venerdì 15 marzo 2013

TAGGA CHE TI PASSA

"Facebook is where you find the people you know, Twitter is where you find the people you should know"

Con queste parole si può sommariamente delineare la differenza che intercorre tra i due social network attualmente più usati al mondo. Sarebbe infatti riduttivo accomunare Facebook e Twitter solo perché hanno la stessa logica di fondo: di fatto, sono due prodotti diversi, usati mediamente con funzioni diverse. E hanno basi di fan sostanzialmente distinte al punto da farli diventare una rappresentazione di un certo modo d'essere (digitale e non solo) e un tendenziale modo di agire sul Web. Senza contare l'aspetto puramente stilistico: Twitter è un po' più "macchinoso", perché oltre al limite di caratteri e una sintassi più chiusa si distingue per la presenza di alcuni caratteri speciali che di fatto ne hanno stabilito successo e popolarità. Perché sono gli hashtag la vera particolarità di Twitter, e di fatto la sua esclusiva.

E invece no, o almeno pare di no. Già, perché l'idea di Facebook è quella di introdurre i cancelletti anche nel vostro social network preferito. Puro scimmiottamento del suo concorrente o un'altra (astuta) mossa per i propri fini? Al di là dell'aggiunta di una nuova funzione per i propri utenti, i tag testuali sono un ottimo modo per categorizzare i dati. E categorizzare altro non vuol dire che incanalare le informazioni per i fini più disparati. E' forse l'ennesimo tentativo per dare sempre più ordine alla quantità immane di dati che passa dalle parti di Facebook, e l'ulteriore conferma che con le sue ultime caratteristiche, ossia Graph Search e il nuovo feed di notizie FB è ora in grado davvero di mettere le mani sull'oro del nuovo millennio, ossia le informazioni mirate utili per fini commerciali. Un esempio pratico: una foto postata dall'utente X raffigurante una nota bevanda dissetante e scattata il 15 agosto. Commento alla foto: buooooona! Cosa apprenderebbe FB da questa interazione digitale? Poco. Stesso scenario, ma con l'aggiunta - dopo l'esclamazione - del tag #nomedellabevanda (cioè non proprio così, ma con il nome specifico...). Cosa apprenderebbe ora il social da questa affermazione? Sicuramente qualcosa in più, perché ha dato la possibilità di "dire" maggiori informazioni rispetto al caso precedente. E ciò aggiungerebbe un'informazione potenzialmente utile per fini commerciali alla già nota base di dati dell'utente X. Moltiplicate questo scenario per un miliardo di utenti: capirete il perché dell'implementazione di questa caratteristica. Un modo per aprire definitivamente il cancelletto che teneva chiusa la voglia di esplicitare ancor di più il proprio io digitale.

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