domenica 15 luglio 2012

L'ANSIA CHE AVANZA

Che Facebook possa essere considerata una vera e propria malattia del nuovo millennio non ci piove, e sono state dette tante parole sull'argomento (qualche esempio dipanato negli anni: qui, qui, qui, ma l'elenco è abbastanza lungo).Tanti sono gli studi che certificano in maniera più o meno scientifica che il vostro social network preferito genera una certa dipendenza: d'accordo, genericamente si può parlare di vera e propria dipendenza da Internet, ma è chiaro che non è un caso se molti di questi studi - e relativi articoli pubblicati - vadano a puntare dritto su social e dintorni. Uno studio condotto da Anxiety UK (wow, che URL) rivela che effettivamente FB e compagni possono generare uno stato d'ansia derivato da un desiderio spasmodico di sapere se sono arrivati aggiornamenti in bacheca o se è arrivato il tanto agognato like ad un nostro post. Cocaina elettronica viene definita, perché la "dose" quotidiana di connessione, in fondo, non si nega a nessuno. Poi arrivano i "negazionisti": neanche a farlo apposta, quasi contemporaneamente arriva il resoconto di un altro studio (stavolta statunitense) a stabilire che Facebook non provoca ansia, o almeno non ci sono elementi sufficienti a stabilirlo. E poi ci sono i "totalitaristi", quelli che vedono l'intera Rete come trappolone da pazzia e ansia collettiva senza la quale ci sentiremmo completamente persi e senza una meta. Insomma, ad ogni decennio la sua malattia, vuoi una organica, vuoi una più psicologica. Il problema qui è che basterebbe staccare solo ogni tanto la spina o la batteria, non solo metaforicamente: evidentemente, per molti, un passo troppo grande da fare.

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