martedì 27 luglio 2010

FALSI ANNUNCI

Gossip e calcio, due super-argomenti che riempiono pagine di giornali, spazi in Tv e ovviamente invadono la Rete. Ovviamente Facebook non può mancare all'appello, e anzi, quest'ultimo diventa il "solito" mezzo di diffusione di notizie a livello planetario ("denigrando" i siti ufficiali di personaggi e VIP - non molto tempo fa la prima fonte di informazione per stampa e derivati).
Ma tant'è, ora le persone importanti annunciano qualsiasi cosa ai loro "amici" tramite Facebook, salvo poi smentire la questione in fretta e furia, complici (forse) i rimproveri di agenti e società. Due notizie a distanza di pochi giorni hanno in comune due - anzi tre - VIP della moda e del calcio, un messaggio diffuso in rete e una pronta smentita per evitare conseguenze mediatiche.
La prima: la modella Irina Shayk (faccio i complimenti alla mamma della signorina per la figlia che si ritrova, lo ammetto) annuncia il suo matrimonio con la superstar calcistica Cristiano Ronaldo, che a sua volta aveva annunciato la sua recente paternità . La bella donzella ovviamente annuncia il tutto tramite Facebook, scatenando il tam-tam planetario. Dietrofront dopo qualche giorno: l'annuncio è falso, colpa di qualche hacker (certo, certo, come no...avrà messo CR9 come facile password dell'account).
Passa qualche giorno e la storia si ripete: Royston Drenthe, laterale olandese del Real Madrid (più famoso per vicende extra-calcistiche, invero) annuncia il suo imminente trasferimento al Liverpool, attraverso la sua pagina Facebook. Detto, fatto, parte il tam-tam. Il giorno dopo, l'ormai puntuale smentita: forse a causa delle probabili trattative con altre squadre da parte della sua società, Drenthe nega tutto. "Mai pubblicato quell'annuncio, io la mia pagina Facebook l'ho chiusa da tempo". Insomma, in queste vicende dov'è la verità? Ma soprattutto, chi fornisce la garanzia che dall'altra parte di un account ci sia la vera persona in questione? Ai media l'ardua sentenza.

3 commenti:

Lella ha detto...

La più grande bufala dell'archeologia moderna si diffuse a macchia d'olio, ma ci vollero più di 40 anni per sbugiardare Charles Dawson.
(http://en.wikipedia.org/wiki/Piltdown_Man)
E se la scoperta avesse raggiunto nello stesso istante milioni di persone?
La rete, quando è partecipata, democratica, condivisa, fatta di maglie che s'intersecano, imbriglia la verità ed è difficile che falsi annunci possano salire a galla. La veridicità e l'autorevolezza delle fonti, poi, è un problema antichissimo, non per questo si è smesso di cercare la verità...è quanto i media dovrebbero imparare a fare. *Tutte le verità sono facili da capire una volta scoperte. Il punto è scoprirle.* (Galileo)
La rete dovrebbe allenare proprio a questo, anche nelle maglie strette di un social network.

kikkuzzo ha detto...

Bravissima, lo sai che il punto è proprio questo...in primis un'educazione alla rete, e poi magari evitare, da parte dei media, lo scoop ad ogni costo, senza alcuna verifica alla base...solo che la rete è troppo luccicante per poter fermarsi a verificare e a ragionare!

Lella ha detto...

Meglio troppe luci che l'oscurità. Se pur vigili per non farsi abbagliare, esatto. Altrimenti si resta ciechi.