sabato 25 febbraio 2012

C'E'...NSURA

È bastata l'apparizione di un documento online per far affiorare una tematica spinosa che coinvolge il vostro social network preferito. L'argomento è di quelli seri: Facebook censura, ma a modo suo. L'azienda incaricata a setacciare questa grande fetta del Web opera dunque in base a quelle che sono le regole stabilite per far filare una comunità di 800 e passa milioni di utenti. E' proprio a partire da questa grande base di utenti che cresce il malcontento: secondo molti non è accettabile che alcune cose si possano dire e altre no, o che il contenuto di alcune immagini sia lecito al contrario di altre, visto che per molti la Rete - e Facebook, di conseguenza - sono l'espressione della libertà su Internet.

A parte il fatto che la questione non si presenta certo ora per la prima volta (ma i maggiori siti italiani si sono mossi peraltro in ritardo rispetto ad altri paesi, "sbattendo" però la questione molto in alto in Home page perché ormai è una tematica "calda"), c'è da capire un aspetto fondamentale: non basta avere un nome e cognome che campeggia in bella mostra per poter essere "proprietari" di uno spazio (virtuale, in questo caso). Siete "ospiti" di una piattaforma che tra lustrini ed opportunità vi dà la possibilità di esprimere opinioni, certo, ma nei limiti di regole imposte a monte. Vi piace (è proprio il caso di dirlo) la cosa? Liberi di rimanere. Non vi piace? Nessuno - a parte lo spirito di conformismo - vi obbliga a restare. Essere ospiti in casa d'altri (per giunta una casa che è in costante monitoraggio delle vostre attività) presuppone dei paletti da rispettare, in linea di massima. Il Web, in questo senso, non è molto diverso dalla realtà che ci circonda una volta che ci si scollega.

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