domenica 14 aprile 2013

PROTAGONISTA, IL DE-SPOT-A

E così Facebook Home è ora una realtà disponibile per tutti gli smartphone Android (sebbene non sia ancora disponibile in Italia). La (più che) applicazione che permette di essere sempre in contatto-con-i-propri-contatti e vivere l'esperienza Facebook senza soluzione di continuità non poteva non essere introdotta con il più classico dei bombardamenti mediatici, pubblicità in testa. Ecco, appunto: la pubblicità di Facebook Home. Non so: un soggetto assolutamente distratto mentre il proprio "capo" parla non mi sembra il massimo degli spot per un prodotto, quantomeno nell'ottica del rapporto con la vita vera. E una capra: sì, una capra. Neanche qui l'apoteosi del buon senso: tra le righe, in questa pubblicità sembra quasi di veder presente anche l'utente medio del vostro social network preferito.




venerdì 12 aprile 2013

MESSAGGIO "IN" CODICE

C'è molto interesse per l'informazione testuale che gira sui media digitali, meglio se online. Perché di fatto il contenuto scritto è la base portante per la diffusione di un qualsivoglia messaggio, soprattutto affinché questo si possa ritrovare in quel mare magnum che è Internet. Ricerca e indicizzazione di questi contenuti sono strumenti preziosissimi per questo tipo di attività: ecco spiegata dunque l'importanza dei motori di ricerca nel concetto di Rete.
Sul Web, tuttavia, non si vive di sola scrittura: nonostante ciò, risulta ancora importante assegnare un contenuto testuale ad una foto, un video o una (divertente) gif animata. E partendo dal principio secondo cui scripta (digitali) manent, ecco che i giganti del Web - con il vostro social network preferito in testa - si sono adoprati per "invogliare" gli utenti ad aggiungere informazioni supplementari attraverso i tag e migliorando (anche troppo) anche il sistema interno di ricerca. Che una semplice foto dica anche più di quel rappresenta è concetto che non tutti prendono in considerazione nel momento in cui condividono a tutti i costi una propria immagine; ne è la prova un esperimento a metà tra il puro ingegno e la provocazione realizzato da uno studente di informatica dell'Università di Oxford (Inghilterra) dal nome Secretbook. Si tratta di una semplice estensione da applicare ad un noto Internet Browser il cui compito è quello di poter aggiungere informazioni testuali all'interno delle - e non in aggiunta alle - foto postate su Facebook. Basta una password nota a mittente e a destinatario e il gioco è fatto: una sorta di messaggio in codice direttamente nel codice (informatico) della trasmissione digitale dell'operazione. Certo, per i più l'utilizzo di questo "servizio" può essere poco più che un gioco: tuttavia, alla base di tutto questo ancora una volta si può riflettere su quelle che sono tutte le possibilità di utilizzo dell'informazione digitale. E' davvero un gioco? Non sempre.

martedì 9 aprile 2013

MESSAGGI PRIVATI (DI DECENZA)

Recita un antico detto alla base di ogni argomentazione di tipo commerciale: pagare moneta, vedere cammello. Probabilmente, all'alba del terzo millennio, occorrerà rivedere questa frase in virtù delle nuove "opportunità" che ci offre l'Era Digitale. Basterà corrispondere una cifra per realizzare uno dei vostri sogni più grandi: scrivere alla vostra celebrità preferita. Ma sì, basta lettere che non arrivano mai o richiedono anni per una risposta: con qualche dollaro si potrà far recapitare il proprio messaggio direttamente nella bacheca privata del Vip a scelta. Dove si potrà usufruire di questa imperdibile opportunità? Ma che domande: su Facebook! Il servizio è partito in via sperimentale, e la funzionalità premium servirà per indirizzare un messaggio all'idolo di turno scavalcando tutta la fila dei messaggi normali, che finiranno in una generica e plebea cartella Altro. La somma da investire per inviare il messaggio prioritario dipenderà dal grado di popolarità della celebrità, calcolata attraverso uno speciale algoritmo che non terrà conto del curriculum artistico, culturale o sportivo che sia ma probabilmente farà riferimento al numero di fan & like che gravitano sul vostro social network preferito. Insomma, basta con la caccia agli autografi: ora basta una vostra firma (su un assegno) e sarete ad un passo dal vostro sogno.

lunedì 8 aprile 2013

E' UN ORDINE: LA PAROLA D'ORDINE

Facebook sul luogo di lavoro: ovvero, la solita diatriba tra aumento di opportunità e perdita di produttività. E' indubbio che la "sbirciatina" continua dei dipendenti ai propri profili durante le ore di ufficio possa rappresentare una violazione dei diritti e doveri del lavoratore, ma è vero anche che durante le ore libere si può scrivere peste e corna del proprio superiore. Finisce dunque che per questo motivo (ma anche per evitare che si possano divulgare informazioni riservate d'azienda, ovvero la motivazione ufficiale) sempre più datori di lavoro chiedano - anzi, impongano - la divulgazione della password d'accesso ai profili dei dipendenti sui vari social network: come detto, il motivo alla base di questa controversa richiesta risiede nel monitoraggio delle informazioni rese note più o meno pubblicamente sulle bacheche del vostro social network preferito e dintorni. Una questione come al solito spinosa e che pone nuovi interrogativi sul modo di tutelare (anche dal punto di vista prettamente giuridico) la libertà - nonché la privacy - di liberi cittadini. Tutto questo succede per ora negli Stati Uniti, ma va da sé che la questione possa allargarsi a tutti i paesi dove esista un rapporto lavorativo tra un capo, un subalterno e un social network (troppo) chiacchierone.

sabato 6 aprile 2013

NON TE LA FOT(T)O

I nostri dispositivi digitali - utili o inutili che siano, e indipendentemente dal fatto che possano creare una sorta di sovradipendenza - sono ormai tra le cose più preziose che abbiamo, non solo perché ci costano un occhio della testa (specialmente certi aggeggi) ma anche e soprattutto per le informazioni in essi contenute. Dalla semplice rubrica dei contatti alle immagini scattate con il telefonino, questi apparecchi sono nostri proprio perché contengono qualcosa di unico e irripetibile, ossia i nostri dati. Logico pensare che in caso di smarrimento o furto la sensazione di aver perso qualcosa di raro vada ben oltre il valore intrinseco dell'oggetto stesso.
Va da sé immaginare che esistano dei metodi per ovviare alla possibilità che smartphone e affini possano cadere nelle mani sbagliate. D'altronde basta girarsi un attimo e il telefonino o il tablet ultimo modello possono finire nelle mani di qualche "approfittatore" della distrazione altrui. Ma d'altronde siamo nell'Era Digitale nella quale tutto è possibile, e per questo motivo esistono dei veri e propri antifurto per i dispositivi elettronici: basta sfruttare alcune tecnologie come la localizzazione geografica e il ladro è bello e smascherato. C'è più di un'azienda in grado di fornire questi prodotti per una vasta gamma di dispositivi: come detto, le potenzialità degli apparecchi digitali sono pressoché infinite, poiché ogni strumento ha un suo numero di serie specifico, una sorta di identificativo unico. Ma nel settore delle apparecchiature che prevengono il furto ce n'è una che forse è più inquietante di tutte: si tratta di un programma in grado di risalire allo specifico device partendo da una semplice fotografia. Sembra assurdo, ma in fondo non lo è: proprio le immagini in digitale hanno una sorta di doppio "strato", vale a dire quello visibile della rappresentazione oggettiva dello scatto e uno strato sicuramente meno artistico, dato da informazioni supplementari (formato, dimensione, caratteristiche tecniche) che di fatto fanno sì che l'immagine possa essere visualizzata. Basta inserire il modello e il codice identificativo e il programma è in grado anche di cercare nel Web alla ricerca di foto rubate (è il caso di dirlo) o semplicemente copiate. Insomma, un modo non solo per tutelare l'oggetto "fisico", ma anche i propri scatti d'autore.
Per carità, quelli descritti sono strumenti sicuramente utilissimi: tuttavia, ci lasciano anche comprendere quanto ormai anche oggetti "banali" come una macchina fotografica o un cellulare dicano così tanto, e in maniera indiretta anche di noi (possessori). Ci lasciano anche comprendere come sia possibile estrapolare informazioni aggiuntive anche da una semplice foto, scattata magari con la fotocamera del telefono, e qui la patata si fa abbastanza bollente, se consideriamo la facilità con cui siamo soliti condividere foto online, soprattutto sul vostro social network preferito. E' contemporaneamente il bello e il brutto dell'estremizzazione del nostro rapporto con le nuove tecnologie: come sempre, solo la consapevolezza d'uso ne determina la coesistenza pacifica o (digitalmente) aggressiva.

venerdì 5 aprile 2013

TELEFONO-"CASA"*

Ha visto finalmente la luce il telefono cellulare che mette Facebook al centro dell'esperienza mobile digitale. Il FB-fonino è in realtà un progetto di cui si vocifera già da un bel po', ma dopo l'evento Facebook del 4 aprile non ci sono più dubbi: non sarà un telefono marchiato con il logo del vostro social network preferito (anche se un telefono speciFBico lo ha anche presentato), ma poco ci manca. La base sarà quella di Android (ovviamente), Facebook ci metterà una sorta di modifica del sistema operativo originario di uno smartphone - chiamata Home - per far sì che la principale funzione del terminale sia proprio quella di controllare gli aggiornamenti e le notifiche che passano da FB.
Si badi bene: qui non si parla di una semplice applicazione da aprire a piacimento dell'utente, concedendo alla stessa una serie di autorizzazioni al "prelevamento" di determinati dati. Stavolta l'intera mole di informazione passa prima di tutto da Facebook, e su Facebook finisce: logico pensare che con questo "colpo" questo sistema si stia delineando come il vero e proprio centro di gravità di un certo modo di concepire Internet oggi. Logico anche pensare che essendo il cuore di quello che una volta si chiamava semplicemente telefonino, Home possa dare adito a continui e persistenti problemi di privacy per i fortunati possessori di questo aggiornamento di sistema. A livello di novità sarà anche forse una trovata mediocre, ma sotto un certo aspetto sarà molto, molto efficace.

Ps.*