venerdì 16 settembre 2011

INTERROGAZIONI FUORI ORARIO

In un film di più di trenta anni fa (di un cinema che non c'è più) era la liceale a "incastrare" i professori. A distanza di tempo si invertono i ruoli, e anche e soprattutto i mezzi di comunicazione che portano ad imprevedibili "supplementi didattici". Per carità, non è la prima volta che succede una cosa del genere, però un supplente che chiede l'amicizia su Facebook a sue studentesse (quasi) maggiorenni di liceo arrivando a vere e proprie molestie (e gli screenshot delle conversazioni sono stati utilizzati come prova a carico) rappresenta una variazione ad un tema che dovrebbe far riflettere. No, non dal punto di vista morale o etico (ognuno può pensarla a proprio piacimento), quanto per via di alcune dichiarazioni e motivazioni alla base della vicenda. Innanzitutto l'atteggiamento del docente, il quale si comporta in modo sicuramente meno "abbottonato" perché Facebook non è come a scuola, è un'altra cosa (sì, è un'altra cosa, non necessariamente migliore). E, cosa forse più grave, la motivazione per cui le ragazze hanno accettato la richiesta di amicizia: perché non si può dire di no ad un professore temendo brutti voti. A malincuore, ecco dove può arrivare la mania da aggiunta amici: a dover condizionare la propria vita reale per via di un contatto "scomodo" ma che in qualche modo deve far parte del proprio network. Vien da pensare che in America allora non ci abbiano visto poi così male...

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