lunedì 14 ottobre 2013

NATI (E DIVENTATI) OSSESSIONATI

'Più facili di blog e forum': è forse questa la motivazione che ha permesso ai social di diventare quel che effettivamente sono, vale a dire un fenomeno talmente radicato nelle nostre vite da non poterne fare a meno? Probabilmente (anzi, possibilmente) sì, senza contare che questi strumenti hanno davvero aperto a tutti la possibilità di dire e fare qualcosa nell'universo virtuale. Tuttavia, quella che dovrebbe essere una "semplice" rappresentazione del proprio ego si sta rivelando per molti l'unica via per essere qualcuno: forse complice la facilità di utilizzo, ecco che la promozione continua della propria identità a mezzo Facebook e compagnia è diventata una vera e propria ossessione per molti. La logica dei "mi piace" ha innescato una vera e propria sete di accaparramento dei tanto agognati pollici su o cuoricini o retweet, tanto da assistere ad un vero e proprio mercato di queste forme di apprezzamento, spesso molto più automatico che vero. Già, perché ancora una volta bisogna combattere con i numeri, e non con qualcosa di autenticamente autentico. Si ragiona ormai in termini di like ricevuti sulla propria bacheca di Facebook o di mi piace su ogni foto di Instagram, ad esempio: quanto tutto questo corrisponde ad un reale apprezzamento di una cosa, un'attività, un modo di essere? Quanto queste attività dicono di noi sia in qualità di creatori di contenuti sia in qualità di semplici fruitori degli stessi? Sono domande lecite, e la risposta dipende più che altro da questioni caratteriali doppiamente personali, ossia quelle relative alla vita reale e a quella digitale (no, le due cose spesso non coincidono affatto). Insomma, siamo una società praticamente di morti di fama (titolo genialissimo) che farebbe di tutto per un apprezzamento da un follower o da un presunto amico. E non è una semplice questione generazionale, ché anche gli adulti a volte son peggio di ragazzini alle prese con una vera e propria svalutazione dell'essenza delle cose poiché bombardati da un flusso troppo continuo di informazioni alle quali probabilmente non san dare la giusta importanza. Inutile parlare di 15 minuti di notorietà: ora sono meglio 15 secondi a testa. Meglio ancora: (altri) 15 like farebbero proprio comodo...

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