sabato 29 settembre 2012

CRUMIRI

Chissà cosa avranno pensato i colleghi di lavoro della ragazza che trascorreva ore e ore alla sua postazione anche e soprattutto oltre le ore canoniche, sabato compreso. Attaccamento ai valori aziendali? Indomabile voglia di lavorare, di dare di più, di contribuire all'innalzamento del PIL nostrano? Farsi bella agli occhi del capo? Niente di tutto questo: anzi, tutto il contrario. E' successo nel padovano, parte di quella zona che è(ra?) la locomotiva d'Italia in quanto a produttività: la ragazza in questione era davvero una dipendente, ma dei social network: uno in particolare (ça va sans dire), sul quale trascorreva ore e ore tra chat e bacheche. Il rapporto tra produttività & lavoro e social network (o distrazioni digitali a vario livello) è questione sempre più annosa (senza contare i vari espedienti per non farsi "beccare"), e certamente questo caso non fa eccezione: sorprende soprattutto il fatto che la ragazza preferisse la postazione lavorativa per dedicarsi alla sua attività di messaggiatrice seriale, ma evidentemente il tutto fa parte del pacchetto-ossessione-tutto-compreso. Risultato della vicenda? Beh, in questo caso il licenziamento sembra proprio per giusta causa. Quella che agli occhi altrui forse voleva solo essere l'impiegata del mese facendo finta di lavorare come un cane, ora magari può ambire ad altri premi.

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