lunedì 15 luglio 2013

L'AMMINISTRAZIONE? PUBBLICA (SOLO IN BACHECA)

Il problema - se così lo si vuol definire - è arrivare a presentare i risultati di uno studio relativo alla presenza degli enti amministrativi su Facebook. Che, beninteso, non è affatto un problema, nel senso che queste iniziative sono sempre lodevoli: nell'ottica dell'istituzione al servizio del cittadino e nella prospettiva della trasparenza degli organismi statali, ben vengano queste analisi, sempre. Il punto è capire perché si arrivi a dover considerare Facebook come interfaccia principe nel rapporto tra utenti e istituzioni. Il lavoro è fatto benissimo e si può intuire come Comuni, Province e Regioni siano presenti o meno sul vostro social network preferito e che tipo di interazione o attività svolgano; d'altronde, la cronaca ha già presentato casi in cui amministratori comunali facciano di Facebook una sorta di attività obbligatoria che rientra nelle mansioni civiche, o di bacheche digitali utilizzate per segnalare disservizi e mancanze. Ma in un paese dall'età media abbastanza elevata e un numero rilevante di tardivi digitali, e soprattutto in un paese in cui l'iscrizione a Facebook non è (ancora?) obbligatoria, come può un'analisi del genere spiegare davvero la rappresentatività dello Stato e il suo rapporto con il dêmos? Perché non scoprire la presenza (o assenza, fate voi) di siti istituzionali e la loro frequenza di aggiornamento, di trasparenza dei dati, di risposta alle richieste del cittadino? Perché non analizzare come i social network possano essere un'ottima integrazione agli strumenti "liberi" e ufficiali, e non unici veicoli di informazione? Ecco, con queste variabili si potrebbe avere un quadro più completo del processo di digitalizzazione - siamo pur sempre nel 2013, eh! - e di interazione con l'utenza non-solo-virtuale: ai cittadini piace (anche) così, e non parliamo di like virtuali.

0 commenti: