lunedì 9 gennaio 2012

FOTOESISTENZA

Sulla rubrica Il club della lettura de Il Corriere della Sera è pubblicato oggi l'ennesimo "pezzo" che parla di Facebook (of course). O meglio, nello specifico si parla di quel "sentimento" che porta a dover condividere qualsiasi cosa sul vostro social network preferito a tutti i costi. In particolare, si parla dell'esperienza fotografica: dal detto di Émile Zola secondo cui una cosa non è mai successa se non è stata fotografata (l'autore dell'articolo dice che al giorno d'oggi se qualcosa non è stata pubblicata su Facebook non è mai avvenuta, ma a voler essere pignoli Pics or it didn't happen funziona uguale - googlate pure, fa più Internet e poco Facebook) si arriva al cosiddetto "Occhio da Facebook" che porta a postare foto solo per l'attesa spasmodica di like, commenti, varie & eventuali.
Si può discutere sul tipo di condivisione proposta: d'accordo, si parla di un sistema fortemente identitario, ma è pur vero che status update e affini possano risultare molto ma molto "massificati" proprio in virtù di un network che non fa rima con un sentimento di relazioni profonde. Un'alternativa? Una condivisione più "intima", più vera, attraverso altri canali e non per forza pubblici. Oppure, un "vecchio" Web 2.0 (sembra un ossimoro, ma ormai il trend è questo) fatto di condivisione non per forza identitaria, una specie di servizio pubblico (anche fotografico, ditelo all'autore di quell'articolo) del Web, magari non sempre di qualità, ma forse più vero perché  non forzatamente legato alla condivisione a tutti i costi. Facebook, dunque sono? Si può essere anche senza.

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