lunedì 28 novembre 2011

NATI PEDINATI

Sulla sezione La Lettura del Corriere della Sera compare oggi un interessante articolo dal titolo Pedinati da Facebook: letto così non aggiungerebbe niente di nuovo a ciò che si sa, si dovrebbe sapere o si potrebbe intuire, invece si tratta di un pezzo piuttosto vivace (con un'immagine a corredo abbastanza emblematica) che offre ulteriori spunti di riflessione. Il tema principale si concentra sul cosiddetto frictionless sharing, ossia quella mania da condivisione "senza se e senza ma": condividere ha il suo (ottimo) perché, ma è bene anche selezionare le proprie fonti e il tipo di informazione da diffondere ai quattro (o meglio, ai settecento e passa milioni di) venti. Insomma, Facebook diventerà una vera e propria seconda pelle, e si paventa un futuro in cui il vostro social network preferito aggregherà tutto - ma proprio tutto - quel che farete online (e forse anche offline), dalle vostre ricerche alle vostre letture, in modo automatico e senza addirittura la necessità dei "fastidiosi pulsanti" che permettono volontariamente di condividere link esterni.

Una Rete nella Rete, in definitiva: ma come ogni rete, il rischio di rimanere impigliati non è così remoto.

venerdì 25 novembre 2011

A NOI LA COPPA...*

Senz'altro lodevole l'iniziativa che ieri ha portato direttamente su Internet le partite di Coppa Italia (di calcio, s'intende). Attraverso due distinte partnership stipulate con la Lega di Serie A, sia Facebook che Youtube hanno trasmesso in streaming due partite serali dei turni a eliminazione diretta. Certo, non due partitoni epocali (Cagliari - Siena e Genoa - Bari) ma sempre un'iniziativa per coinvolgere il pubblico anche all'estero.
Il "problema", se così si può dire, è nella fruizione dei contenuti. Si "sfidavano", in un certo senso, due colossi del Web, vale a dire Youtube e Facebook. Due social network su basi (molto) distinte, ma pur sempre due social: se la partita sulla prima piattaforma era disponibile collegandosi all'account di La7 Intrattenimento, sul vostro social network preferito bisognava collegarsi all'account della Lega di Serie A. E qui la differenza: mentre sul tubo è bastato collegarsi liberamente alla pagina specifica per godersi il match (dunque senza neanche effettuare il login a Youtube), su FB occorreva prima "gradire" la pagina prima di poter vedere la partita (naturalmente ciò presupponeva anche l'iscrizione a Facebook, ça va sans dire).
Insomma, stesso risultato con due procedure totalmente diverse, con tutto ciò che ne consegue a livello di trattamento di dati e affini. A livello di "libertà" di Internet e trasmissione di contenuti, si può dire che Youtube batte Facebook uno a zero, ma forse era un risultato abbastanza scontato.

Ps. Titolo del post liberamente ispirato alla genialità capitolina.

giovedì 24 novembre 2011

SUPERABILE SEPARAZIONE

Conoscete la regola dei sei gradi di separazione? Se ho un amico/a che ha un amico/a che ha un amico/a che ha un amico/a che ha un amico/a che ha un amico/a e si incrociano tutte le rispettive conoscenze, si conoscerà praticamente tutto il mondo (e siamo 7 miliardi, eh). Insomma, se ci collegano a chiunque solo altre cinque persone ma pensate che siano ancora troppe, fate un salto su Facebook per colmare la distanza. Un ennesimo, vitale studio cerca di capire quanto il vostro social network preferito (ma qualcuno c'era arrivato già prima), con gli oltre 700 milioni di utenti attivi - e relative liste di amici - sia in grado di abbassare la soglia, riducendo il fatidico numero sei. E i risultati sembrano dare ragione a FB, poiché pare che il numero magico in questione arrivi a calare drasticamente fino a quattro (arrotondando). Insomma, il mondo si sta facendo piccolo o ci conosciamo sempre più? Oppure Facebook non rappresenta un campione veritiero della popolazione umana, considerata anche la smania da aggiunta amici che di fatto aumenta la base di conoscenze ipotetiche ma non effettive? E come faremmo a conoscere i non iscritti? Insomma, forse occorrerebbe tornare a sei. Sei sicuro che questo studio sia stato utile?

giovedì 17 novembre 2011

UN'ALTRA "IMPOSTA"

Non è mia intenzione infierire contro il Sindaco di Bari, ma quando ci si imbatte in alcune dichiarazioni "nette" una riflessione sorge spontanea. Il primo cittadino del grande centro meridionale, dopo essere finito sotto la lente di ingrandimento per il suo uso spasmodico di Facebook, mira ora ad estendere la sua "passione" anche ad altri membri della sua Giunta: la sua ultima dichiarazione suona come un diktat, visto che ha obbligato tutti i suoi colleghi di Governo a passare almeno un'ora al giorno su Facebook per rispondere alle domande dei cittadini, pena l'esclusione dal suo esecutivo. Chiaramente la notizia suscita dibattiti a riguardo, tra cui quella di interfacciarsi attraverso una più globale pagina istituzionale...ovviamente sempre su Facebook. Dei siti ufficiali e istituzionali non parla proprio nessuno: soluzione troppo faticosa, perché presupporrebbe anche inculcare nel cittadino un senso civico a tutto tondo. Già, forse è una soluzione troppo faticosa...

lunedì 14 novembre 2011

RETROMARCIA

La notizia ha già qualche giorno ma val la pena tornarci su: pare che Facebook abbia raggiunto un'intesa con la Federal Trade Commission statunitense per migliorare le politiche di privacy sul suo sito, poiché non così limpide per gli utenti. Insomma, il governo americano si è mosso ufficialmente per ristabilire regole e comportamenti in nome di una semplificazione o quantomeno di una maggior chiarezza. L'accordo (definito addirittura un passo indietro per le politiche a trabocchetto di Facebook in materia) è ritenuto talmente importante che l'organismo federale effettuerà controlli e monitoraggi per venti anni (e chissà dove sarà il Web - che guarda caso compie vent'anni proprio oggi - tra un altro ventennio).

Ah, ecco: allora c'è un problema effettivo di privacy su Facebook....

venerdì 11 novembre 2011

STATISTICA SULLO STATISTA

Pensavo di soprassedere sull'argomento, ma trovando in Rete un ottimo post che parla dell'uso di Facebook al fine di ampliare il più possibile il bacino di utenza per divulgazione dei messaggi non si può resistere alla tentazione, quindi fiato alle trombe.
Si parla di Servizio Pubblico, una rivoluzionaria trasmissione televisiva (almeno nel formato) che mescola vecchio e nuovo, tradizione e innovazione. Su genesi e motivazione del programma è inutile soffermarsi, basti dire che la trasmissione è in onda sia su un circuito di reti locali che ne garantisce la diffusione sul territorio nazionale in forma "standard" sia sul web in diretta streaming (naturalmente ponendo molta enfasi sulla diretta anche e soprattutto sulla pagina FB del programma). Il programma suscita curiosità e interesse - forse anche per via della situazione politica italiana - al punto che le prime due puntate sono state definite un successo e al punto tale da definire questa singola trasmissione "la terza tv del paese". Uno dei punti di forza del programma è l'interazione live con il popolo del Web: o meglio, con una parte del popolo del Web, vale a dire il popolo di Facebook (e nello specifico dei fan della pagina del programma). Pare che nell'esaltare questa interazione se ne dimentichino altre (qualcuno parla dell'assenza interattiva su Twitter, per esempio), fatto sta che su FB si raccolgono commenti e si lanciano sondaggi con feedback praticamente immediato.
E' proprio la questione sondaggi a suscitare qualche perplessità (e a fare da sfondo all'ottima analisi che ha costituito lo spunto per questo post), visto che l'unico canale di ricezione dei dati è proprio il sondaggione lanciato su Facebook. Le risposte, in questo modo, sono abbastanza scontate e dimostrano come la massa cambi idea in un nanosecondo, a seconda dell'interlocutore del momento durante il programma. Va da sé che il campione statistico risulti poco rappresentativo e molto poco stabile, eppure i dati (credo) sono stati ostentati con un certo ardore.

Innovazione, terza tv? Tutti ottimi concetti: e può anche darsi che le altre due siano obsolete e non godano di ottima salute, ma se questa è l'alternativa...

giovedì 10 novembre 2011

STIPENDIO? DIPENDE!

Che il vostro social network preferito piaccia -e tanto - non è certo una novità. Basta guardare qua e là le schermate di molti computer o il volto chino sullo schermo di molti possessori di cellulari di ultima generazione (sarà la nuova posa dell'uomo evoluto) per rendersene conto. Per Facebook molti sarebbero disposti a tutto, ma proprio a tutto: la conferma arriva da un report che indica come quasi la metà degli intervistati sarebbe disposta a ricevere uno stipendio più basso in cambio di una maggiore libertà sui social network sul luogo di lavoro, mentre più della metà non prenderebbe in considerazione un nuovo lavoro che impone regole restrittive in fatto di social media. I dati si riferiscono alla sola situazione statunitense e vanno ovviamente considerati attendibili, anche se il periodo attuale non è proprio di vacche grasse...
Difficile entrare in questo tipo di logica, ma tant'è. Con stipendi più bassi c'è meno possibilità di comprare beni e servizi: dato questo punto di vista, sarà più complicato riuscire ad acquistare il FB-motorino...e non scordatevi il casco, ovviamente.

martedì 8 novembre 2011

ERRARE IN RETE

Facebook e politica, ancora una volta. Lo spunto non è dettato dalla situazione italiana di questi giorni, ma da un articolo apparso sul Corriere del Mezzogiorno in cui si analizzano i comportamenti sul vostro social network preferito di due esponenti politici locali e nazionali. Sotto la lente di ingrandimento il rapporto con i propri fan da parte di un sindaco "fiero" di governare su Facebook e un politico regional-nazionale alla ribalta che ha fatto proprio dell'interazione digitale un punto di forza. L'accusa, secondo l'autore dell'articolo, è quella di utilizzare Facebook in modo errato: interessante punto di vista, ma l'errore in questo caso è nel tipo di diffusione dei contenuti e degli interventi ("troppo utente il primo, troppo cliente il secondo", si legge). Nessuna menzione al fatto che per entrambi Facebook sia "solo" un sito terzo e non istituzionale che potrebbe essere usato solo come puro aggregatore e veicolo per "altri lidi" (i siti istituzionali, appunto) per i cittadini - ops, i futuri elettori. Certo, è innegabile che anche i politici sono esseri umani e possono avere i loro profili (nei quali esulare da puri concetti politici e interagendo per questioni più personali), ma pare difficile ormai discostare anche i rappresentanti della massa da questi puri strumenti di massa.

domenica 6 novembre 2011

UN NOME DI TENDENZA

Ricordate la vicenda della neonata a cui è stato dato come nome Facebook? La notizia, per quanto strana, aveva anche la sua motivazione (e giustificazione) di fondo. Mi pare ovvio che per par condicio non possa mancare un nuovo nome all'anagrafe del mondo: Trendy.
La notizia è del Sun: un calciatore del Peterborough, Gabriel Zakuani, è uno dei tanti Twitter addicted al punto da chiamare suo figlio in onore dei temi di tendenza consultabili sul network del cinguettio. O meglio, pare che non sia proprio questa la spiegazione ufficiale, ma il calciatore (che probabilmente passerà agli annali più per questa vicenda che per la sua carriera sportiva) ammette che la decisione potesse essere in the back of his mind. Of his beautiful mind.

giovedì 3 novembre 2011

NON HO L'ETA'

Il fenomeno Facebook non conosce limiti anagrafici, quindi raccoglie all'interno del suo database una cerchia sconfinata appartenente a varie generazioni: tra queste, tuttavia, ci sono anche le fasce d'età più giovani, e in particolare quelle dei bambini in età preadolescenziale. Un articolo del Sun indica che quasi un milione di bambini britannici dai sette ai dodici anni sia iscritto e frequenti il vostro social network preferito. Negli Stati Uniti il numero sale (con le dovute proporzioni demografiche) a oltre tre milioni e mezzo. Passa però in secondo piano il fatto che questi profili siano di fatto mendaci, visto che non è possibile iscriversi a Facebook se non si hanno almeno tredici anni. Evidentemente il limite è sconosciuto ai più (anche alla first lady) e soprattutto è facilmente aggirabile: una data di nascita fasulla e il gioco è fatto. Colpisce anche il motivo per cui i ragazzini passano il tempo su FB: pura emulazione (la cosiddetta peer pressure), con tutto quel che ne consegue.

E questo sarebbe il sito identitario su cui in tanti (troppi) fanno affidamento e che in molti (troppi) vorrebbero come "passaporto personale" sul Web?