Chissà come la prenderà il Signor Facebook se dovesse scoprire la presenza di questi account fasulli, ma l'idea di per sé è geniale, va detto. E chissà, è possibile che si possa trattare di un nuovo modo per fare didattica e (ri)avvicinare gli studenti a materie da odio/amore come la Storia. Fatto sta che alcuni eventi mitico-storici del nostro passato sono stati rivisitati secondo la logica del vostro social network preferito, tra status update, like, botta e risposta e eventi improbabili. In realtà già si è parlato di una ricostruzione del genere, ma qui e lì per la Rete si trovano altri esempi assolutamente godibili, dalla preistoria agli eventi più recenti. Ma la ricostruzione degli eventi della Seconda Guerra Mondiale (via Corriere), beh, li supera tutti. Di sicuro farà storia.
giovedì 15 agosto 2013
UNA "STORIA" ALTERNATIVA
Pubblicato da kikkuzzo alle 8/15/2013 10:14:00 PM 0 commenti
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lunedì 12 agosto 2013
E SENTIRNE LA "VACANZA"
Cosa accomuna un bagnante sott'acqua (beh, facciamo sotto l'ombrellone) e uno scalatore sulla cima di una vetta? Semplice: il desiderio di voler (dover) condividere tutto quel che si fa con la più vasta base di amici. Già, perché si chiamerà anche vacanza, ma proprio non ci si riesce a staccare da computer e telefoni per connettersi a social network e affini. Certo, i tempi sono cambiati e gli strumenti digitali sono diventati una naturale appendice del nostro ego: ma, come al solito, resta da capire in che misura questi siano strumento utile o dispositivo per rimanere ossessivamente connessi con la socialità virtuale. E quindi si scopre che la connessione alle agorà virtuali (con il vostro social network preferito in testa, ovviamente) avviene perché si avverte una sorta di paura digitalmente atavica - il cosiddetto FOMO -, senza contare che per molti la condivisione delle proprie attività (ma proprio di tutte le proprie attività) è tradotta con il termine smoasting, ossia il vantarsi dei posti in cui ci si trova o delle cose che si fanno - e solo per ricevere poco utili (e spesso molto ipocriti) pubblici commenti di amici di amici di amici, con il rischio addirittura di risultare antipatico.
Insomma, non si riesce proprio a staccare la spina neanche a ridosso di Ferragosto: troppo importante l'attività di pubblicazione di status update scintillanti che rispondono fin troppo bene alla domanda Cosa stai facendo?. Se proprio non si riesce a fare a meno dei social, almeno in vacanza si spera che si possano usare di meno...
Pubblicato da kikkuzzo alle 8/12/2013 05:18:00 PM 0 commenti
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venerdì 9 agosto 2013
LA CONDIVISIONE? NON "PAGA"
C'è poco da fare: in alcuni - in molti ormai, invero - la mania di condividere tutto a tutti travalica i confini di ogni buon senso e logica. Questione anche di genoma o di evoluzione (?) della specie umana, probabilmente. Ché condividere le cose farebbe anche bene, ma occorre criterio di scelta di contenuti e destinatari, altrimenti si rischia di sfociare nella banalità e nella pochezza, oltre che di subire conseguenze anche gravi. Il rapporto con il mondo di lavoro, ad esempio, è un esempio lampante: già in passato si è parlato di licenziamenti dovuti ad inadempienze correlate alle attività digitali dei lavoratori o addirittura di episodi in cui il vostro social network preferito diventa canale "ufficiale" per l'interruzione del rapporto di lavoro. E la condivisione di dati sensibili o di episodi lavorativi divertenti può essere fatta con tutte le buoni intenzioni di questo mondo, ma dall'altra parte dello schermo ci può essere qualcuno che non condivide - nel senso che non approva - la scelta e, con il coltello dalla parte del manico e un'inadempienza contrattuale da rivendicare, è pronto a citare un post o un'immagine per licenziare il lavoratore o la lavoratrice di turno. Due gli episodi accaduti negli ultimi giorni: il primo racconta di un impiegato di un noto negozio di New York che, evidentemente non pago della sua situazione, ha pubblicato su Instagram la foto della sua busta paga (ma con effetto artistico, altrimenti che la posti a fare?). Risultato? La foto del cedolino è arrivata dritta dritta sulla scrivania del responsabile delle risorse umane, il quale ha dovuto constatare l'inadempienza dell'impiegato in materia di divulgazione di informazioni aziendali. Nonostante si trattasse di un profilo privato, evidentemente l'uomo non ha privato dell'amicizia su Instagram qualche collega o superiore, e così è arrivato il licenziamento.
Il secondo episodio narra di un licenziamento duplice per via di un gruppo Facebook in cui gli addetti alle vendite raccontavano episodi divertenti relativi al (sempre particolare) rapporto con i clienti. Anche questa pagina è arrivata agli occhi del responsabile di turno che ha poi convocato gli amministratori del gruppo per comunicare loro l'interruzione del rapporto di lavoro. In realtà sembra misura troppo severa, soprattutto se gli episodi narrati non divulgano foto di persone ritratte senza autorizzazione o dati sensibili come nomi e cognomi. Ma tant'è, evidentemente il capo non ha tollerato certi atteggiamenti e le persone in questione hanno imparato la lezione a caro prezzo. Anche se, va detto, la loro frustrazione è quantomeno...condivisibile.
Pubblicato da kikkuzzo alle 8/09/2013 01:04:00 PM 0 commenti
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giovedì 8 agosto 2013
IL GIOCO PIU' BELLO DEL MONDO
Non c'è oggetto che richiami o che faccia riferimento al vostro social network preferito. Già, perché creare qualcosa con le sembianze o le effigi di Facebook è non solo una moda, ma con tutta probabilità anche un lucroso business. E pazienza se si tratti di un prodotto ufficiale o meno, o se si tratti di una tenda da bagno, di un letto, di una "semplice" maglietta o persino di una macchina: un pollice alzato o una "f" blu e il richiamo è immediato.
Cosa manca? Beh, un'alternativa ce la fornisce un designer, Pat C. Klein, il quale ha creato la replica in salsa Facebook del gioco da tavolo più popolare (e bello, ma questa è dichiarazione a Risiko) del mondo contemporaneo, ossia il buon vecchio Monopoly. Ne vien fuori un gioco in cui non ci si barcamena più tra Vicoli Stretti e Parchi della Vittoria, ma tra sospensioni di account, gli immancabili like e richieste (o cancellazioni) di amicizia. Obiettivo del gioco? Quasi una provocazione, ossia quella di "spingere" alla socializzazione vis-à-vis, anziché quella virtuale. E questa, forse, la possono dare solo i vecchi giochi da tavola, nonostante i richiami a FB.
Pubblicato da kikkuzzo alle 8/08/2013 09:07:00 PM 0 commenti
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giovedì 25 luglio 2013
IL DECRETO DEL FARE (A MENO...)
Sono giorni importanti - ma è frase che si dice da un po' di tempo - per la politica nostrana, alle prese con l'approvazione di misure per rilanciare l'economia e la società del Bel Paese. In uno degli ultimi discorsi dell'attuale Premier di governo è balzata però una dichiarazione abbastanza "forte", se non altro per il riferimento mediatico esplicito. Il Primo Ministro, spiegando l'azione del governo attuale e l'iter che sta compiendo per (ri)portare il paese alle urne in condizioni più stabili, e soprattutto riferendosi alla mania dei politici di opposte fazioni di fare proclami a destra e a manca in maniera un po' troppo "facile", ha dichiarato che "cercare l'applauso individuale con un tweet o su Facebook non basta più", che è pratica troppo semplicistica e anche "da fighetti" (espressione splendida, peraltro). Vista - anzi, Letta (double pun inTended) da questa prospettiva la dichiarazione avrà fatto sicuramente fischiare le orecchie di ben più di un esponente politico. Al di là che il governo abbia prodotto risultati o meno (non è decisamente questa la sede per parlarne), resta questa frase per far capire quale siano le piattaforme migliori per fare un po' di chiasso, un po' di proseliti, un po' di scrittura vuota. E se è vero che la politica è lo specchio della società, beh, allora facile intuire come a livelli diversi la propagazione dei discorsi vacui sia un po' la caratteristica comune del governatore e del cittadino allo stesso tempo. Insomma, a conti fatti nel Decreto del Fare c'è un emendamento in più: provare a Fare un po' a meno dei social network per chiacchiere da bar e promesse da non mantenere.
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/25/2013 08:27:00 PM 0 commenti
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mercoledì 17 luglio 2013
TECNOLOGIE SICURE
Gli ultimi fatti di cronaca hanno allertato il mondo intero a proposito del fatto che ormai tutte le comunicazioni digitali, in un modo o nell'altro, sono rintracciabili e contro-rintracciabili. Bisognerebbe trovare qualche tecnologia sicura e a prova di intercettazione ma si sa, una sequenza di 0 e 1 si può decriptare con una sequenza di 1 e 0: forse allora per evitare qualsiasi problema bisogna escogitare qualche "piano B" per sfuggire a controlli più o meno approfonditi. Historia magistra vitae, diceva qualcuno più erudito del sottoscritto: e in effetti in un'era in cui la tecnologia avanza a passi da gigante, il passato può regalare inaspettati porti sicuri. La notizia ha dell'incredibile, dell'anacronistico e onestamente puzza anche un po' di fake, ma pare che il Cremlino abbia deciso di ovviare al problema di possibili spie comprando il meglio dei ritrovati tecnologici attualmente disponibili sul mercato: delle macchine da scrivere. Sì, delle macchine da scrivere: non ci sono motivazioni ufficiali a riguardo, ma la solita fonte bene informata ha dichiarato che la spesa pari a circa 10 mila Euro in questi dispositivi sia da attribuire all'impossibilità, attraverso questa tecnica, di poter ricavare dati digitali in modo fraudolento. Insomma, si torna alla buona vecchia carta e al passato, e visto il protagonista della vicenda, questa motivazione fa riaffiorare vecchi ricordi non ancora sopiti. Il problema sarà probabilmente quello di assoldare degli stenografi abbastanza rapidi, vista la mole di dati che circola oggigiorno. Chissà, magari è un primo piccolo segno di ritorno a vecchie abitudini, dopo essere arrivati allo sdoganamento più totale della scrittura (!) attraverso social network e affini, Facebook in testa. Magari in futuro ci saranno meno diari e più diari, e la propria giornata non sarà scandita da 22 post ma da una Lettera22.
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/17/2013 11:46:00 PM 0 commenti
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lunedì 15 luglio 2013
L'AMMINISTRAZIONE? PUBBLICA (SOLO IN BACHECA)
Il problema - se così lo si vuol definire - è arrivare a presentare i risultati di uno studio relativo alla presenza degli enti amministrativi su Facebook. Che, beninteso, non è affatto un problema, nel senso che queste iniziative sono sempre lodevoli: nell'ottica dell'istituzione al servizio del cittadino e nella prospettiva della trasparenza degli organismi statali, ben vengano queste analisi, sempre. Il punto è capire perché si arrivi a dover considerare Facebook come interfaccia principe nel rapporto tra utenti e istituzioni. Il lavoro è fatto benissimo e si può intuire come Comuni, Province e Regioni siano presenti o meno sul vostro social network preferito e che tipo di interazione o attività svolgano; d'altronde, la cronaca ha già presentato casi in cui amministratori comunali facciano di Facebook una sorta di attività obbligatoria che rientra nelle mansioni civiche, o di bacheche digitali utilizzate per segnalare disservizi e mancanze. Ma in un paese dall'età media abbastanza elevata e un numero rilevante di tardivi digitali, e soprattutto in un paese in cui l'iscrizione a Facebook non è (ancora?) obbligatoria, come può un'analisi del genere spiegare davvero la rappresentatività dello Stato e il suo rapporto con il dêmos? Perché non scoprire la presenza (o assenza, fate voi) di siti istituzionali e la loro frequenza di aggiornamento, di trasparenza dei dati, di risposta alle richieste del cittadino? Perché non analizzare come i social network possano essere un'ottima integrazione agli strumenti "liberi" e ufficiali, e non unici veicoli di informazione? Ecco, con queste variabili si potrebbe avere un quadro più completo del processo di digitalizzazione - siamo pur sempre nel 2013, eh! - e di interazione con l'utenza non-solo-virtuale: ai cittadini piace (anche) così, e non parliamo di like virtuali.
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/15/2013 01:01:00 PM 0 commenti
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giovedì 11 luglio 2013
L'ANIMA(IL) DEL COMMERCIO
Internet vuol dire tante cose, ma tra le tante virtù che ha portato alle nostre società c'è quella di aver abbattuto i confini di spazio e tempo. In ottica commerciale, questo vuol dire che attraverso il Web è possibile mettersi in contatto con venditori di tutto il mondo: esistono piattaforme dedicate al commercio di largo consumo ed esistono i siti dei piccoli artigiani, grandi marketplace e siti per oggetti elitari, e così via. Insomma, in periodi di crisi il settore dell'e-commerce segna percentuali di crescita continui, perché davvero si può trovare di tutto e per tutte le tasche. Va da sé che anche le strategie di marketing connesse all'acquisto a distanza si siano per forza di cose dovute allontanare dalle politiche tradizionali: ed è pur vero che con l'esplosione dei social network si è verificata una vera e propria democratizzazione della proposizione di contenuti, beni e servizi. Insomma, si può vendere su Facebook, ma soprattutto si può promuovere il proprio brand su bacheche (altrui) e dintorni.
Tuttavia, come tutte le politiche e le strategie commerciali, bisogna sapere anche come vendere: in effetti non basta "essere" sui principali social per poter affermare di saper utilizzare quel canale per la promozione. Ci vogliono tempi e modi giusti, e questo vale per realtà piccole e grandi; il rischio è quello di trasformarsi in spammer. Ma anche l'offerta giusta sul vostro social network preferito potrebbe non bastare.
Una ricerca condotta su decine di milioni di clienti ha (sorprendentemente, ma non troppo) stabilito che non sono i social network a fornire il valore ROI più elevato: il trono (ahah) in questo senso spetta alla cara, vecchia email. Sono dunque le storiche newsletter, insieme all'esplorazione generica sui motori di ricerca, a smuovere davvero il redditizio mondo del commercio elettronico. I social network, dunque, restano un territorio ancora tutto da esplorare, o forse non sono davvero quel che serve per vendere. Alla base del commercio - anche e soprattutto in questa forma - ci dev'essere la fiducia e una certa rappresentatività della veri(dici)tà di un'azienda. Cose che evidentemente (ancora?) non si possono trovare su Facebook e dintorni. Insomma, gli e-sercenti preferiscono gli @cquirenti.
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/11/2013 09:03:00 PM 0 commenti
venerdì 5 luglio 2013
ABITU...DIARIO
Corriere.it pubblica una lista di 24 abitudini perse o trasformate grazie ai (o per colpa dei) social network, Facebook in testa (e anche un po' Twitter, come recita la descrizione dell'articolo). Probabilmente ci si ritrova un po' tutti in questa lista, non foss'altro perché i più hanno sempre detestato l'obbligatoria sessione di visione foto della vacanza delle proprie zie (abitudine 1) o perché ai più davvero non interessa nulla del cibo preparato da questo o quell'amico, ché tanto è solo un'immagine (10). E se già il vecchio SMS ha sotterrato la pratica della chiamata d'auguri (12), d'altra parte i social hanno dato a tutti - ma proprio a tutti (21) la possibilità di manifestare la propria opinione, anche se questa è poco fondata su principi scientifici (23): per fortuna, va aggiunto che spesso sui social (Twitter e Youtube su tutti, vien da dire) si trovano commenti di persone senza identità precisa - e forse è proprio questo il bello - di una genialità disarmante (24). C'è però un'abitudine abbastanza particolare che forse fa capire davvero come sia cambiato il modo di fare e ricevere informazione nel giro di pochissimi anni: quella di affidarsi a Facebook, e in particolare al flusso di notizie riportate dagli amici, per aggiornarsi sugli eventi di attualità. Una volta (14) tutto passava dai siti web tradizionali di testate giornalistiche, agenzie di stampa, blog specializzati in questo o quel settore, e sui siti ci si finiva per davvero: adesso pare che la tendenza sia quella "accontentarsi" delle condivisioni altrui, e molto spesso provenienti dalla sola pagina social di un sito. Forse è anche per questo che Facebook stia pensando ad un'applicazione specifica per le notizie (quanto imparziale non si sa, visto che Mr. Facebook ha comunque palesato una certa tendenza ideologica). Insomma, "vecchia" informazione digitale o "nuovo" feed da bacheca? Il popolo della Rete si (con)divide.
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/05/2013 01:30:00 AM 0 commenti
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martedì 2 luglio 2013
PAGINE BIANCHE SULLE PAGINE IN BLU
Avete presente le bacheche? No, non quelle del vostro social network preferito, a quelle ci si arriva tra un pochino: stavolta si intende quelle tradizionali, offline, quelle su cui pubblicare annunci - all'università, ad esempio. Campeggia spesso un dato sensibile, un dato molto personale, vale a dire il numero di telefono o l'indirizzo email; soprattutto nel primo caso si tratta di un'informazione davvero personale, uno di quei dati da non rivelare proprio ai quattro venti. E infatti la "logica" della bacheca (sì, sempre quella tradizionale, quella offline) vuole che quel numero venga presto dimenticato, vuoi per la pulizia abitudinaria degli spazi per gli annunci oppure perché quel vendo/cerco passerà presto in secondo piano sotto un'altra richiesta o offerta più recente. Ma con le bacheche digitali (stavolta sì, quelle di Facebook e affini) il rischio di non poter finire mai in background può generare grossi problemi di privacy - e in questo caso è soprattutto l'email a far gola, dato il volume generato quotidianamente da spam e simili. Si parla tanto di protezione e trattamento dei dati, e poi si finisce col leggere che nel giro di pochi giorni Facebook ha reso pubblici 6 milioni (non saranno tantissimi rispetto al miliardo e passa di iscritti, ma il numero è comunque importante) di indirizzi email e numeri di telefono per colpa di una falla; e sempre per via di un bug un utente è riuscito, tramite procedura di acquisizione automatica di dati, a rastrellare 2 milioni di numeri di telefono di iscritti a Facebook. Insomma, c'è di che riempirsi l'agendina: l'obiettivo era però solo quello benevolo di informare il Quartier Generale di FB per segnalare l'anomalia. Di tutta risposta però lo sviluppatore in questione ha ricevuto un messaggio di diffida per una sorta di appropriazione indebita di dati attraverso procedura automatica di acquisizione di informazioni: insomma, oltre al danno la beffa, come spesso accade. Roba da cancellarli dall'elenco.
Pubblicato da kikkuzzo alle 7/02/2013 01:48:00 AM 0 commenti
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