venerdì 21 ottobre 2011

LA GUERRA MONDIALE DEI DATI

Cercare di far capire a molti utenti della Rete e a molti utenti di Facebook (la cosa spesso - non sempre - coincide) che fine fanno i contenuti e i servizi (foto, video, eccetera) pubblicati su varie piattaforme non è proprio semplice, un po' per superficialità della gente, un po' per ignoranza (nel senso che ignorano) e un po' perché si è trascinati da una vera e propria mania da pubblicazione a tutti i costi. Ne consegue che molti (troppi) utenti non si rendano conto di quanto queste informazioni rimangano fissate praticamente per sempre in quello sterminato archivio chiamato Internet. Il repository per eccellenza di questo tipo di contenuti è proprio Facebook, o meglio i server di Facebook, in grado di conservare tutta, ma proprio tutta la vostra vita online.

Capita che ogni tanto qualche persona un po' più attenta e giudiziosa si interroghi a proposito della longevità e della proprietà di questi dati. L'atipico in questione ha un nome e un cognome: Max Schrems, e potrebbe essere il nuovo paladino della lotta contro Facebook e la sua policy di sfruttamento (mai parola fu più azzeccata) dei dati dei propri utenti. La sua lotta parte da una questione prettamente geografica: Max, infatti, sottolinea una distinzione fondamentale tra gli utenti FB statunitensi e quelli di tutte le altre nazioni. Nel contesto prettamente europeo (Schrems è austriaco), gli utenti FB del vecchio continente "dipendono" dalla sede FB sita in Irlanda, e di conseguenza hanno come riferimento giuridico in materia di protezione dei dati personali la legge specifica del paese del trifoglio, più attenta alla questione privacy rispetto al paese a stelle e strisce.
In base proprio a questa normativa, Max ha legittimamente chiesto a Facebook un log del suo profilo, scoprendo che la sua vita era tutta contenuta in un file pdf di circa 1000 pagine. Tutto - ma proprio tutto - era riportato su questo file, anche e soprattutto contenuti cancellati e non più (teoricamente) disponibili, dai poke alle (ex)amicizie, passando dai like a foto.
Da questo presupposto nasce la battaglia di Schrems sotto forma di sito dal nome emblematico: Europe vs. Facebook vuole far chiarezza su quella che è una questione giuridica, una questione di diritti del privato (ma si può parlare davvero di privato?) cittadino. La questione è abbastanza seria ed è sicuramente sottovalutata dai più: qualcuno in Rete ci aveva anche provato a scherzar su, ma in effetti la teorica immortalità dei dati, anche quelli di cui la mente dell'utente non ha più memoria, rende il tutto un po' più serio.
Oltre al problema della paternità dei dati ci sono infatti anche altre tematiche da considerare: per quanto in questo momento debba affrontare problemi di gradimento della propria interfaccia, sicuramente Facebook si affretterà a dire che i vostri dati sono al sicuro (sicuro?) e che i suoi server saranno a prova di bomba, ma niente (soprattutto in ambito informatico) è sicuro e invulnerabile al 100%. Provate ad immaginare le possibili conseguenze. Pensateci un attimo, prima di pubblicare la vostra prossima, ennesima foto.

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