Una delle breaking news delle ultime ore racconta dell'arresto, da parte delle forze internazionali di polizia, di un giovanissimo latitante, Colton-Harris Moore, noto anche come "il ladro dai piedi scalzi". Colton, 19 anni, è ovviamente una star mondiale, poiché per due anni è scampato sempre alla cattura, godendo nel fotografarsi con quell'aria da teenager che pensa "ancora una volta ho vinto io". Stavolta però la sua fuga è finita, e dopo aver compiuto rapine e aver preso possesso di bici, auto, barche e aerei (sì, aerei che lui sa pilotare con una certa dimestichezza, frutto dell'esperienza sui simulatori di volo), si prospetta ora il sole a scacchi. Ora, direte voi, il buon Colton si sarà tradito postando le sue immagini su Facebook. Sbagliato, pare che lui amasse guardare la Tv nei momenti tra una fuga e l'altra, quindi stavolta il vostro social network preferito non c'entra. O meglio, è il contorno legato alla vicenda a costituire l'oggetto della questione. Il ragazzino-ribelle è una celebrità planetaria: ebbene, dove si può trovare il suo Fan Club "ufficiale" (più di uno, invero)? Su Facebook, naturalmente (non indico i link per decenza), e non parliamo di pochi sparuti sostenitori: solo in due gruppi si raggiunge la somma di 100.000 "tifosi" del latitante. Dov'è il problema? Il problema è che ormai basta un solo clic per essere fan di questo o quell'altro personaggio, e il bello è che più il soggetto in questione è controverso, più questo riceverà attenzioni mediatiche. Che molti parteggino per i cattivi, è un dato di fatto. Si può rispettare la scelta personale, per carità, ma il motivo che spinge molte persone a diventare pubblicamente fan di un trasgressore della legge (per quanto "mitico possa essere), mi risulta davvero oscuro. E se il sostegno a queste persone oggi si rivelasse controproducente un domani, magari sul luogo di lavoro (o di un possibile lavoro)? Che importa, diventare fan dell'ennesimo gruppo o dell'ennesima futilità sembra essere decisamente più importante.
UPDATE: certo, le notizie non vengono mai da sole. Repubblica.it sembra profetica in questa notizia che si collega dritta dritta al concetto esposto qui sopra. Il caso è un altro, stavolta non è un "semplice" ladro ma un assassino, Raoul Moat, che ha una pagina con migliaia di fan. A tutti quelli che mettono la loro faccia sotto la scritta "... people like this", i miei complimenti, ci vuole fegato.
lunedì 12 luglio 2010
LA FUGA E' FINITA
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/12/2010 03:46:00 PM
Etichette: facebook, netiquette, privacy, psicosi collettiva, tormentone
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2 commenti:
A me pareva addirittura che fossero nati pure gruppi di sostegno a Toto Rina una volta arrestato.. Povera Italia...
Uh, quanti ce ne sono, ho solo portato questo caso perché era d'attualità. Ma ce ne sono, ce ne sono...ci sono anche i gruppi che denigrano e offendono la memoria dei poveri eroi, quelli VERI:
qui
Avrei voluto fare un post apposito ma il link si collega benissimo a questo intervento...che dire, il mondo funziona alla rovescia!
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