giovedì 11 luglio 2013

L'ANIMA(IL) DEL COMMERCIO

Internet vuol dire tante cose, ma tra le tante virtù che ha portato alle nostre società c'è quella di aver abbattuto i confini di spazio e tempo. In ottica commerciale, questo vuol dire che attraverso il Web è possibile mettersi in contatto con venditori di tutto il mondo: esistono piattaforme dedicate al commercio di largo consumo ed esistono i siti dei piccoli artigiani, grandi marketplace e siti per oggetti elitari, e così via. Insomma, in periodi di crisi il settore dell'e-commerce segna percentuali di crescita continui, perché davvero si può trovare di tutto e per tutte le tasche. Va da sé che anche le strategie di marketing connesse all'acquisto a distanza si siano per forza di cose dovute allontanare dalle politiche tradizionali: ed è pur vero che con l'esplosione dei social network si è verificata una vera e propria democratizzazione della proposizione di contenuti, beni e servizi. Insomma, si può vendere su Facebook, ma soprattutto si può promuovere il proprio brand su bacheche (altrui) e dintorni.
Tuttavia, come tutte le politiche e le strategie commerciali, bisogna sapere anche come vendere: in effetti non basta "essere" sui principali social per poter affermare di saper utilizzare quel canale per la promozione. Ci vogliono tempi e modi giusti, e questo vale per realtà piccole e grandi; il rischio è quello di trasformarsi in spammer. Ma anche l'offerta giusta sul vostro social network preferito potrebbe non bastare.
Una ricerca condotta su decine di milioni di clienti ha (sorprendentemente, ma non troppo) stabilito che non sono i social network a fornire il valore ROI più elevato: il trono (ahah) in questo senso spetta alla cara, vecchia email. Sono dunque le storiche newsletter, insieme all'esplorazione generica sui motori di ricerca, a smuovere davvero il redditizio mondo del commercio elettronico. I social network, dunque, restano un territorio ancora tutto da esplorare, o forse non sono davvero quel che serve per vendere. Alla base del commercio - anche e soprattutto in questa forma - ci dev'essere la fiducia e una certa rappresentatività della veri(dici)tà di un'azienda. Cose che evidentemente (ancora?) non si possono trovare su Facebook e dintorni. Insomma, gli e-sercenti preferiscono gli @cquirenti.

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