L'umanità spesso si pone domande a cui è difficile dare una risposta oggettiva: è nato prima l'uovo o la gallina? Qual è il segreto della felicità? Facebook sul luogo di lavoro è da proibire o da incentivare? Sulle prime due questioni non saprei fornire una risposta logica: sulla terza, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Tuttavia, se si pensa che il rapporto tra il vostro social network preferito e la produttività sembra essere inversamente proporzionale, il problema riguarda più una questione di educazione, di responsabilità e di mania da gossip. L'ultima notizia a tal riguardo interessa i dipendenti pubblici sparsi in Puglia: sono sempre più, infatti, le istituzioni che stanno impedendo ai dipendenti l'accesso a Facebook. La motivazione ufficiale? Questioni di sicurezza. La motivazione facilmente intuibile? Facebook è veicolo di distrazione. Giusta o sbagliata questa tolleranza zero? Come al solito probabilmente la verità sta nel mezzo: le istituzioni possono anche usare i social come strumento-vetrina per interfacciarsi con i cittadini, così come fa il Sindaco Facebook (già, ma anche lui a volte varca certi confini e dimentica che è la Rete ad essere uno strumento straordinario, non un "semplice" sito non istituzionale che si appropria dei dati altrui), senza contare che su Internet di siti per "distrarsi" ce ne sono a bizzeffe (e qui si ritorna al principio di responsabilità di ognuno di noi). Il problema è sempre quello: perché alla fine del gioco si parla sempre e solo di Facebook oscurato? Ecco, forse la risposta al quesito esistenziale è un po' più chiara.
domenica 1 maggio 2011
UN BANDITO TRA NOI
Pubblicato da kikkuzzo alle 5/01/2011 06:31:00 PM
Etichette: facebook, netiquette, politica, psicosi collettiva, tormentone
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