martedì 31 agosto 2010

PRIMA REGOLA: NON SBIRCIARE

Inutile nascondersi dietro un dito (o dietro ad un computer), la sbirciatina su Facebook è diventato uno sport (inter)nazionale. D'altronde, i (volontari) dati che sono inseriti sembrano lì per dire "eddai, guardami!", quindi la cosa non stupisce. Peccato che i dati pubblici possano finire sugli schermi di chi non dovrebbe, come ad esempio i vostri (prossimi) datori di lavoro. Niente di male in fondo se non si hanno scheletri nell'armadio: d'altronde, chi assume investe capitale sotto forma di risorse umane, quindi fa di tutto per cautelarsi. E invece no: achtung, pare che in Germania le cose non andranno più così. Un articolo di Corriere.it di qualche giorno fa ci informa di una nuova legge teutonica che impedirà ai datori di lavoro di visualizzare i dati sensibili dei propri dipendenti. La "locomotiva d'Europa" come nuovo paradiso della privacy digitale? A norma di legge, possibile. Ma si sa, fatta la legge, trovato l'inganno. E infatti, lucidamente e logicamente basta leggere questo articolo tratto da Wired.it per capire che in teoria tutto è possibile, ma la pratica (complice un sistema che non protegge i dati, e anche l'inabilità degli utenti nel setting delle proprie impostazioni), beh, quella è tutta un'altra storia.

mercoledì 25 agosto 2010

NON IMPORTA COME

Il concetto del titolo è una parafrasi di un'idea tanto antica quanto giusta, ma è anche il nome di una canzone-tormentone francese realizzata da ToxicAvenger e Orelsan che cavalca l'onda dell'attualità e con un video di accompagnamento molto bello e anche molto vero. Il titolo della canzone è N'importe comment: insomma, se Facebook fosse vero, sarebbe esattamente così, pieno di richieste superficiali solo per la smania da aggiunta, non importa come, evidentemente... (anche se sicuramente i poke sarebbero meglio in questa versione, no?) Naturalmente ogni riferimento ai mondi di SpaceBook e DanceRoulette è puramente casuale, eh!

Di seguito il video della canzone:



PS: La notizia del video è (ovviamente) su Wired.it!

E sono 200!

martedì 24 agosto 2010

UN POSTO CHE (NON) MI PLACE

Non mi si può accusare di non essere "sul pezzo": già mesi or sono si vociferava dell'introduzione delle funzioni di geotagging su Facebook, ed ora pare sia realtà. Facebook Places (o nella sua localizzata edizione, Facebook Luoghi) vi permetterà di dichiarare in tempo reale la vostra esatta ubicazione, in modo da poter trovare qualcuno o farvi cercare da qualcuno. Certo, magari l'intento originario è quello, ma ovviamente bisogna guardare la realtà a 360° (come sempre, del resto). Alcune problematiche legate alla funzione "sono qui, eh" sono enucleate in un articolo tratto da Wired.it, e ancora una volta fanno drammaticamente emergere il sempre più flebile rapporto tra il vostro social network preferito la privacy degli utenti. Senza contare che dichiarare in real-time su Internet dove ci si trova, è una manna per altri "visitatori". Contenti voi...

lunedì 23 agosto 2010

MANIE DI GRANDEZZA

La notizia è probabilmente inserita nella categoria "il sito è mio e me lo gestisco come *###* mi pare". Nella vostra smania da aggiunta di amici avete fortissimamente voluto anche IL contatto, aka Mr. Facebook? Vi siete poi "redenti" e volete tagliare i rapporti (d'altronde non giriamoci attorno, non conoscerete mai il ricchissimo proprietario di Facebook, perché lo dovreste avere come "amico")? Sorry, NON potete. Come riporta l'articolo di Wired.it (via TechCrunch) il blocco dell'amico Mark è impossibile. Che volete farci, fatevene una ragione: è il destino di chi comanda e di chi può gestire il giocattolino come meglio crede. Ed è l'ennesima prova di quanto i sistemi digitali siano utili ma manovrabili a proprio piacimento, quindi questi sistemi + troppe informazioni personali possono costituire un mix che può rivelarsi letale.

domenica 22 agosto 2010

MATURITA' DIGITALE

Sull'edizione cartacea de "La Stampa" di venerdì scorso (ripreso poi anche nella sua edizione digitale, ovviamente) campeggia in prima pagina un articolo di tecnologia e dintorni dal titolo "Dopo Internet meglio cambiare nome". Il succo del discorso: Eric Schmidt, CEO di Google (quindi non un tizio qualsiasi) ha affrontato lo spinoso discorso relativo al conflittuale rapporto tra Internet e la privacy. In sostanza, Schmidt propone una sorta di "indulto digitale": in futuro, al compimento dei 18 anni si potrà cambiare identità virtuale per cancellare in un batter d'occhio tutto ciò che è stato compiuto in precedenza. La scia digitale personale precedente, in sostanza, verrà eliminata d'emblée, come se nulla fosse. Si legge nell'articolo: "[...] per cancellare le bravate memorizzate sui social network".
Vi vengono in mente degli esempi concreti? Insomma, ci siamo capiti. L'adolescenza su Facebook è quindi da liberalizzare e giustificare senza ma e senza se? Strano che un pezzo grosso di un sito che fa delle informazioni il suo cavallo di battaglia si pronunci in tal senso. Il problema è un altro, tuttavia: lasciare la Rete senza freni sarà anche un segno di libertà, ma segnerebbe anche la totale assenza di educazione al Web di cui c'è un gran bisogno, "perché tanto poi verrà cancellato tutto". Senza contare che una volta "maturi" non sembra esserci possibilità di recupero, e di casi di over 18 che si pentono di una foto su Facebook ce ne sono fin troppi. Un semplice colpo di spugna per cancellare pentimenti della vita virtuale? Così è troppo facile, Herr Schmidt.

sabato 21 agosto 2010

SNAP LIKE A PRO

La crisi economica deve aver colpito proprio ma proprio tutti, anche i super professionisti. D'altronde, se i grandi chef finiscono a lavorare nelle trattorie, allora si può giustificare anche questo articolo apparso su Repubblica.it nel quale ben cinque esperti di fotografia vengono "scomodati" (è proprio il caso di dirlo) per dispensare consigli e trucchi per poter fare le migliori fotografie da pubblicare su Facebook. Che dire, il bacino di utenza si sarà anche allargato, ma il livello si è decisamente abbassato, anche perché, che io sappia, le foto su FB non sono proprio di risoluzione eccelsa. Naturalmente anche il sito che ospita questa utile notizia evidentemente si deve arrendere al fatto che che il titolo "le tue foto su Facebook" faccia decisamente maggior presa rispetto a, che so, un "le tue foto su Flickr" (sito serio per un'arte - la fotografia - decisamente seria, che merita più di un social network massificato). Così va l'informazione oggi.

PS: nell'articolo al link si specifica che nonostante i consigli vari, le foto su Facebook possono sempre "trasformarsi in un boomerang devastante". Davvero?

martedì 17 agosto 2010

I'D LIKE TO DISLIKE

Lo dissi a tempo debito: il tasto "like" è solo un bottone che per molti è solo un tasto, ma alla lunga paga. Già, perché il gradimento per una cosa/persona/altro non fa altro che completare nei dettagli la già enorme mole di dati personali che sfrutta Facebook per costruire profili mirati da rivendere alle aziende. Ripensamenti? Purtroppo basta cliccare un'altra volta sul tasto per annullare il consenso dato (peccato, avrei voluto che le opinioni rimanessero per sempre, così la gente impara). Ma ciò che manca - a detta di molti utenti FB - è l'indispensabile tasto dislike per dimostrare il distacco da una cosa/persona/altro. Come riporta Corriere.it, attirati dal luccichio della novità, alcuni utonti - sorry, utenti - sono stati invitati ad installare un plug-in in grado di far comparire l'ambito tasto di disprezzo. Risultato? Ovviamente la solita trappola non correlata direttamente a Facebook in grado di carpire i dati sensibili degli utenti. Insomma, un altro tentativo di scam per i poveri utenti Facebook: sicuramente per una cosa del genere mostrerebbero volentieri il loro dislike.

PS: finito il post, ho controllato per curiosità... esistono gruppi (pubblici) su Fb dal nome "I would like to dislike" e anche "I like Nike"...ve lo dico subito: è solo una coincidenza, a questi titoli ci sono arrivato con il mio cervello! :P

lunedì 16 agosto 2010

FALLA PER BENE

Custodire 500 milioni di profili non dev'essere facile, soprattutto perché ci sono 500 milioni di potenziali curiosoni del sistema ICT di Facebook pronti a trovare una falla. Ben vengano, sia chiaro, perché qualcuno può finalmente intuire che le vostre preziose informazioni non sono sempre al sicuro. Downloadblog.it, già "sul pezzo" in occasione di un'altra falla relativa alla sicurezza dei dati su Facebook, riporta l'ennesimo bug scoperto da un semplice utente. Basta una password sbagliata nella procedura di login e compare il nome e cognome reale di un utente iscritto. Sicuro, no? Manna per gli spammer, pronti a scartabellare in migliaia di indirizzi e-mail molto facili da intuire, e il gioco è fatto. La notizia parla anche della risoluzione in tempi brevi del buco informatico. Già, peccato che la classica "pezza" non sia sufficiente: il giocattolino, a furia di rattoppi, potrebbe rompersi definitivamente.

-Thanks M. for the news!-

sabato 14 agosto 2010

CERCHI NOTIZIE? SU FB CI VAI A NOZZE...

Questa sembra la classica storia finta e americana, ma pare che sia tutto vero. Una donna statunitense, Lynne France, insospettita dai continui viaggi del marito John, ha soltanto digitato il nome e cognome della presunta amante del consorte (a riprova che se FB non è un elenco telefonico, poco ci manca) e voilà, la signora scopre semplicemente che in effetti il coniuge non ha un'amante, ma direttamente un'altra moglie. Esatto, un'altra dolce metà che lui era riuscito a tenere nascosta, vivendo di fatto una vita parallela. Chiaramente, il tutto è rimasto in sordina prima che uno dei due furboni nella coppia pubblicasse tutte le foto del matrimonio su Facebook, anche noto come l'album di famiglia privato (nel senso che ci si priva della propria privacy, ovvio). Lui ribatte: sono sposato regolarmente con la seconda moglie perché il primo matrimonio non è valido (eppure continuava a vivere con la non-moglie...). Ottima scusa, complimenti. Ma d'altronde, da uno che "nasconde" qualcosa e poi usa Facebook ai quattro venti, non è che mi aspetti risposte intelligenti...

martedì 3 agosto 2010

CITTADINI DELHIZIOSI

Ammetto che Facebook possa far parlare il mondo e avvicinare culture lontane, ma non pensavo fino a questo punto. Su Corriere.it si parla di una nuova "moda": cittadini ligi al dovere che segnalano le infrazioni alla polizia cittadina. Lodevole iniziativa, se non fosse che il tutto accade a Nuova Delhi, India, un posto dove magari il codice stradale e l'educazione alla guida - e le condizioni delle infrastrutture, s'intende - non sono la priorità assoluta. E invece sono migliaia gli iscritti al gruppo della polizia della città asiatica, e migliaia sono anche le foto pubblicate che ritraggono carretti con carichi troppo sporgenti, ciclomotori con un carico di persone superiore a quello consentito, persone che si sporgono dai mezzi e così via. Insomma, nell'immaginario collettivo (soprattutto occidentale) queste sono figure tipiche, quasi folcloristiche di quei posti. Ora, invece, occhio alla prossima infrazione perché si potrebbe essere colti in flagrante: e in quei casi di certo non si potrà dire "di aver fatto l'indiano".