venerdì 9 agosto 2013

LA CONDIVISIONE? NON "PAGA"

C'è poco da fare: in alcuni - in molti ormai, invero - la mania di condividere tutto a tutti travalica i confini di ogni buon senso e logica. Questione anche di genoma o di evoluzione (?) della specie umana, probabilmente. Ché condividere le cose farebbe anche bene, ma occorre criterio di scelta di contenuti e destinatari, altrimenti si rischia di sfociare nella banalità e nella pochezza, oltre che di subire conseguenze anche gravi. Il rapporto con il mondo di lavoro, ad esempio, è un esempio lampante: già in passato si è parlato di licenziamenti dovuti ad inadempienze correlate alle attività digitali dei lavoratori o addirittura di episodi in cui il vostro social network preferito diventa canale "ufficiale" per l'interruzione del rapporto di lavoro. E la condivisione di dati sensibili o di episodi lavorativi divertenti può essere fatta con tutte le buoni intenzioni di questo mondo, ma dall'altra parte dello schermo ci può essere qualcuno che non condivide - nel senso che non approva - la scelta e, con il coltello dalla parte del manico e un'inadempienza contrattuale da rivendicare, è pronto a citare un post o un'immagine per licenziare il lavoratore o la lavoratrice di turno. Due gli episodi accaduti negli ultimi giorni: il primo racconta di un impiegato di un noto negozio di New York che, evidentemente non pago della sua situazione, ha pubblicato su Instagram la foto della sua busta paga (ma con effetto artistico, altrimenti che la posti a fare?). Risultato? La foto del cedolino è arrivata dritta dritta sulla scrivania del responsabile delle risorse umane, il quale ha dovuto constatare l'inadempienza dell'impiegato in materia di divulgazione di informazioni aziendali. Nonostante si trattasse di un profilo privato, evidentemente l'uomo non ha privato dell'amicizia su Instagram qualche collega o superiore, e così è arrivato il licenziamento.
Il secondo episodio narra di un licenziamento duplice per via di un gruppo Facebook in cui gli addetti alle vendite raccontavano episodi divertenti relativi al (sempre particolare) rapporto con i clienti. Anche questa pagina è arrivata agli occhi del responsabile di turno che ha poi convocato gli amministratori del gruppo per comunicare loro l'interruzione del rapporto di lavoro. In realtà sembra misura troppo severa, soprattutto se gli episodi narrati non divulgano foto di persone ritratte senza autorizzazione o dati sensibili come nomi e cognomi. Ma tant'è, evidentemente il capo non ha tollerato certi atteggiamenti e le persone in questione hanno imparato la lezione a caro prezzo. Anche se, va detto, la loro frustrazione è quantomeno...condivisibile.

0 commenti: