Ricordate la storia di Max Schrems, paladino della Rete già finito nel dimenticatoio virtuale? Max aveva giustamente rivendicato i suoi "diritti digitali" nei confronti di Facebook, chiedendo alla sede europea di rivedere la policy riguardante il trattamento dei dati personali e delle informazioni correlate. A distanza di qualche tempo la macchina burocratica ha prodotto qualche risultato, almeno nelle intenzioni: il Data Protection Commissioner di Dublino ha pubblicato un documento di indagine nei confronti di Facebook, nel quale sono proposte soluzioni a tutela degli utenti nonché le relative risposte dell'azienda interessata.
Si è scoperto che Facebook sa molto -troppo- di noi (teoricamente di voi, ma si è scoperto che di fatto nessuno è escluso) e che entro metà del prossimo anno il sito rivedrà le sue politiche in fatto di conservazione dei dati degli utenti: il tutto per garantire maggiore trasparenza e teoricamente per non lucrare (troppo) sui dati altrui. Insomma, si chiede a Facebook di darsi una regolata, come se fosse un obbligo farne parte o come se fosse una creatura da proteggere a tutti i costi. Forse però è davvero così, nel senso che ci vogliono far credere che sia così...
martedì 27 dicembre 2011
IL SITO CHE SAPEVA TROPPO
Pubblicato da kikkuzzo alle 12/27/2011 11:58:00 AM
Etichette: facebook, privacy, psicosi collettiva
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