sabato 31 dicembre 2011

PUNTI DI "VISTA"

Se si pensa ad Internet si pensa automaticamente ad un mondo dinamico, giovane, in continua evoluzione. Vero, verissimo, ma ci sono alcune regole non scritte che sembrano fare a pugni con questo ambiente, e che nell'epoca del Web duepuntozero hanno un'eco sempre più forte. Parliamo nello specifico dell'opera di restyling di siti Web: all'aggiunta di nuove funzioni spesso si accompagna una ristrutturazione a livello grafico che, nella maggior parte dei casi e almeno all'inizio, non viene mai accolta di buon grado dagli utenti. Un popolo web-conservatore? Può essere, ma i recenti cambiamenti alle impostazioni grafiche di Facebook e Twitter (ma non solo) hanno fatto storcere più di un naso. Sicuramente prima o poi subentrerà l'abitudine, ma come al solito dietro ad ogni cambiamento c'è sempre (più di) un perché.
Wired.it riporta i risultati di studi pratici di queste sperimentazioni che fanno parte dell'affascinante mondo dell'Usabilità dei Siti Web. Nessuno meglio degli utenti stessi può fornire un feedback completo e preciso derivante dall'esperienza diretta o nello svolgimento di un compito che ormai si compie su base quotidiana. Bene, i risultati parlano chiaro: la nuova Timeline di Facebook può piacere o non piacere, ma il risultato è che ora gli utenti passano più tempo (parliamo di decimi di secondo, ma moltiplicate questo dato per centinaia di milioni di utenti...) a guardare le inserzioni pubblicitarie - e sì, anche a guardare i fatterelli altrui. Cosa credevate, che la nuova veste grafica fosse fatta per voi?

mercoledì 28 dicembre 2011

CA'...LCOLI ALTERNATIVI

Fa sorridere leggere, nel 2011, notizie di questo genere, ma evidentemente non tutti sono preparati alla "rivoluzione digitale". Su Corriere.it è apparsa la storia di un docente della prestigiosa Università Ca' Foscari di Venezia, il quale ha pensato bene di spostare, o meglio di fare di Facebook una versione virtuale del suo insegnamento di Matematica. Per carità, ottima idea, ma credo che sia per via del mezzo scelto se la notizia è finita su uno dei principali siti di informazione nazionale: voglio dire, non crediate che questo sia l'unico caso al mondo di fare (buona) community a livello didattico. Come al solito è la parola Facebook a fare sempre tanto rumore: se avesse attivato un caro, vecchio forum probabilmente la notizia non sarebbe mai giunta agli occhi dei più, figuriamoci se avesse scelto una piattaforma dedicata a questo genere di attività e già adottata da molte Università italiane. A ben guardare lo stesso docente è a conoscenza di questi strumenti specifici, ma evidentemente non è con questi che si fanno le prime pagine dei giornali o si attira l'attenzione degli studenti. Molti di questi ultimi, si sa, pensano che la Rete si riduca ad un solo sito.

martedì 27 dicembre 2011

IL SITO CHE SAPEVA TROPPO

Ricordate la storia di Max Schrems, paladino della Rete già finito nel dimenticatoio virtuale? Max aveva giustamente rivendicato i suoi "diritti digitali" nei confronti di Facebook, chiedendo alla sede europea di rivedere la policy riguardante il trattamento dei dati personali e delle informazioni correlate. A distanza di qualche tempo la macchina burocratica ha prodotto qualche risultato, almeno nelle intenzioni: il Data Protection Commissioner di Dublino ha pubblicato un documento di indagine nei confronti di Facebook, nel quale sono proposte soluzioni a tutela degli utenti nonché le relative risposte dell'azienda interessata.
Si è scoperto che Facebook sa molto -troppo- di noi (teoricamente di voi, ma si è scoperto che di fatto nessuno è escluso) e che entro metà del prossimo anno il sito rivedrà le sue politiche in fatto di conservazione dei dati degli utenti: il tutto per garantire maggiore trasparenza e teoricamente per non lucrare (troppo) sui dati altrui. Insomma, si chiede a Facebook di darsi una regolata, come se fosse un obbligo farne parte o come se fosse una creatura da proteggere a tutti i costi. Forse però è davvero così, nel senso che ci vogliono far credere che sia così...

domenica 25 dicembre 2011

DIGITAL NATIV...ITY

Immancabile, direi.

giovedì 22 dicembre 2011

CHI E' "CAUSA" DEL SUO MAL...

Difficile stabilire se il protagonista della vicenda che sta "scaldando" la Rete negli ultimi giorni sia un vero e proprio genio o un fenomeno da baraccone. Sicuramente le opinioni saranno discordanti (come è giusto che sia), ma la realtà è questa: un imprenditore israeliano, al secolo Rotem Guez, ha deciso di cambiare nome per i prossimi sette anni. Un caso di combinazione strana tra nome e cognome? No, forse peggio: il motivo risiede nel fatto che attraverso questo cambiamento l'ex Signor Guez spera di non subire cause giudiziarie da parte di Facebook. Quale nome avrà mai deciso l'uomo? Semplice: da oggi toccherà chiamarlo Mark Zuckerberg a tutti gli effetti. In questo modo - avrà pensato - sarà impossibile che Facebook possa far causa ad una persona con questo nome (il pensiero a Max Power diventa automatico, a questo punto), nonostante nella sua identità precedente sia stato accusato di vendere sul vostro social network preferito i tanto amati Like. Geniale mossa pubblicitaria o un nuovo caso ai confini della realtà giudiziaria? Poi magari finisce che al danno si aggiunge la beffa per omonimia, come successe ad un povero sventurato che forse vorrebbe cambiare il suo nome, ma per altri motivi.

Ma la notizia non è tanto questa, quanto il fatto che ci sono siti che vendono Like. E se si vendono vuol dire che hanno mercato. E se hanno mercato vuol dire che hanno un valore. Un valore piccolo per l'utente, grande per chi c'è dietro. Spero che l'antifona sia chiara.....

sabato 17 dicembre 2011

NO, OBAMA NON L'AMA

Beh, l'importante è essere coerenti nella vita: già qualche tempo fa la famiglia più importante del pianeta aveva espresso seri dubbi sull'uso di Facebook da parte dei ragazzini. Ora arriva un'ulteriore conferma: i figli di Obama non sono su Facebook. L'attenzione è rivolta in particolare alla figlia maggiore, in possesso dell'età minima necessaria per l'iscrizione, ma sono le frasi pronunciate per l'occasione ad avere un certo peso (d'altronde non parla un cittadino comune): "perché mai dovremmo far sapere i fatti nostri ad un intero gruppo di persone che non conosciamo? La cosa non ha molto senso", si legge su Corriere.it. Dichiarazioni sicuramente dirette e che possono avere anche un certo peso nella campagna presidenziale alle porte, anche se (nel solito stile politico) c'è spazio per un'apertura, visto che per un'eventuale iscrizione della prole se ne riparlerà "fra quattro anni". Resta il fatto che tra quattro anni rimarrà sempre quel bunch of people pronto a ficcanasare negli affari altrui. Ora o fra quattro anni, that does not make much sense.

giovedì 15 dicembre 2011

DISLIKE? NO, MI "DISPIACE"

Dell'assenza del pulsante dislike su Facebook si è già parlato in queste pagine: in effetti balza all'occhio la presenza di un congegno per "apprezzare" qualcosa e la contemporanea mancanza del suo esatto contrario. Ma si sa, niente è fatto per niente. Il tasto like non solo serve per esprimere la propria approvazione nei confronti di un commento di amici, ma anche per avere accesso a contenuti riservati ed esclusivi, soprattutto in ambito commerciale (un esempio ironico? Questo, alla faccia del tema trattato e della "libera" informazione): insomma, un vero strumento di fidelizzazione & schedatura.
Perché l'assenza di un dislike, dunque? Beh, le ipotesi che si possono fare sono molteplici. Probabilmente perché agli analisti di mercato interessa sapere cosa piace, e ciò che non viene considerato vuol dire automaticamente che non piace o non è interessante abbastanza, dunque verrà modificato fino a raggiungere l'agognato like; oppure perché - e questo dato è frutto di una ricerca - Facebook è una community del quieto vivere, nella quale si tende ad evitare il concetto di negatività e si segue una tendenza verso l'aspetto positivo (il like, appunto) frutto dell'interazione tra amici e amici di amici. In altre parole, se nel proprio network si osserva una tendenza likecentrica, automaticamente si tenderà ad associarsi a tale ondata di positivismo. "Ciò che fa lui faccio anche io", insomma. Esatto, un conformismo di massa in piena regola. D'altronde, basta la parola Facebook per questa associazione di idee.

mercoledì 14 dicembre 2011

VEDI NAPOLI E POI...

... metti il tuo bel like, no? (Che pensavate?) E' proprio un'iniziativa fuori dal comune, nel senso che sulla facciata esterna del Municipio (dunque tecnicamente "fuori dal Comune") di Napoli apparirà un grande pollicione in su che è tanto in voga sul vostro social network preferito. I like Naples - questo il titolo dell'opera - non fa alcun  riferimento esplicito a Facebook, anche se tutto lascia pensare al contrario e anche se non tutti colgono il senso dell'iniziativa. Prossimo passo? Elezioni del Sindaco via Facebook, mi sembra ovvio.

venerdì 9 dicembre 2011

VIZIO DI FORMA... IN 140 CARATTERI

Con la Giustizia, si sa, non si scherza: ovvio che in determinate situazioni ci si debba attenere a regole precise (anche di abbigliamento, per dire), altrimenti si rischia di mandare all'aria interi dibattiti legali. E in effetti è ciò che è accaduto in Arkansas, Stati Uniti, durante un processo di condanna a morte (non proprio di un furto di caramelle). Il motivo? In realtà è duplice: è stata chiesta l'istituzione di un nuovo processo perché tra i giurati uno dormiva (inevitabile pensare agli illustri precedenti), l'altro era intento in una serie spasmodica di tweet. Già: un giurato, in barba ai regolamenti che vietano qualsiasi di contatto con l'esterno durante le fasi processuali, ingannava l'attesa su Twitter. Non ci è dato sapere se parlasse del caso in aula o se stesse ingannando l'attesa, fatto sta che anche in luoghi "sacri" come i tribunali tocca difendersi (è proprio il caso di dirlo) dalla mania di fare e essere social a tutti i costi.

mercoledì 7 dicembre 2011

CHI DI FOTO FERISCE...

Sembra ormai il titolo di una saga che ha già la sua prima e seconda puntata (più i contenuti speciali): Mr. Facebook è caduto nella trappola tesa dalla sua stessa creatura. Per un errore (pare) di impostazioni e affini del suo profilo, alcune sue foto "private" sono risultate di dominio pubblico, facendo ovviamente il giro della Rete e finendo addirittura in uno spazio dedicato che, al grido di E' ora di sistemare le falle, sembra quasi fornire l'ennesimo "avvertimento" ai tanti amanti delle foto (e non solo) da pubblicare ad ogni costo. A guardar bene, le foto sembrano il classico spot dell'americano felice (d'altronde non credo che Mr. Facebook si interessi di rialzi di spread e dintorni), dunque il sospetto è lecito: l'ennesimo buco nel sistema o abile mossa pubblicitaria per far credere Zuckerberg uno di no..ehm, di voi?

sabato 3 dicembre 2011

SE..QUEL SITO NON ESISTESSE

E se Facebook non esistesse più? Scenario attualmente poco probabile, ma qualcuno ci ha pensato. The Social Network 2 è il finto sequel del film "ufficiale" che parla del vostro social network preferito, ma questa volta lo scenario è capovolto: FB non viene creato ma distrutto, e quindi la gente cerca di replicare nella vita reale tutti quei comportamenti che vanno per la maggiore, mostrando disperatamente cani e torte,  cercando apprezzamenti e like. Il trailer posticcio è apparso qualche giorno fa su Repubblica, specificando che dopo la cancellazione di FB "le persone iniziano a comportarsi in maniera strana". Dopo la cancellazione: sicuri?
Buona visione.