venerdì 13 luglio 2012

OPERAZIONE VIALIKE

Che le rivoluzioni e le proteste si facciano ormai dai divani di casa è un dato abbastanza oggettivo: d'altronde Internet ha questa grande capacità di farti sentire ovunque senza muoverti fisicamente di un solo millimetro. Certo, ormai a notizie curiose che sembrano un po' lo specchio dei tempi non si fa mai l'abitudine (soprattutto avendo in mente il paragone con il passato), dunque meritano "la ribalta" e quantomeno il solito momento di riflessione.
Facebook si incrocia ancora una volta con il motore dell'italico paese, vale a dire il calcio: più di un anno fa è stata raccontata la storia del mancato acquisto di un calciatore da parte della Juventus per via - ipotizzano i giornali, eh - della rabbia dei tifosi bianconeri espressa sul vostro social network preferito. Stavolta non si tratta di mancati acquisti, ma del contrario: a finire sotto il tiro dell'influente popolo di FB è stavolta un'altra gloriosa società calcistica italiana, il Milan. Motivo? Due dei calciatori più rappresentativi della squadra hanno fatto - o stanno per fare - le valigie, destinazione Parigi. Il fascino della ville lumière? Forse, o forse si incrociano necessità di vendita e l'irresistibile profumo della pecunia. Insomma, in un colpo solo i tifosi rossoneri vedono perdere due pilastri della propria squadra, due che hanno fatto le fortune del club meneghino: facile quindi pensare che il tifoso medio di questa squadra sia quantomeno alterato o deluso da questa decisione. Perché al tifoso medio importa che la sua squadra vinca con i campioni, e non le esigenze di bilancio. Ma tant'è, sono partite le crociate online di protesta: apparentemente nessuna protesta sotto la sede del club, ma "solo" l'iniziativa di togliere i like degli utenti dalle pagine ufficiali del club sui più noti social media, un'azione di sicuro impatto che ha fatto anche il titolone sul portale giornalistico.
D'accordo, tutti sappiamo (lo sappiamo tutti, spero) della potenza del like per inserzionisti e proprietari di prodotti, ma quanto può incidere a livello puramente monetario una fuga di preferenze su un social network per una società? In altre parole: il gesto è puramente simbolico o mira anche a creare difficoltà economiche? Per iniziative più serie si può far sentire la protesta "fisica" come si faceva un tempo, ma si può anche decidere di "boicottare" la strategia intrapresa attraverso forme tangibili, come la rinuncia all'acquisto della maglia del proprio beniamino o non rinnovando l'abbonamento. Invece fa notizia l'unlike. E' la protesta "di campo" del terzo millennio: toccherà fare l'abitudine.

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