sabato 30 ottobre 2010

LA SPIA SI E' ACCESA

Questa è la classica notizia-bomba che potrebbe (dovrebbe) far saltare il sistema, o quantomeno mettere qualcuno in allerta: considerando che la prima opzione è di difficile realizzazione, speriamo che almeno il secondo scenario risulti fattibile, prima o poi. La notizia è questa: Facebook vi spia. O meglio, fa in modo che qualcuno vi  possa spiare, e nello specifico le forze di polizia. D'accordo, non è la prima volta che le autorità becchino qualcuno o abbiano a che fare con il vostro social network preferito, ma stavolta si parla di controlli capillari e preventivi da parte delle forze preposte al controllo della sicurezza nazionale, in ambito reale e anche virtuale. Secondo l'articolo pubblicato su L'Espresso, l'accordo tra Facebook e gli organi statali preposti è quantomeno storico, poiché l'Italia è il primo paese a stipulare questo tipo di agreement. Il motivo? Dal mio punto di vista non è questione di censura, politica di controllo o cose simili: semplicemente, Facebook in Italia è una vera e propria droga, e i dati lo testimoniano. Quindi, perché non approfittare delle spontanee dichiarazioni pubbliche con tanto di nome e cognome in bella vista? Dev'essere questo il ragionamento alla base, e non sta certo a me decidere se tutto ciò sia giusto o no: ci si può basare su quello che si legge in giro o se ci si fa una certa idea di un servizio che offre tanto e (apparentemente) non chiede nulla in cambio. Tuttavia, non è il caso di puntare il dito sempre e solo sull'Italia, per carità: Facebook non limita la sua policy alla terra di santi, poeti e navigatori in cerca di gossip. Pare infatti che abbia messo mano al portafogli in cerca di spiccioli per evitare che determinate leggi americane a tutela della privacy entrino in vigore.
Politica, tutela della propria libertà, etica, business: si gira sempre e solo intorno a queste tematiche, c'è poco da fare. Ah, ovviamente la notizia dell'accordo tra Facebook è stata prontamente smentita: vi pare che Facebook vi possa tradire? Delle due, l'una: o Facebook non vi spia, o Facebook vi spia. Io un'idea ce l'avrei. Ma non è mica una notizia.

venerdì 29 ottobre 2010

IDENTITA' VIOLATE

Ecco, la storia odierna mi ricordava tanto il titolo di un film di qualche anno fa (trovate qui la scarna descrizione della trama), ma è davvero il primo pensiero che mi è balzato in testa. Etichettato dal (mitico) Sun come The most terrifying story you'll read online today, l'articolo dal titolo My life was stolen on Facebook narra la storia del furto d'identità virtuale (ovviamente si parla del profilo Facebook) di una ex-cantante di una girl band in voga qualche anno fa, The 411. La parte inquietante riguarda il lato poco virtuale della faccenda: la ragazza, che attualmente lavora per una radio londinese, si è sentita chiamare per nome nella metropolitana da un uomo a lei sconosciuto. Come se non bastasse, l'uomo (che veniva appositamente dal Belgio - vabbè, dai, ora con il Tunnel è più facile raggiungere Londra) ha cominciato a urlare una serie di dettagli che lei non aveva mai confidato a questo total stranger: per farla breve, la ragazza scopre ben presto che la sua identità (foto con figlio comprese) era stata letteralmente "adottata" da una ragazza belga, la quale ha ovviamente agito per conto terzi, compiendo una serie di attività (tra cui editing delle foto "della 411") che hanno trasformato la vita della ex-starlette in un vero e proprio incubo da stalking.
Famosi o non famosi, non è questo il punto. Il punto è sempre lo stesso: oggi a lei, e domani?

PS: le 411, in effetti le ricordavo in qualche modo. Ecco, le ricordavo per questa canzone (ottimo video), ma non in questa versione. Ah, ecco, ora con l'intervento di Ghostface Killah mi suona già più familiare. La base non è da buttare: beh ci credo, visto che il sample di questa "hit" è datato ed è di qualità...

lunedì 25 ottobre 2010

LA DURA LEGGE DELL'AMICIZIA

Avete profuso ogni vostro sforzo per avere una lista amici degna di tal nome? Avete fatto a gara con i vostri conoscenti per chi ha il maggior numero di amici? Che bravi che siete, siete davvero gli utenti perfetti del vostro social network preferito. Capita talvolta di imbattersi in ripensamenti (capita): colui il quale è amico oggi, non lo sarà domani. E' un peccato che FB dia la possibilità di cancellare qualcuno dalla lista amici, perché in questo modo non si dà la possibilità di selezionare davvero la propria cricca di persone care. Ma un lato positivo c'è, ed è prettamente linguistico: l'azione di cancellazione di contatti dalla lista amici ha prodotto un neologismo (o almeno un'evoluzione semantica) che, come già segnalato tempo fa, è ormai una parola di uso comune e con una valenza sempre più importante.
A parola nuova corrispondono anche comportamenti nuovi: ecco dunque che l'atto di unfriending su Facebook diventa proprio una sorta di arte con la sua precisa etica. Come segnala Corriere.it, riprendendo un articolo del New York Times, questa nuova dinamica sociale è addirittura oggetto di studi seri, tanto da diventare una vera e propria tesi di laurea alla University of Colorado, Denver (USA). Nel lavoro sono stati individuati i motivi per cui si rinuncia ad un'amicizia fino a quel momento evidentemente irrinunciabile: tra le possibili cause, la presenza troppo continua di commenti banali o divergenza di vedute in materia di temi "caldi" come religione e politica. Insomma, il vostro prossimo status update o il vostro prossimo commento postato con troppa superficialità potrebbero segnare la fine di un'amicizia virtuale. Fortunatamente per la rottura di una vera, invece, serve (ancora) qualcosa di più.

domenica 24 ottobre 2010

CASA, DOLCE CASA...

Le parole chiave del post odierno sono "furto" e "casa": anche se in ambiti diversi, esse riconducono sempre e comunque al vostro social network preferito. Si parte con la prima notizia: vista la mania da informazione a tutti i costi legata agli status update più inutili che la storia (digitale e non) ricordi, alcune compagnie di assicurazione si stanno tutelando nei confronti di clienti fin troppo "chiacchieroni". Su Corriere.it compare la notizia relativa proprio alle possibili politiche adottate in caso di "annunci" fin troppo espliciti di assenze da casa o simili, poiché informazioni fin troppo reperibili e sfruttabili da malintenzionati. D'altronde, già mesi fa si era parlato del valore pubblico e della facilità di accesso a tali informazioni, quindi questo tipo di decisioni non è altro che il (giusto) frutto di nuove dinamiche "social-ossessive".
Ma i furti non sono solo reali: la psicosi può arrivare a varcare confini fino ad oggi inimmaginabili. L'appartamento svaligiato è virtuale, ma la denuncia è vera, verissima. La notizia proviene sempre da Corriere.it, ma sembra presa da un sito di barzellette o simili: una donna ha sporto denuncia per il furto del suo appartamento che ha costruito con tanti sacrifici su un giochino che gira su Facebook, tal Pet Society. Nel gioco si costruisce una vita virtuale con tanto di casa e accessori, un po' come per altri giochi come Second Life o The Sims. Avrei pagato pur di vedere la faccia del pubblico ufficiale che ha ricevuto questa richiesta di denuncia, e pagherei (ma anche no) pur di vedere il verbale relativo a questa vicenda. Poi si dice che in Italia la Giustizia non funziona e che ha costi altissimi...

sabato 23 ottobre 2010

UNA FOTO E' PER SEMPRE

Pentiti del vostro ultimo post? Beh, non siete soli: fa parte dei nuovi comportamenti ossessivo-compulsivi della generazione Facebook. Certo, esistono sicuramente dei metodi per tornare indietro (ah, il caro vecchio undo), ma non pensate che la cosa si riduca ad una procedura così facile. Su Wired.it è stata pubblicata la notizia dell'ennesima impostazione modificata in Facebook (con buona pace per la vostra privacy): la chat, vale a dire quella specie di sotterfugio utilizzato per non postare pubblicamente pensieri (in)utili, non si può più "pulire". Dunque, addio alla cancellazione della cronologia: occhio alle vostre prossime conversazioni, in futuro potrebbero come al solito ritorcersi contro di voi. Come se non bastasse, il problema della "scrittura eterna" (altro che i Sumeri) si estende anche e soprattutto alle foto, croce e delizia degli utenti FB. Cancellare una foto compromettente potrebbe non essere sufficiente: per quanto questa sparisca dalla vostra bacheca, essa rimarrà tranquillamente nei server di Facebook per mesi e mesi e mesi e mesi, spesso anni. E continueranno a rimanere a disposizione di tutti. Pentiti ora? Beh, potevate pensarci prima...

mercoledì 20 ottobre 2010

NELLA VECCHIA FATTORIA CEDO I DATI A CHICCHESSIA (IA IA OOH)

Non riuscite a staccarvi da Farmville, vero gioco-ossessione che circola su Facebook? Ecco una buona ragione per dare un taglio al giochino e magari al sito che lo ospita. Pare che il Wall Street Journal (e non un anonimo giornaletto di provincia) abbia condotto un'analisi riguardante il rapporto tra Facebook e le sue applicazioni più celebri, Farmville in testa. Risultato? Pare che in quanto a privacy FB sia un bel colabrodo (e dov'è la novità, d'altronde?), poiché comunica attraverso un ID univoco i (numerosi) dati dei profili personali a terzi, ossia gli sviluppatori di simulatori di mungitura di mucca e simili. FB di suo ammette il "buco" (incredibile ma vero), e giura provvedimenti in tal senso, ricordando tuttavia che nessuna informazione è condivisa ad altri senza esplicito consenso. Già, il consenso che si gestisce in quelle noiose ed oscure impostazioni personali. D'altronde, va detto, la notizia a tal riguardo è stata data in sordina, ma pare sia stata data. Certo, queste notizie sono noiose: meglio Farmville, no? Credo che sia la stessa cosa che dicono anche le aziende che monetizzano grazie alle vostre mungiture virtuali...

martedì 19 ottobre 2010

CAMPIONI DEL MONDO

"Non riesco più a stare senza, baby non è droga ma dà dipendenza..."

Scordatevi il 2006, questo record tutto italiano non credo possa avere lo stesso motivo di vanto rispetto a quattro anni fa. Su Repubblica.it si mette nero su bianco la notizia: gli italiani sono i maggiori utilizzatori di Facebook. Nel mondo, sia chiaro. Non parliamo di numero di utenti totali e nemmeno di rapporto popolazione/utenti: qui si parla di tempo pro capite (o meglio, pro utente) trascorso online. Chiaro il concetto? Abbiamo superato gli Stati Uniti, lì dove il fenomeno Facebook è iniziato: non mi sembra un dato per il quale andar fieri, sappiatelo. Nell'articolo si parla poi dell'ennesimo libro dedicato ai social network (beh, direi per par condicio: Repubblica non vuol essere da meno rispetto al Corriere) nel quale si delineano due profili di utilizzatori ben distinti (oltre a quelli elencati in questo post), ossia gli utenti che mantengono i contatti con la propria rete e quelli che vivono su FB per sapere i fatti degli altri. Credo che ci si dimentichi di un'altra categoria: quella delle persone che mantengono i contatti con la propria rete & che vivono su FB per sapere i fatti degli altri, contemporaneamente. D'altronde, non si diventa campioni del mondo per caso...

mercoledì 13 ottobre 2010

PATOLOGIE 2.0

Sulle "influenze" dettate dall'era digitale si è trattato parecchio in queste pagine, segno che l'ariete rappresentato dalla sfera virtuale sta sfondando il fortino della vita reale. A volte ossessione, a volte psicosi di massa, il vostro social network preferito a volte crea o sviluppa delle vere e proprie malattie con tanto di sintomi, diagnosi e prognosi. Sentite questa: un ragazzo viene mollato dalla sua fidanzata. Ok, niente di nuovo sotto il sole: fin qui, tutto normale. Il ragazzo la prende male (come è giusto che sia) e comincia anche a manifestare i tipici segni di un attacco allergico. Il motivo (provato ed approvato da una équipe medica)? Il ragazzo non riesce a mandar più la storia finita male, ma soprattutto il fatto che lei abbia cancellato lui dalla lista di amici di Facebook. No, giuro, questa notizia pare sia vera: è stato dimostrato che l'insorgere delle crisi asmatiche (di cui già soffriva il ragazzo, va detto) si verificavano proprio in concomitanza con la visione della foto della sua ex-fidanzata che probabilmente in quel momento conversava con altri su Facebook. Da qui l'ipotesi medica di relazionare questo stato particolare di stress alla reazione scatenata da questo scenario tutto particolare, tanto che lo studio probabilmente verrà pubblicato sulla prestigiosa rivista di settore The Lancet. La malattia del ventunesimo secolo ha un nome e un cognome. E un logo con una scritta su sfondo celeste.

martedì 12 ottobre 2010

UN BUSINESS A TUTTO TONDO

Come il Maracanà...citazioni a parte, il post di oggi è dedicato ad un articolo comparso sull'edizione odierna di Corriere.it che di fatto riassume tutti gli eventi più recenti legati (a modo loro) a Facebook (e che potete trovare grosso modo anche qui e qui), ma che in maniera molto più pragmatica vuole pubblicizzare un libro (l'ennesimo libro) che tratta il tema di Facebook e dintorni. Soprattutto dintorni. Il testo sta per uscire tra nove giorni ed è a firma di Marisa Marraffino, docente ed esperta di marketing digitale: il libro vuole essere una sorta di vademecum ai tempi di Facebook, soprattutto in ottica di educazione alla rete - un compito molto arduo vista l'attitudine generale di molte persone. Insomma, nell'articolo si prende la questione alla larga per terminare con la citazione di un libro. Buon per la scrittrice, la pubblicità ottenuta su una testata nazionale e il tema trattato profumano di combo vincente. Che dire? Comprate il libro per rileggere la cronistoria delle vicende da non imitare per non avere problemi circa eventuali messaggi inopportuni: c'è il caso della persona licenziata per un messaggio di troppo (toh, anche qui), della creazione del gruppo che diventa un caso da tribunale (toh, anche qui), di tradimenti virtuali (toh, anche qui, e di vario tipo anche), di divorzi (toh, anche qui) e probabilmente di tante altre piccole storie (toh, anche qui) che vi serviranno da monito. Arrivo tardi per scrivere un libro, peccato (ma non sarei in grado). Mi basta la "passione" che metto nel portare avanti questo progetto, anche se non si campa di sola "passione": per quella magari ci vorrebbe altro. Un libro, magari (ma non sarei in grado, l'ho già detto?).

lunedì 11 ottobre 2010

NATI(VI) DIGITALI

D'accordo, Facebook è un must per i teenager e per i giovani (ma non solo), ma ogni tanto si oltrepassa il (solito) limite. Abbassiamo l'asticella e pensiamo ai possibili rischi dettati dall'inesperienza sul Web, dalla giovane età (troppo giovane, alle volte) e dal cattivo utilizzo che si fanno di determinate risorse. Sapevate dell'esistenza di  un limite d'età per l'iscrizione a Facebook? Insomma, devi essere un teenager per scorrazzare sul vostro social network preferito. Eppure è facilissimo aggirare questo limite: basta falsificare la data di nascita, visto che l'inserimento dei dati è assolutamente free e incontrollato (come d'altronde succede in molti altri scenari, ma questa è un'altra storia). Insomma, fatta la legge e trovato l'inganno, si suol dire. Ma abbassiamo ulteriormente l'asticella, e occupiamoci di coloro i quali finiscono inconsapevolmente e contro la loro volontà su quel gran calderone di dati, foto e tag chiamato Facebook. Inconsapevolmente perché troppo piccoli: il dato è relativo al Nord America, ma l'articolo comparso sull'edizione odierna di City rivela che l'ottantadue per cento dei bambini al di sotto dei due anni (già) compare in Rete. Otto bambini su dieci che finiscono con i loro sorrisetti ingenui su profili con nome e cognome, alle volte. Abbassiamo ancora l'asticella, e citiamo anche il 23% di bambini con una "prova digitale" già online ancor prima di nascere, vista la mania delle madri di postare i loro pancioni sul Web. Contenti loro, ma poveri bambini, che male hanno fatto loro? (Almeno quelli in pancia sono coperti: magra consolazione...)

sabato 9 ottobre 2010

STORIE DI ORDINARIA DIPENDENZA

Sulla scia di un precedente post (il cui titolo è poesia allo stato puro), l'articolo del giorno da segnalare è tratto dal (nuovo) portale di Wired che tratta l'annosa questione dell'ossessione da Facebook che genera l'ansia da informazione passiva e attiva e che nel caso della protagonista ha portato ad una soluzione definitiva (a cui va il mio plauso, naturalmente). Ora, non so se l'articolo sia romanzato o meno, ma se vi ritrovate nella stessa situazione, beh, peggio per voi, ve la siete cercata!

venerdì 8 ottobre 2010

PRIVACY MON AMOUR

Mr. Facebook è un soggettino che ha capito tutto della vita: fa il filantropo proprio in concomitanza con l'uscita del film sulla controversa genesi del vostro social network preferito per far vedere che lui ama i suoi utenti; ora ci stupisce con dichiarazioni molto coerenti che sembrano quelle di un politico in vena di promesse a chicchessia. Giugno 2010: in un'intervista dichiara che "la privacy è un concetto superato". Non condivido, ma incasso e memorizzo. Ottobre 2010: Mr. Facebook annuncia una vera e propria rivoluzione della sua creatura dichiarando in mondovisione che il valore della privacy è importante e va tutelato attraverso dei filtri di trasmissione delle informazioni. Stento a crederci, ma è così: Facebook 2.0 sembra essere dietro l'angolo, e in teoria (forse per paura di una Diaspora) punterà forte sulla protezione dei dati personali. Fine delle trasmissioni per tutti i detrattori di Facebook? Non esageriamo. D'altronde è proprio lo stesso Mr. Facebook ad ammettere che le già presenti impostazioni per delimitare a contatti specifici le proprie informazioni (attraverso le "liste") sono utilizzate da 1 utente su 20. Che ne sarà del nuovo, privato Facebook (ossimoro puro)? Si passerà alle informazioni blindate oppure ora ben 6 iscritti su 100 useranno i social network in maniera consapevole? Quanti in realtà si ricorderanno di queste funzioni, e quanti in realtà continueranno ad essere Dipendenti, Incontinenti, Lanciatori di ami, Predicatori, Giullari e Replyer? Solo il tempo ce lo potrà dire, prima ovviamente che Facebook chiuda e il suo fondatore si butti in politica. D'altronde, sembra molto portato per questo tipo di cose...

mercoledì 6 ottobre 2010

LA DOMENICA SPORTIVA

Facebook e sport, binomio potenzialmente pericoloso. Già in passato il vostro social network preferito aveva creato scompiglio in occasione di qualche evento di rilevanza nazionale ed internazionale come le Olimpiadi, i campionati di basket italiani (dal punto di vista dei direttori di gara) o i recenti Mondiali di calcio in Sudafrica (ma a giudicare dal risultato finale - Spagna sul tetto del Mondo - direi che il divieto ha funzionato). Spostiamoci sul calcio, lo sport per eccellenza e la mania e passione dell'italiano medio: ormai i calciatori più famosi fanno a gara a creare il proprio profilo official su Facebook per comunicare con i propri sostenitori (o detrattori che ti insultano, ma è il prezzo da pagare, baby). Ci sta, d'altronde sono personaggi pubblici e oggetti di marketing, quindi mi pare che in questo caso il mezzo sia solo parte del business che si scatena dopo i tempi regolamentari. Capita, tuttavia, che qualcuno vada (come al solito) fuori dalle righe e con un commento di troppo rischi di attirare discussioni mediatiche o incappi in qualcosa di più grave. Le due notizie sono quasi contemporanee: la prima riguarda un giovane calciatore serbo della Fiorentina, Adem Ljajic, appassionato di Nutella e di computer. La prima al massimo fa male allo stomaco, il secondo se usato con la leggerezza dei vent'anni qualche problemino in più lo può dare: il ragazzo gioca bene, si monta un po' la testa, esterna il suo pensiero su Facebook ("voglio giocare in nazionale") e si scatena la rissa mediatica. Peccato che - pare - il suo profilo sia un fake bello e buono, e che quindi le sue dichiarazioni abbiano lo stesso valore delle teste di Modigliani trovate in riva all'Arno. E peccato per tutti i suoi fan che senza esitazioni erano pronti a vantarsi di aver stretto "amicizia" con un famoso calciatore.
La seconda notizia riguarda dei calciatori meno famosi, ma non per questo non meritevoli di finire nell'occhio del ciclone. Sentite questa che è bella. Sulla bacheca di un giocatore della Salernitana (parliamo comunque di Prima Divisione o vecchia Serie C1, mica il campionato della parrocchia), Luca Brunetti, qualche giorno fa compare un urlo di vittoria: 3 punti per i granata? No, semplicemente una vincita alle scommesse da parte del calciatore. La dichiarazione fa il giro della Rete e un suo compagno di squadra, Andrea Pippa, addirittura ironizza sul loro Presidente. Peccato che i tesserati professionisti NON possano scommettere sugli eventi calcistici, pena una squalifica. Brunetti si difende dicendo che la sua situazione contrattuale è in bilico in quanto fuori squadra e prossimo alla rescissione del legame con la Salernitana. Già, peccato che a tutti gli effetti il ragazzo sia ancora legato da un vincolo che gli impedisce di effettuare scommesse sulle partite di cui lui stesso può essere artefice, nel bene e nel male. Una volta si utilizzava il classico vecchio metodo della telefonata e del meteo: il sole splendente corrispondeva alla vittoria della squadra di casa, il tempo nuvoloso era indice di pareggio, e la pioggia indicava la vittoria degli ospiti. Bastava un po' di accortezza per fare la legge e trovare l'inganno: oggi invece si lascia tutto su quel diario pubblico chiamato Facebook senza ponderare le conseguenze. La battuta è scontata: riguardando i cognomi dei protagonisti della vicenda, mi sa che la Pippa non è tal Andrea.

sabato 2 ottobre 2010

IL SENSO DELLA VITA

Più che un post sembra un tweet, ma tant'è: come non condividere questa splendida risposta che è un po' l'essenza del vostro social network preferito?


Un sentito grazie a artoftrolling, vera fonte d'ispirazione!