. Il post a corredo dell'immagine raffigurante una torta con la scritta cakes are like Facebook va in scia ad altre sullo stesso tema, tutte facenti parte della nuova campagna di promozione del marchio. Il messaggio è molto particolare, considerando mittente e canale di trasmissione: invita di fatto ad un uso ragionato e centellinato di Facebook, perché i dolci son buoni, ma troppa torta alla fine provoca indigestioni e malesseri. Insomma, il classico messaggio buonista, a dirla tutta. Detto da un'azienda che fa proprio dell'uso poco "considerato" da parte degli utenti la sua infinita fonte di guadagno, la cosa fa quantomeno (sor)ridere: evidentemente è vezzo delle grandi aziende adottare queste strategie di "redenzione", anche se spesso si nasconde un trucco. Oppure una fetta di torta.

domenica 4 novembre 2012

AC...CESSO LIBERO

Un altro grave bug per il vostro social network preferito. Le falle sono qualcosa di abbastanza normale in un sito Web, certo è che quando la gestione di enormi database pieni di dati sensibili è così debole la notizia è garantita, anche se gli utenti non saranno così contenti della cosa. Nelle ultime ore è stato possibile accedere a molti profili (altrui) senza bisogno di digitare password di accesso. Non una buona cosa, visto che malintenzionati (o amici fidati) potrebbero essere in grado di vedere tutto di voi, e magari scoprire lati sconosciuti o cadute di stile fino a quel momento poco noti. Insomma, regalare così tanto e scoprire che la  cassaforte rimane spesso aperta non è esattamente il massimo: e anche se promettono sempre di chiudere il buco, il pericolo di nuovi assalti è sempre in agguato.

giovedì 1 novembre 2012

I NEED (FIVE) DOLLAR(S)*

Cosa siete, siamo in realtà sulla Rete? Entità più o meno riconoscibili, ma soprattutto siete, siamo una valanga di dati. E i dati parlano, anzi, valgono. Basta accumularli e si ottiene un valore pari ad un tot al chilo, dipende da come si possono interconnettere queste sequenze ragionate di byte. Che i vostri profili abbiano un valore in virtù di tutte le cose che si scrivono, scelgono & gradiscono è indubbio, ed è anche quasi scontato che vi sia un mercato molto appetito da aziende che considerano questi dati una linfa vitale per le loro attività. Succede anche che gli utenti stessi del vostro social network preferito possano acquistare utenti per rimpinguare la propria lista degli amici: succede anche che il mercato (come tutti i mercati) preveda una sua componente "alternativa" che fa uso di canali paralleli e non completamente legali per lo smercio di nomi, cognomi e preferenze. Già oltre due anni fa era stata segnalata una compravendita di (tanti) profili ad un prezzo piccolo piccolo: a distanza di tempo la storia si ripropone, alla faccia della presunta sicurezza dei vostri dati millantata da FB. Cinque dollari: non basta un esborso di chissà quale cifra per accaparrarsi oltre un milione di profili vitali per attività di marketing (molto) profilate. La transazione (che per ovvie ragioni doveva rimanere segreta ma si sa, con gli scambi digitali tutto è possibile) è avvenuta tra un sito di fornitura di "servizi digitali" e un hacker che ha raccolto identità e email anche di utenti che hanno settato le proprie impostazioni di condivisione e privacy. Insomma, non c'è più scampo di questo passo. Interessanti anche le possibili alternative per provare a sfuggire a questa mattanza, o quantomeno per provare a valere poco più di qualche centesimo. Le istituzioni continuano spesso ad insistere (spesso invano) sul controllo accurato dei propri dati, nonché sull'acquisizione di un senso della cultura digitale: alla luce delle cose che si sentono è virtù, quest'ultima, sempre più rara, e con un valore che ormai non ha più mercato.

PS. *