mercoledì 19 maggio 2010

LA DIASPORA

Oh, che bello, una serie di termini eruditi. Dopo l'esodo, è alle porte la diaspora, e speriamo che sia così. Il "nemico" Facebook è un po' con le spalle al muro: pare che il dormiente Popolo della Rete si sia di colpo svegliato, e abbia cominciato ad inveire nei confronti del vostro social network preferito. La colpa presunta è quella di non rispettare la privacy degli utenti, anche se, in barba a questo piccolissimo problema, gli utenti crescono e superano il mezzo miliardo di unità. D'accordo, ognuno si complica la vita come meglio crede, sebbene la consapevolezza dei potenziali rischi della trasposizione della propria vita online stia portando a nuove forme di protesta e a richieste ben precise nei confronti del Signor Facebook.
Sono numerose le manifestazioni del genere che si possono trovare nel Web, ma quella che senza dubbio ha raccolto una risonanza mediatica superiore alle altre è il Quit Facebook Day, ossia la giornata in cui molte persone (migliaia and counting) decideranno di fare il grande passo, cancellandosi da FB -anche se pare che non sia così facile eliminare definitivamente i propri dati. Altri siti di "rivolta" si possono trovare in un articolo tratto da Corriere.it, e aggiungo anche questa petizione che mi è stata segnalata da Andrea (thanks!). Credo tuttavia che queste iniziative siano un po' come fare il solletico ad un gigante, visto che per ogni utente che scappa, ce ne sono decine che entrano: diciamolo, FB è una "droga" sociale (senza dare troppo peso alla parola, sia chiaro).
Quale futuro per Facebook? Riuscirà a rimanere in piedi o crollerà sotto i colpi di una nuova struttura, magari rispettosa dei dati altrui? Per ora all'orizzonte si profila l'alternativa di Diaspora (no, il titolo del post non è casuale), un progetto open che potrebbe davvero essere la killer application in fatto di social network. O magari, tra qualche anno si parlerà proprio della fine dei social network perché troppo lesivi per la società. Intendiamoci, la condivisione della conoscenza non è sbagliata, e Internet (nel suo complesso, inteso come mezzo) ne è la prova lampante (e merita i giusti riconoscimenti). Forse, è la condivisione a tutti i costi che andrebbe rivista.