lunedì 31 maggio 2010

E VENNE IL GIORNO

E alla fine il 31 maggio arrivò, ma nessuno nella Rete se ne accorse. Un po' come il famoso Millenium Bug, il Y2K, che era temuto da tutti ma alla fine si rivelò un gran flop. Insomma, pare che il QuitFacebookDay si sia rivelato solo solletico per il gigante Facebook, poiché qualche migliaia di cancellazioni non possono certo far male all'azienda che-fa-connettere-milioni-di-persone. D'altronde, è notizia proprio di oggi, FB è il sito più visitato in assoluto (d'altronde, dalle dipendenze ossessive non si guarisce dall'oggi al domani), surclassando storici portali Web (sistemi "aperti", SENZA bisogno di login), progetti internazionali, enciclopedie libere, e soprattutto motori di ricerca (la vera risorsa del Web). Insomma, pare che la condivisione spicciola sia il vero fulcro di Internet dei giorni nostri. Sarò antiquato, ma Internet per me è sinonimo di informazione (magari alternativa ma sempre informazione), condivisione di contenuti "seri", ricerca. Ovviamente, sono io quello in errore...e se scopro poi che Mr. Facebook ha anche fatto una donazione per il suo (possibile) antagonista Diaspora, beh, allora è davvero un filantropo! Sembra un po' il riccone sprezzante che aiuta il mendicante, dicendo: toh, pijate 'sti spicci.

sabato 29 maggio 2010

I TRE CERCHI

In realtà si avvicinano i Mondiali di calcio, e non le Olimpiadi. Ma la metafora dei cerchi è quella utilizzata per descrivere le nuove impostazioni sulla privacy che coinvolgeranno il vostro social network preferito, per evitare le fughe di utenti e per rimediare agli errori commessi (ricordando che di solito, chi sbaglia paga, ma evidentemente non è questo il caso). Numerosi portali italiani (Corriere.it e LaStampa.it per citarne due - a proposito, GENIALE la definizione di "utonti" in quest'ultimo) descrivono le nuove impostazioni relative alla sicurezza dei propri dati che verranno implementate tra qualche giorno (quindi è ancora tutto da provare): tre macro-livelli di condivisione (amici, amici di amici, tutti gli iscritti) preimpostati, e tutti più felici e sicuri. Sicuri che saranno sicuri? Vedremo...

giovedì 27 maggio 2010

MARCIA INDIETRO

Si può definire un pazzo mese di Maggio (e non Marzo) quello che si sta concludendo. Dopo una serie di eventi, attacchi, difese, pentimenti e promesse, pare che Facebook sia ad una svolta. Pare, sia ben chiaro. Proprio oggi (come rivelano molte testate, tra cui Repubblica.it, Corriere.it e Wired Italia e USA) il Signor Facebook ha annunciato che nelle prossime settimane le impostazioni relative alla privacy saranno modificate e semplificate, per permettere agli utenti di stabilire il proprio livello pubblico di condivisione dei propri contenuti. A suo modo, una rivoluzione. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, resta il fatto che giocando sui grandi numeri (cioè sui centinaia di milioni di utenti iscritti con diversi livelli di conoscenza del Web) il tornaconto personale della "casa madre" dovrebbe rimanere più o meno intatto. Ancora una volta, la mossa è stata effettuata per evitare fughe massicce di utenti? Ad ogni modo, questa notizia dimostra una cosa: che le critiche a questo sito si sono rivelate fondatissime, e la conferma della marcia indietro del Signor Facebook risulta un'ammissione e una prova schiacciante a suo discapito. E anche in questa nuova "veste", sono certo che Facebook continuerà a raccontare altre storie come queste.

mercoledì 26 maggio 2010

TRADIMENTO!

Non voglio riferirmi ad album musicali (ops, l'ho appena fatto...vabbé), ma far capire che piano piano le confessioni emergono - e le conseguenze sono potenzialmente dannose. Il Wall Street Journal pubblica un articolo, ripreso da Wired.it, nel quale si afferma che i vostri social network preferiti (e stavolta non solo Facebook, ma anche Twitter e MySpace) hanno "venduto" - è il caso di dirlo - le informazioni personali degli utenti a numerose e note agenzie pubblicitarie online. Ahi, ahi, ahi...un momento: ma i social network non erano dei paradisi senza macchia? Domanda retorica: allora di chi è la colpa di tutta questa situazione che ignora completamente il concetto di privacy? Delle avide aziende di pubblicità che non vedono l'ora di mettere le mani sui profili dettagliati degli utenti, oppure dei "filantropi" che ospitano gratuitamente tutte le vostre foto senza chiedervi nulla in cambio e per di più effettuano una violazione dell'accordo sottoscritto al momento dell'iscrizione? E se la colpa fosse proprio degli utenti che fanno ingrassare la tasca di questi nuovi nababbi della new economy?

Se volete un articolo che riassume gli ottimi buoni motivi per abbandonare FB, leggete qui.

martedì 25 maggio 2010

UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO

Anzi, di principi, cinque per la precisione. I cinque comandamenti del Signor Facebook sono la risposta allo scambio e-epistolare (con conseguente pentimento) attraverso le pagine di un piccolo quotidiano, il Washington Post. Cioè, questo ragazzo è sotto assedio, ha fatto una marea di errori, però appena apre bocca finisce in mondovisione. Potenza della notorietà...
Insomma, in questa lettera aperta Mr. FB ribadisce che la privacy è un argomento molto importante e che va difesa coi denti. E a tal riguardo, sancisce i cinque punti cardine del suo sito: 1) Gli utenti hanno il pieno controllo della condivisione delle informazioni. 2) Facebook non condividerà informazioni se gli utenti non desiderano farlo (aggiungo: e in percentuale, chi non vuole condividere i gruppi più stupidi che la mente umana abbia mai partorito?) 3) Facebook non permetterà alle pubblicità l'accesso alle informazioni personali. 4) Facebook non venderà le informazioni degli utenti a terzi (Sicuri?). 5) Il servizio rimarrà sempre gratuito.

Sarà, ma io dei punti 3 e 4 non mi fido...e i punti 1 e 2 saranno pur veri ma sono antitetici alla sensazione di dipendenza che provoca questo sito in milioni di utenti di ogni età e provenienza. Credo solo al punto 5, anche perché se fosse a pagamento, il servizio sarebbe molto "Anti-Internet" e ci sarebbe una fuga di massa. In tutto ciò, lo spavaldo Mr. Facebook si è fatto pubblicità in tutto il mondo con una semplice dichiarazione. Se vivesse in Italia, tra poco lo vedremmo in politica. Non disperate: magari è il suo prossimo passo...

lunedì 24 maggio 2010

A BUNCH OF MISTAKES

Ed è con queste precise parole (come riporta lo scambio di e-mail tra Robert Scoble -un blogger statunitense- e il Signor Facebook) che il vostro social network preferito torna (a parole, per ora) sui suoi passi. Insomma, dopo la bagarre creatasi dopo le varie vicissitudini che hanno colpito il popolare sito di gossip più popolare al mondo (ma no, non Tmz, intendo proprio Facebook!), e dopo aver marciato senza scrupoli sui dati e sulla fiducia di centinaia di milioni di utenti, ora è il momento del pentimento. Marcia indietro: come riferisce Corriere.it, pare che Facebook tornerà presto a tutelare maggiormente la privacy dei propri utenti. Un'altra mossa pubblicitaria o il rumore dei nemici che si fa sempre più pressante? Fatto sta che non è con un semplice ripensamento che si può risolvere la questione: il sistema Facebook ha messo a repentaglio migliaia di informazioni sensibili, e questo non sembra essere di certo una cosa da poco. In altre parole, il suo sistema è quantomeno barcollante: e siccome FB ha il fatturato di un'azienda (anzi, E' un'azienda), di solito dopo questi crac saltano parecchie teste. Scommettiamo che invece il Signor Facebook rimarrà ben saldo a contare i suoi milioni (di dollari) sulle spalle dei milioni (di utenti)? La Repubblica delle Banane non esiste solo nella cara, vecchia Europa, a quanto pare.

venerdì 21 maggio 2010

L'ESPERTO RISPONDE

Che bello leggere interviste serie e soprattutto argomentate e logiche. Dopo aver raccontato di studi semiseri circa l'impatto che Facebook ha avuto, ha e (pare) avrà in futuro, Repubblica.it pubblica il colloquio con il Professor Acquisti, cervello in fuga (o magari in esilio volontario) presso la Carnegie Mellon University, Pittsburgh, Stati Uniti. Argomento del giorno: Facebook (ovviamente) e i fenomeni da dipendenza, ma anche l'annoso rapporto tra il vostro social network preferito e la privacy (questa sconosciuta). Il Prof. parlerà anche per luoghi comuni, ma di cose giuste ne dice, eccome. Penso si possa condividere praticamente qualsiasi concetto espresso dall'esperto in questione, e la cosa bella è che sia i detrattori di FB sia gli addicted si possono ritrovare a condividere le idee esposte, ovviamente con punti di vista differenti. Particolare menzione merita la domanda finale, che fa riferimento al "rischio" futuro di una comunicazione effettuata solo ed esclusivamente tramite mezzi digitali. Beh, se il mezzo avrà i pericolosi buchi che ha mostrato FB, allora preferisco aspettare in silenzio.

mercoledì 19 maggio 2010

LA DIASPORA

Oh, che bello, una serie di termini eruditi. Dopo l'esodo, è alle porte la diaspora, e speriamo che sia così. Il "nemico" Facebook è un po' con le spalle al muro: pare che il dormiente Popolo della Rete si sia di colpo svegliato, e abbia cominciato ad inveire nei confronti del vostro social network preferito. La colpa presunta è quella di non rispettare la privacy degli utenti, anche se, in barba a questo piccolissimo problema, gli utenti crescono e superano il mezzo miliardo di unità. D'accordo, ognuno si complica la vita come meglio crede, sebbene la consapevolezza dei potenziali rischi della trasposizione della propria vita online stia portando a nuove forme di protesta e a richieste ben precise nei confronti del Signor Facebook.
Sono numerose le manifestazioni del genere che si possono trovare nel Web, ma quella che senza dubbio ha raccolto una risonanza mediatica superiore alle altre è il Quit Facebook Day, ossia la giornata in cui molte persone (migliaia and counting) decideranno di fare il grande passo, cancellandosi da FB -anche se pare che non sia così facile eliminare definitivamente i propri dati. Altri siti di "rivolta" si possono trovare in un articolo tratto da Corriere.it, e aggiungo anche questa petizione che mi è stata segnalata da Andrea (thanks!). Credo tuttavia che queste iniziative siano un po' come fare il solletico ad un gigante, visto che per ogni utente che scappa, ce ne sono decine che entrano: diciamolo, FB è una "droga" sociale (senza dare troppo peso alla parola, sia chiaro).
Quale futuro per Facebook? Riuscirà a rimanere in piedi o crollerà sotto i colpi di una nuova struttura, magari rispettosa dei dati altrui? Per ora all'orizzonte si profila l'alternativa di Diaspora (no, il titolo del post non è casuale), un progetto open che potrebbe davvero essere la killer application in fatto di social network. O magari, tra qualche anno si parlerà proprio della fine dei social network perché troppo lesivi per la società. Intendiamoci, la condivisione della conoscenza non è sbagliata, e Internet (nel suo complesso, inteso come mezzo) ne è la prova lampante (e merita i giusti riconoscimenti). Forse, è la condivisione a tutti i costi che andrebbe rivista.

domenica 16 maggio 2010

SCAPPO DALLA FATTORIA

In un film degli anni '80, il sempliciotto di campagna andava in città per farsi una vita. Lo ricordate? Bene, ultimamente pare che stia avvenendo il contrario. O forse no... Tra i fenomeni ossessivi di Facebook, quello dei giochi(ni) merita una menzione particolare: e tra questi, la palma di miglior applicazione in grado di mettere in stasi società intere è quella di Farmville, una simulazione di vita agreste che risveglia il contadino che è in noi (in voi). Ebbene, pare ora che Facebook (che non se la passa benissimo per via delle ultime vicende) stia per perdere uno dei suoi tormentoni più remunerativi. Già: come segnala Corriere.it, pare che la software house creatrice di Farmville sia pronta a lasciare le pagine del vostro social network preferito in tempi molto rapidi, se non si limeranno le convergenze nate con la piattaforma che li ospita. Il motivo? La commissione sui crediti (ossia, sul costo degli oggetti aggiuntivi per il gioco) è ritenuta troppo alta da parte del Signor Farmville, e ovviamente il Signor Facebook ribatte affermando che la fama del gioco è senz'altro merito della sua struttura. Chi la spunterà? La vecchia fattoria rimarrà il pallino degli utenti FB o migrerà verso altri lidi (altri campi magari, è più appropriato)? D'altronde, le divergenze nascono sempre per questioni pecuniarie. Mi ricorda una canzone di qualche anno fa: è sempre una questione di soldi...

venerdì 14 maggio 2010

ADUNATA DI GRUPPO

Si è già parlato dell'ossessione da gruppo su Facebook, e questa notizia non fa eccezione. Evidentemente il mix letale social network + attività giovanile di tendenza non poteva fallire, ed ecco che - come segnalato da Repubblica.it - "l'evento" creato su FB ha coinvolto, pare, 11.500 persone. L'obiettivo? Marinare la scuola contemporaneamente, come si fa in Italia al grido di "sciopero contro il colore dei muri della scuola" o cose di questo tenore. La pratica della "X" a scuola non è certo nata con FB, chiaro, solo che ora ci si può coordinare meglio e organizzare questi eventi scenici. Il tutto è avvenuto a Mendoza, Argentina. Due obiezioni: probabilmente il caso farà scuola e quindi partiranno adunate e "filoni" a scuola in tutte le parti del mondo, organizzate tramite Facebook. La seconda obiezione è dedicata ai giovani: continuate a saltare la scuola, vi accorgerete col tempo dei risultati. Non sarà maestra di vita, ma aiuta più di una giornata in piazza.

PS: Come si evince dalla Fotogallery del link, si sono permessi di scomodare Bart, il ragazzo-topo... questa è la cosa più grave!

martedì 11 maggio 2010

SODDISFAZIONI PERSONALI

Non sembra un bel periodo per quel "filantropo" del Signor Facebook. Problemi vari, e probabilmente anche un barlume di consapevolezza da parte (di una minima parte) degli utenti circa le questioni riguardanti la privacy fanno sì che ora il vostro social network preferito si trovi sotto l'attacco dei media e degli scettici. Insomma, dopo le ultime vicissitudini che hanno messo a repentaglio milioni di dati sensibili, ci si interroga sull'effettiva responsabilità -anche legale- di un sito che garantisce condivisione globale, ma evidentemente ad un prezzo troppo alto in termini di sicurezza degli utenti. Una personale soddisfazione, onestamente: d'altronde, se Facebook fosse perfetto non avrei mai scritto oltre 150 post riguardanti questa o quell'altra magagna. Ed è un'altra personalissima soddisfazione vedere il proprio lavoro (lavoro è un parolone: è uno svago personale) riconosciuto da quelle che definirei le sovrastrutture 2.0. Infatti, questo blog è stato citato in un articolo sul portale web di Wired (e senza voler fare pubblicità occulta, considero Wired un grande progetto che ha tutta la mia stima), in un articolo che considera Facebook più una minaccia per la propria intimità che uno strumento di aggregazione sociale. E se è detto da Wired, attentissimo alle nuove tecnologie, occorre pensarci. Insomma, la questione sembra ribaltarsi a sfavore di quello strumento che ha l'ambizione di essere il nuovo Google. Invece, piovono critiche e si prospettano esodi di utenti. Come diceva Vico, sono i corsi e ricorsi della storia: ad ogni periodo di apice corrisponde un periodo di decadenza. E anche i grandi siti su internet non sembrano fare eccezione a questa regola secolare. Che sia tempo di un successore di Facebook, come prospetta proprio...ehm, già, quest'articolo apparso su Wired?

sabato 8 maggio 2010

UN'ALTRA TOP TEN

Ecco l'ennesima classifica (dopo altre pubblicate in questi spazi) che spero faccia aprire un po' gli occhi. L'ho trovata su Downloadblog.it, a sua volta originariamente presa da un fantastico post su rocket.ly (a cui fa seguito un altro messaggio pienamente condivisibile): si tratta delle 10 (buone, ottime, sacrosante) ragioni per cui evitare Facebook. Inutile dire che queste regole sono un po' i 10 comandamenti (virtuali) di chi ha capito che la privacy, tutto sommato, è qualcosa che vale di più di un finto calderone di amici.
Spero vivamente che la classifica sia illuminante, perché in questo modo si può comprendere quanto l'azienda Facebook non miri alla soddisfazione dei suoi utenti, ma al suo tornaconto personale (al suo portafogli, insomma). Ecco che dunque il bistrattato accordo di licenza delle condizioni "contrattuali" di Facebook si rivela la classica arma a doppio taglio, per via del concetto di "proprietà dei contenuti" caricati dall'utente, e riciclati per fini commerciali. La classifica gira evidentemente proprio intorno al concetto di lesa privacy dell'utente, nonché ad un diffuso senso di comportamento non etico da parte degli sviluppatori e del creatore di FB, che di fatto gioca sulla morbosità dei suoi iscritti per puro interesse. Aggiungo io che gioca proprio sull'ignoranza (nel senso che ignorano) degli utenti, desiderosi di farsi i fatti degli altri ad un costo probabilmente molto alto in futuro. Ma la chiosa della classifica è di un certo livello: occorre tenersi lontano da Facebook semplicemente perché non è un granché. Eh, io lo dico da anni...

giovedì 6 maggio 2010

CONVERSAZIONI PRIVATE

Ma che avete capito? Sono conversazioni private (voce del verbo privare) di sicurezza! Pensavate che le vostre conversazioni sulla chat FB fossero forse l'ultima cosa rimasta di non pubblico sul vostro social network preferito? Beh, sappiate che non è così, e anche il magico mondo della chat su Facebook è entrato nel sacro mondo dell'invasione della privacy. Come svelato da Downloadblog.it, l'ennesima falla di un sistema che conta più di 400 milioni di profili è stata smascherata con una semplicità a dir poco imbarazzante. Basta la visualizzazione in anteprima del proprio profilo, una semplice ricerca di un "amico" e il gioco è fatto, scoprirete le sue conversazioni online con altri amici. Sorpresa: magari staranno sparlando proprio di voi!

Il "giochino" è stato riparato, ma chissà quanti altarini saranno stati scoperti nel frattempo! Che goduria...

mercoledì 5 maggio 2010

TI ODIO...BEH, ANCH'IO!

Corriere.it ci svela l'ennesimo tormentone del web. Questa volta tuttavia si tratta di un'idea semplice e condivisibile, velata da una sottile ironia -che non fa mai male. Nasce dunque Vi Odio, un blog che racconta in stile minimalista le cose quotidiane o le persone che proprio (quasi) tutti non sopportiamo. E allora si passa dai politici ai presentatori televisivi, dai treni che non funzionano alle rotture mattutine: insomma, c'è un po' di tutto, e ci sono ampi margini di crescita della lista dell'odio genuino. Ovviamente il fenomeno non ha tardato ad arrivare su Facebook e a diffondersi a macchia d'olio, visto che ad oggi (e in pochissimi giorni) il blog dell'odio generico è arrivato a quasi 100mila "like". Buon per lui se la promozione di un prodotto passa da questi mezzi massificati. Credo tuttavia che alla lista manchi almeno un ti odio che aggiungerei molto volentieri: ma d'altronde, sull'odio "genuino" per ciò che non reggo ho fatto un blog prima di lui, no?