martedì 29 giugno 2010

LINGUAGGIO LEGALE, LEGALE LINGUAGGIO?

Ok, è ufficiale. La parola Facebook entra di diritto nella nostra società, e si intrufola in una serie di settori pressoché infiniti. Occhio, non è detto che la cosa sia necessariamente positiva. Si è già parlato del vostro social network preferito come causa sempre più influente di rotture di vincoli matrimoniali o semplici storie amorose. Bene, ora arriva la conferma ulteriore e definitiva. Wired.it pubblica il resoconto di uno studio americano, che attesta come la parola "Facebook" compaia sempre più frequentemente (un aumento del 20%, mica pizza e fichi) nelle istanze di divorzio e di separazione. Il motivo? Semplice: i post o i commenti sui social network (Facebook in primis, ça va sans dire) vengono impugnati dagli avvocati come prova effettiva di un tradimento. In sostanza, gli utenti dimenticano di essere in una vera e propria piazza, in un'agorà virtuale che ovviamente non dimentica niente. Senza contare che l'inesperienza (o l'ignoranza, nel senso che ignorano) si ritorce contro gli utenti stessi, e fa fare anche delle ottime figure di palta. Un esempio concreto che calzi a pennello? Beh, questo è un classico.

venerdì 25 giugno 2010

MY GENERATION

Occorre ricalcare una celeberrima canzone di qualche anno fa (con annessa splendida versione alternativa) per spiegare il pensiero di Mr. Facebook a proposito della sua creatura. In un'intervista apparsa su Repubblica.it, è apparso spavaldo nella difesa del suo gioiello genera-soldi a scapito della privacy degli altri. Già, la privacy, il solito argomento spinoso. Pronta la risposta del ragazzino-CEO: Facebook prolifera perché il concetto di privacy è ormai superato per la sua generazione. La sua generazione? Ma chi gliel'ha detto? La sua generazione non è incurante della privacy: è semplicemente ossessionata dalle informazioni spicciole a tutti i costi, è tormentata dal gossip del proprio vicino di casa, è anche - diciamolo - ignorante (nel senso che ignora) dei rischi potenziali che si celano dietro ogni clic e dietro la condivisione di contenuti magari ironici oggi, ma rischiosi domani. No, la sua (la mia) generazione tiene alla propria privacy: ma è lo scintillio del suo mezzo di massa, purtroppo, ad interessare maggiormente. Mi viene in mente una frase della canzone sopra citata: why don't you (all) fade away?

martedì 22 giugno 2010

L'ORACOLO PARLO'

E disse: scaldate un po' d'acqua e scoprirete...l'acqua calda. Niente di più ovvio sotto il sole, ma visto che lo dice una "personalità", allora il Web pende dalle labbra di questi presunti guru. Il Signor Facebook ci sciorina un'ennesima verità assoluta. Il futuro del Web secondo lui? Addirittura "il Web personalizzato", secondo le sue profetiche parole. Ma va? Eppure il Web 3.0 (o come lo si vuol chiamare) sarà proprio così, completamente on demand e personalizzato ad hoc per ogni utente, con l'ausilio di nuovi media e con un significato reale associato alle proprie esigenze. Ma siccome l'ha detto il Signor Facebook, ooooooooh, grazie per la dritta. Spero solo che il Web personalizzato non passi dalle sue pagine, lo spero vivamente. Un po' come il "guru" che ci propina oggetti costosissimi che la gente deve possedere (facendo la fila per ore per un oggetto non proprio indispensabile) e che poi non è compatibile con la tecnologia Flash (ogni riferimento è puramente intenzionale)... ma siccome parla lui, apriti cielo. E ricordate: scaldate un po' d'acqua e avrete l'invenzione del millennio.

venerdì 18 giugno 2010

LA MAIL E' MORTA, VIVA LA MAIL

Con l'avvento di nuove forme di comunicazione, la cara, vecchia casella di posta elettronica sembra avere i giorni contati. Considerata una vera e propria rivoluzione comunicativa, l'e-mail ha segnato per un buon decennio la trasmissione di informazioni in tempo (quasi) reale, abbattendo costi, tempi e distanze in un solo clic. Poi è arrivato il Web 2.0, quello che ha rivoluzionato la rivoluzione: messaggi in tempo reale, rapporto tempo/spazio ancora più esiguo, e così via. Insomma, come documentano prestigiosi articoli e interventi meno celebri (ma non per questo meno importanti), sembrava la fine della cara vecchia chiocciola (curioso: e dire che la posta tradizionale è definita snail mail). Ma aspettate: prima di celebrare il funerale del vostro account e-mail, leggete qui. Wired Italia pubblica i dati di uno studio sulle abitudini dei cibernauti in fatto di informazione e/o comunicazione. La domanda è semplice e coinvolge tutti noi: qual è la prima cosa che fate al mattino appena vi connettete con il mondo informatico? In tempi di presunto dominio di Facebook, sembrava non ci fosse storia: troppo allettante la possibilità di controllare gli ultimi gossip dei propri amici - o presunti tali. E invece, sorpresa delle sorprese, la cara, vecchia e-mail resiste e schiaccia la concorrenza: più della metà degli utenti Internet inizia con un'occhiata alla "buca delle lettere", segno evidente che la mail è ancora viva e lotta insieme a noi. E-mail vs. Facebook è un po' la old school contro il nuovo che avanza, è come una lotta fra due filosofie, è un po' come i Lakers contro i Celtics (giusto per restare in attualità): per ora, è ancora 1 a 0 per la tradizione.

mercoledì 16 giugno 2010

CHI DI POST FERISCE...

...di post perisce. Dopo aver parlato già di una probabile (possibile) svista nelle impostazioni della privacy di Mr. Facebook, pare che il fondatore del vostro social network preferito sia incappato in uno scivolone che potrebbe minare la sua popolarità, visto l'oggetto delle sue critiche. Nella sua bacheca, Mr. Facebook ha pensato bene di criticare pubblicamente un famosissimo prodotto della Apple, l'Iphone, definendolo inefficiente in termini di durata della batteria. Una cosa (probabilmente vera) che detta da noi comuni mortali, probabilmente rimarrebbe una dichiarazione come un'altra. E invece no: proferito da una celebrità del Web in un social network che notoriamente fa da megafono alle esternazioni private (d'altronde, verba volant), il post incriminato diventa un evento mediatico di portata globale che scatena immediatamente dibattiti e critiche. E da buon mago, il Signor Facebook ha pensato bene di cancellare la sua esternazione per tentare di riparare il danno. Troppo tardi: internet in real time e l'occhio lungo del Web 2.0 non perdonano, e implacabile compare lo screenshot incriminato su migliaia e migliaia di blog, forum, e probabilmente (sicuramente) anche sul suo amato social network. Insomma, pare che l'episodio possa servire da lezione: condividere proprio tutto, magari porta più svantaggi che vantaggi. Ma d'altronde, ora la moda parla sempre e solo di social network: ma chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

giovedì 10 giugno 2010

OLTRAGGIO

Che piaccia o no, viviamo in una società fatta di regole. Che piaccia o no, queste regole dovrebbero essere rispettate, o almeno bisognerebbe fare di tutto per non esporsi troppo a determinate situazioni. Esiste un "reato" chiamato oltraggio a pubblico ufficiale: in pratica, non si può inveire contro, che so, politici (...) o forze dell'ordine. Se lo fai PUBBLICAMENTE, sono guai, in teoria. Corriere.it pubblica la storia di un 19enne che viene multato dai Carabinieri per non aver indossato la cintura alla guida (toh, un'altra regola da rispettare). Pare che il ragazzo abbia inveito contro i funzionari dell'Arma, ma questi -pare- abbiano chiuso un occhio (un orecchio, direi). Non contento, il ragazzo si è allora sfogato sull'anarchico mezzo di diffusione di pensieri spiccioli, aka Facebook, insultando i tutori della legge per la multa comminatagli. Ma si sa, tutto ciò che nasce su Facebook NON rimane su Facebook: l'offesa è stata segnalata, il ragazzo è stato rintracciato, e alla multa si è aggiunta la denuncia. Capisco la rabbia per la sanzione, capisco che ci si voglia sfogare, ma Internet non è un posto al 100% libero, sebbene voglia completamente esserlo : se qualcuno scrive qualcosa di ingiurioso attraverso un'applicazione che ha in memoria il tuo nome, cognome, misura di scarpe e gusti alimentari, beh, è un po' come darsi la zappa sui piedi. Anche perché, ancora una volta, la storia insegna: verba volant...

martedì 8 giugno 2010

LA GENESI

La Diaspora, la Genesi: si sa, infarcire di paroloni le pagine Web è molto trendy e dona quel tocco di (finta) cultura che non guasta mai. Ma d'altronde, come vorreste chiamare la prima idea che ha dato vita al vostro social network preferito? Sulle reali motivazioni che hanno portato alla creazione del "libro delle facce" si sa ben poco, e quel poco sembra confuso: si parla di un'idea rubata dal Signor Facebook in persona e sfruttata per la gioia del suo conto in banca, o si ipotizza un attacco informatico al database di Harvard per reperire informazioni sui compagni di Campus. Ad avallare quest'ultima ipotesi, ecco annunciata l'uscita di un nuovo libro che, pare, racconti la verità. Peccato che il nuovo libro in questione - dal titolo "Effetto Facebook" - abbia avuto il benestare del Signor Facebook in persona, quindi dubito che possa raccontare una verità oggettiva o completa. Ma tant'è, l'editore ha approvato (anche lui penso per la gioia del proprio conto in banca) e le mandrie si ciberanno di questo nuovo, imperdibile prodotto. Insomma, il libro pare che sveli l'arcano: lo studentello di Harvard si intrufolò nel sistema dati dell'Università per scovare le generalità di una sua delusione d'amore (che poi è quello che si fa normalmente proprio su Facebook: guardare i dati altrui). Beh, almeno sull'intenzione originaria non si può dire nulla: d'altronde, il fine (nobile per altro) giustifica i mezzi...
Insomma, l'originaria motivazione è da riscontrare nella rabbia interiore, e anzi, come asserisce Repubblica.it, nell'odio per questa mancata corrispondenza di amorosi sensi. Odio? Toh, guarda un po' che parola salta fuori... allora ho speranze di attaccare database facendola franca, di diventare miliardario e di pubblicare libri contenenti verità poco oggettive!

sabato 5 giugno 2010

IL DIARIO (NON TROPPO) SEGRETO

Segnalo oggi questo articolo tratto da Corriere.it nel quale si raccontano perfettamente le ansie, le paure e le preoccupazioni di un genitore che deve letteralmente combattere per far capire al proprio figlio adolescente i pericoli che si possono nascondere dietro "il regno della scemenza" (lo si definisce -a ragione - proprio così), relativi ad una fascia di età vulnerabile e più istintiva che razionale. Spero si capiscano allora le preoccupazioni "universali" che riguardano la privacy di tutti gli utenti, e non solo dei ragazzini a caccia di amici virtuali.

giovedì 3 giugno 2010

IL LATITANTE E' SULL'ELENCO

L'elenco non è quello dei ricercati (appunto), ma il grande elenco degli schedati digitali, ossia Facebook. Pare che anche le persone con qualche problema con la giustizia non riescano a stare alla larga dal vostro social network preferito, forse inconsapevoli che le tracce digitali alla lunga risultano una prova schiacciante. La notizia pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno rende nota la cattura di un latitante che si era rifugiato in Brasile dal 2002: attraverso il monitoraggio, da parte della Polizia Postale, delle sue attività su FB, si è potuto risalire alla sua localizzazione e all'arresto (in attesa dell'estradizione). Beh, è evidente che questa persona non ha ancora usufruito delle nuove regole sulla privacy del Signor Facebook...