giovedì 30 giugno 2011

OCD

L'acronimo che fa da titolo al post non riguarda una droga sintetica, ma forse in sintesi sempre di droga si tratta. OCD sta per Obsessive Compulsive Disorder, una patologia abbastanza frequente nel genere umano e che riguarda una serie svariata di abitudini maniacali. Facebook non è da meno, tanto da meritarsi un articolo specifico sul Sun. Oddio, specifico: si parla espressamente di malattia da Facebook (e non sarebbe la prima volta, decisamente no) ma poi tra le interviste ai cosiddetti famosi si parla di tutt'altro. Ok, è un modo come un altro di fare un articolo e mettere alla pubblica gogna Facebook: perché allora non rigirare il coltello nella piaga?

PS. OCD si legge O-SI-DI. Ecco, è la sintesi di Facebook: la gente vuol sapere sempre di più dagli altri, per questo incita e dice O sì, dì!

lunedì 27 giugno 2011

FACEBOOK IS HOT!

Troppo facile parlare di certi argomenti per attrarre visitatori: no, non si parla di contenuti vietati ai minori in questo post, mi dispiace.

*Pausa per far chiudere la pagina a quelli che pensavano al contrario*

La notizia invece riguarda la strategia attuata nel reparto risorse umane di Facebook. Pare che tra gli ultimi assunti nel quartier generale del vostro social network preferito ci sia un tal George Hotz. Magari questo nome ai più non fa accendere alcuna lampadina, ma il caro George è noto (molto noto) in Rete con lo pseudonimo di GeoHot: poco più che ventenne, il ragazzo ha soltanto trovato metodi per "bucare" alcuni tra i dispositivi elettronici più comuni al mondo come l'iPhone e la Ps3. Un hacker in quel di Facebook, insomma? Beh, quale che sia il punto di vista su queste persone che spesso più che far danni sfidano il cosiddetto "sistema", c'è da dire che questo è davvero uno tosto, signori. Resta solo da capire quale sarà il ruolo che Hotz ricoprirà all'interno di Facebook. In molti pensano che sarà il maggior responsabile per lo sviluppo dell'app di Facebook su iPad2 (d'altronde la mela l'ha già mangiata...), ma si possono ipotizzare anche altri scenari. Una sorta di Ministro della Difesa da attacchi esterni, oppure un agente segreto in grado di sviluppare nuove idee per "bucare" definitivamente la privacy degli utenti? Solo il futuro può fornire una risposta più precisa: di certo c'è che dalle parti di Palo Alto c'è un enfant terrible che al soldo del potere può far ancora più paura.

giovedì 23 giugno 2011

OSTAGGIO IN RETE

Su Facebook si passano tanti minuti online, e chiusi in quel mondo si è veri e propri prigionieri di aggiornamenti, status update, applicazioni, commenti e tag. Alcuni fanno anche di più: sequestrano una persona e poi cominciano a rendicontare il rapimento attraverso il vostro social network preferito. La storia del "rapito dalla Rete" con tanto di rapito in carne ed ossa è avvenuta in Utah, Stati Uniti (e dove sennò?): protagonista un uomo con piccoli precedenti che, braccato dalla Polizia, si è chiuso in un hotel, tenendo anche in ostaggio una donna. Durante la trattativa con le forze dell'ordine l'uomo ha pensato bene di aggiornare il suo profilo Facebook, pubblicando tra le altre cose una foto con la sequestrata. Alcuni dettagli che rendono la storia ancora più "gustosa": durante la vicenda ha stretto amicizia con una dozzina di nuovi amici, e ha anche ricevuto dei consigli su possibili appostamenti nascosti della polizia (i geni che hanno lasciato questi consigli rischiano ovviamente una condanna). La vicenda si è chiusa con il malvivente che si è sparato un colpo in petto al momento dell'irruzione degli SWAT nella stanza d'albergo. Pare non rischi la vita, anche se tra i suoi aggiornamenti è bene ricordare un suo "e se non ce la faccio ad uscire vivo di qui, mi ritroverete in un posto migliore". Questo posto, si capisce, non è Facebook.

mercoledì 22 giugno 2011

FACCIALIBRO

La regola non scritta dell'umanità dice che non sei davvero famoso se non hai una parodia, un'imitazione o qualcosa che ridendo e scherzando tiri fuori il peggio di qualcuno o qualcosa. Facebook non fa eccezione, e sono innumerevoli i tentativi di sfottò e di parodia (non mancano anche in queste pagine, beninteso). Dopo aver parlato più di due anni fa di Fessbucc, ecco una nuova web series tutta italiana: il titolo prende il nome dalla traduzione esatta del vostro social network preferito, e dunque in Faccialibro si descrivono quelli che sono i comportamenti ormai tipici della popolazione FB. Quanto vi ritrovate in alcune espressioni sconvolte/adirate/lunatiche/maniacali/eccetera dei protagonisti? Buona visione, i link diretti ai primi tre episodi sono qui, qui e qui.

PS: Non è che per via del nome della serie parte un'azione legale?

sabato 18 giugno 2011

(WO)MAN IN THE MIRROR

Se gli articoli riguardanti i comportamenti su Facebook appaiono spesso (molto) in alto sulle pagine Web dei più importanti quotidiani italiani (e non solo) il dubbio è lecito: o nel mondo non è successo granché oppure effettivamente la smania da pubblicazione di questo tipo di notizie va per la maggiore. Sarà anche così, tanto che la riflessione odierna è firmata Corriere.it e parla di Facebook come una vetrina-specchio (specchio? Dove ho già sentito questa cosa?) soprattutto per i single (o aspiranti tali, si specifica nel "pezzo") che di fatto sembrano "costretti" a doversi pubblicizzare al meglio - dunque spesso andando oltre l'effettiva realtà - non tanto per piacersi, ma per piacere agli altri.
Due le scuole di pensiero esposte nell'articolo. Da una parte il punto di vista di Jonathan Franzen sull'immagine distorta che si ha (o si vuole avere) attraverso questi strumenti; dall'altra, la firma dell'articolo che candidamente afferma che "in realtà non è così" (punto, zero possibilità di replica). Chi ha ragione, chi ha torto? Difficile trovare un punto di vista definitivo scartabellando tra quasi settecento milioni di profili: è probabile tuttavia che possa emergere un trend piuttosto che un altro. Basta farsi un giro per bacheche, ovvero la rappresentazione della vita di molti, originale o farlocca che sia.

venerdì 17 giugno 2011

IL DELITTO PERFETTO

Per una volta il gist del discorso non sta tanto nella vicenda (anche se ovviamente riguarda il vostro social network preferito), ma le sacrosante riflessioni che ne derivano. La segnalazione odierna riguarda un "pezzo" apparso su LaStampa.it riguardante la classica storia americana: c'è lui con le sue indiscriminate richieste di amicizia, c'è lei (che in realtà vuol tendere la trappola), c'è il killer assoldato e assoldabile su Facebook. Certo, val la pena leggere la vicenda per scoprire il finale da film, ma cercate tra le pieghe del testo, alla ricerca di una Verità a cavallo tra il Reale e il Virtuale. Anche perché la vicenda, di suo, sembra non fare più notizia, tanto normale ormai appare...

martedì 14 giugno 2011

CALO DEL DESIDERIO

Allarme, allarme. Che sia l'inizio della fine? Piano, piano, già in passato i boatos sul declino del vostro social network preferito sono risultati una pura speranza e niente più, visto che Facebook ha resistito (e resiste bene) alle spallate di concorrenti o presunti tali (e comunque per la politica prevenire-è-meglio-che-curare si può anche copiare allegramente la tecnologia degli avversari). Eppure i dati diffusi nelle ultime ore parlano di un vero e proprio calo degli utenti Facebook. Beninteso, si parla sempre e comunque di dati relativi, ossia di trend di crescita più deboli rispetto al passato, di un minor numero di visite uniche degli utenti o di una naturale flessione di alcuni "mercati" (no, non nazioni, sono proprio mercati, confermo), benché si parli di bacini di utenza piuttosto importanti come quelli di USA e Canada. Ovviamente le smentite dagli uffici di Palo Alto non si fanno attendere, e si dichiara che Facebook scoppia di salute: tuttavia, la verità potrebbe essere come sempre nel mezzo. Diminuzione naturale di mercati già saturi? O dopo qualche anno di assoluto dominio l'appeal di Facebook (complice forse troppa invadenza pubblicitaria) comincia a scemare? Delle due l'una: speriamo non sia la prima!

lunedì 13 giugno 2011

WHY CAN'T WE BE FRIENDS?

Tralasciando i motivi che portano alla generazione del titolo del post (anzi no, diciamoli: una canzone di alcune generazioni orsono, una di generazioni più vicine ma soprattutto scenette epiche), il video del giorno altro non è che un promo di uno spettacolo in scena in quel di Londra, dal titolo Two Boys. Il tema dello spettacolo si concentra sui rischi e sui pericoli della vita online, quindi non stupisce se il virale per pubblicizzare lo spettacolo simuli le attività svolte sul vostro social network preferito (e su Twitter) nella vita reale. Qualcosa di simile per scherzo è stata già realizzata, ma questa volta provate a soffermarvi sulle reazioni e sulle facce delle persone a cui vien chiesta l'amicizia o un poke, poi riflettete sulla frase che fa da supporto al video: ever thought how odd your online life is? (E se l'inglese vi è sconosciuto, provate a chiederlo ad un traduttore o ad uno strumento di verità!)

Come sempre, buona visione.

giovedì 9 giugno 2011

TATT'S ENOUGH!

Volete dimostrare quanto siete attaccati ai vostri amici su Facebook? Emulate le eterne gesta di una ragazza olandese che ha pensato bene di tatuarsi sul braccio le foto dei profili dei suoi contatti Facebook. Amicizie selezionate? Beh, sì e no, visto che sull'arto trovano spazio centocinquantadue immagini (la ragazza rientra quasi perfettamente nella media scientifica). E per i successivi? Spazio su altre parti del corpo dovrebbe essercene: il problema, semmai, si porrà al primo caso di unfriending...

mercoledì 8 giugno 2011

NON DITELO!*

Questa è la classica notizia che fa notizia, nel senso che è lì pronta ad innescare il solito vespaio di polemiche che - per carità, fanno bene al confronto - generano una verità troppo soggetta ad opinioni e punti di vista personali. Dall'altra parte del Monte Bianco, ossia nella patria dei nostri cugini francesi, è stata varata una legge in cui si vieta espressamente di citare Facebook e Twitter in TV. I motivi alla base di questa a suo modo epocale decisione? Varie le scuole di pensiero. Il primo motivo che a molti viene in mente riguarda il "protezionismo" della lingua francese a cui non ci si fa mai il callo (uno su tutti? Il dispositivo di puntamento informatico, noto al mondo come mouse, da loro resta souris), ma pare che ci sia una ragione molto più pragmatica alle spalle. Beninteso, le due parole non saranno bandite per sempre dal piccolo schermo d'oltralpe: semplicemente, non si potrà rimandare a contenuti multimediali sul vostro social network preferito e su quello che vive grazie ai cinguettii. In altre parole: seguiteci su Twitter oppure diventate Fan della nostra pagina FB non si potrà (più) dire, mentre magari citare una notizia con protagonisti questi due siti (perché magari vi stanno rovinando l'esistenza - non solo quella digitale - ma non riuscite comunque a smettere) si potrà ancora fare. Facciamo due più due e quindi probabilmente la motivazione alla base della scelta è di natura economica: Twitter e Facebook sono giganti del Web, ma sono anche marchi. Marchi che generano fior di denaro (il come dovrebbe essere noto), e dunque come tali devono essere trattati, ossia evitando di citarli per evitare pubblicità occulta e/o concorrenza sleale.

Via al vespaio di opinioni: c'è chi ovviamente si schiererà contro questa decisione a priori, chi la appoggerà a priori, chi attaccherà la Francia e il suo sistema linguistico, chi difenderà l'Italia sperando che non imiti la decisione presa oltreconfine, e così via. Il mio punto di vista? Assolutamente superfluo, ma aggiungo solo una cosa: non è una questione di citare o non citare questo o quel sito, questo o quel marchio. Lucidamente, il giornalismo d'oggi senza queste due parole avrà vita dura, visto che pare che tutta l'informazione sembra che passi solo ed unicamente da quelle parti. Giusto o sbagliato? Non so, so solo che una volta il giornalismo era diverso, non necessariamente peggiore di oggi.
*

venerdì 3 giugno 2011

REALTA'...E VIRTUALE

Credo che potrei stare ore a rimirare questo pezzo di verità. Forse qualche paragone non sarà chiaro proprio a tutti (occorre essere americani e/o cultori della cultura americana e/o cultori dei tormentoni della Rete), ma ecco come vi dipingete su Facebook e come in realtà siete. Nessuno escluso, gatti compresi (sì, ci sono anche gli animali su Facebook, cosa credevate?).

The Facebook You Gif - The Facebook You

Grazie, Signor Gif!

mercoledì 1 giugno 2011

LE BUONE MANIERE DIGITALI

Già un annetto fa su queste pagine si era parlato di alcune regole non scritte (anzi, scritte ma non molto rispettate) stilate per cercare di inquadrare la comunità virtuale in determinati comportamenti in modo che non si cadesse mai in eccessi e cose del genere: insomma, una sorta di Galateo in chiave moderna. Poi arrivò la rivoluzione social, poi arrivò il vostro social network preferito: e all'allargarsi della base di utenti nei quattro angoli del globo, ecco affacciarsi anche una serie di problematiche relative a comportamenti figli (anche) di una certa disinformazione a proposito delle tecniche digitali.
L'educazione ai tempi di Facebook (in realtà si parla di tutti i social network, ma chissà come mai si sbatte sempre il "mostro" FB in prima pagina...) è un articolo apparso su Wired.it che prende spunto da un ottimo "pezzo" comparso sul New York Times: val la pena dare una lettura per capire come siano sempre più quelli che "si alienano dalla serata a suon di Mi Piace (e chissà quali altri tasti malefici)" o "linkano tutti i social network a cui sono iscritti". Perché in fondo, citando l'articolo, non interessa a nessuno vedere su Facebook i check-in di Foursquare. In fondo è questione di educazione. Digitale, ma che ha riflessi nella vita. Quella vera.