sabato 29 novembre 2014

IL GALATEO DA STAMPA...RSI IN TESTA

La questione relativa al buon comportamento in una comunità non nasce certo oggi, e non finirà - si spera - certo domani: quel che è cambiata, negli ultimi anni, è l'applicazione di determinate forme di comportamento non solo tra persone vere, ma anche in comunità virtuali. I social network hanno senza dubbio dato grandi opportunità a tutti, e la loro sostanziale assenza di regole, o meglio, la libertà individuale di creazione di contenuti ha fatto sì che le questioni di filtraggio di opinioni si annullassero quasi totalmente, dando adito ad un'assenza di buone maniere digitali spesso opzionale, che scatena la parte peggiore delle persone solo perché "nascoste" da una identità virtuale o dalla mancata comunicazione di persona. Certo non è un obbligo, ma una buona educazione alla Rete dovrebbe essere qualcosa da prendere in considerazione anche nel prossimo futuro, per spronare ad un comportamento civile le nuove generazioni (e anche le non più giovani, a dire il vero).
Occorre qualcuno che ci "prenda per mano" e che quantomeno, attraverso i propri canali e i propri spazi, possa fare questa attività fondamentale di cultura. Due gli eventi che mi sono capitati in questi giorni, e che in un certo modo sono collegati fra loro. Il primo è uno spot trasmesso in questi giorni in TV e che fa riferimento ad un movimento istituzionale che mira ad abolire ogni forma di odio e intolleranza in Rete, sia questa - che so - di carattere etico, religioso, politico o calcistico. Il No Hate Speech Movement è promosso dal Consiglio d'Europa ed è solo una delle tantissime iniziative promosse dalle sovrastrutture europee per farci essere più popolo e meno individui, anche in Rete. E che merita ogni plauso e diffusione del caso. Il secondo, invece, è una nuova iniziativa del quotidiano La Stampa intitolato Il Galateo Facebook de La Stampa: si tratta delle (semplici) regole da seguire per interagire attraverso il vostro social network preferito sulle social-pagine della nota testata torinese. A parte alcuni editoriali, se si vuol dire la propria tocca andare sulle pagine FB del quotidiano e dire la propria: beh, ammesso che si rispettino le regole imposte. Va detto che il quotidiano utilizza il social in modo intelligente: fa rimbalzare i propri articoli per riportare flussi di clic alle proprie pagine; attira, propone e incita alla discussione; e poi ovviamente modera secondo le proprie regole. Ché in fondo, in quegli spazi si è come in casa altrui, anche se "affittuari" poiché si tratta comunque di uno spazio terzo. Ben vengano queste iniziative, sempre: se non c'è educazione di fondo non c'è netiquette. Ma forse, grazie a questi piccoli gesti, può succedere il contrario.

domenica 16 novembre 2014

QUESTO O QU...ELLO

Una premessa, tanto per cominciare: per fare un post del genere ho potuto scegliere tra mille (numero non necessariamente veritiero) titoli papabili. Tipo: Ello world; Finalmente un social b-ello; Design ridotto e poca pubblicità: ecco il social sn/ello; L'alternativa a FB che fa il gesto dell'ombr...ello; Un altro social all'appEllo; Un social che è un gioiello. Davvero, me ne son passate tante per la testa, ma alla fine ho scelto il primo che mi venne in mente. Era doverosa come premessa, anche se non interessa a nessuno. Ma tant'è, ci tenevo a precisarlo. E poi la notizia, ahimè, è già vecchia.

Sì è vecchia, perché di Ello - l'ennesimo social network che prova a presentarsi come l'(impossibile?)alternativa a Facebook in nome di una trasparenza maggiore nei confronti del trattamento dei dati degli utenti -  già non si parla più, o quantomeno non se ne parla come sarebbero le sue intenzioni, vale a dire una nuova community/base-di-dati-personali che scalza Facebook dalla bocca di tutti (facciamo di molti, va'). E' impossibile (per ora) scalzare Facebook dall'immaginario collettivo dello strumento più immediato e accessibile per raggiungere contatti, per ricevere informazioni (della vicina di casa o della vicenda curiosa capitata agli antipodi del globo: per gli eventi extraterrestri, invece, rivolgersi altrove), per restare in contatto con tutti. E' una sorta di obbligo sociale, e con più di un miliardo di utenti, resterà così per molto tempo. Meglio che Ello se ne faccia una ragione: i suoi numeri li ha, ma non è detto che faccia il boom, anzi. E pazienza se l'alternativa "etica" a Facebook alla fine potrebbe trattare i dati come il suo cugino maggiore: è la natura dei social, in fondo.
Ora se di Ello si parla è perché ha già l'etichetta del mezzo flop e, dal primo manifesto che in aperta polemica con le policy del vostro social network preferito si prefigurava come una via di fuga da esso, si è passati ora ad essere una "semplice" alternativa etica, una piattaforma su cui fare altro, su cui fare community in maniera differente. In altre parole, Ello non è per tutti. Ma d'altronde la volpe, non riuscendo ad arrivare all'uva, diceva più o meno la stessa cosa. Chissà se anche lei è finita su Ello.