lunedì 12 marzo 2012

POLITICA.(TW)IT

In un mondo dominato dalla (troppa) informazione, tutti - ma proprio tutti - utilizzano i social media per diffondere idee, pensieri, servizi e così via. Il mondo della politica non è da meno, e oltre alle "classiche" dichiarazioni di facciata i decision-makers si "buttano" su Facebook e/o Twitter per raggranellare utenti (aka potenziali elettori) e veicolare idee e ideologie. Ammesso che siano loro - non si trascuri questa possibilità - o che siano proprio loro a scrivere e non l'ufficio stampa, la "nuova" politica è tutta qui, spesso in pochi caratteri. E se è vero che la Rete può dimostrarsi decisiva per le sorti di un'elezione, è pur vero che la mania da condivisione di pensieri può spesso risultare un clamoroso autogol, o sminuire non poco la figura pubblica e (un tempo) alta dei governanti di tutto il pianeta. C'è chi rimpiange le care vecchie Tribune Politiche, c'è chi crede che personaggi pubblici non debbano utilizzare questi strumenti: la virtù è spesso nel mezzo. Perché se è pur vero che questi strumenti allargano la base di utenti, fidelizzando il rapporto con il proprio pubblico, è anche risaputo che occorre utilizzarli bene, altrimenti da eletto a reietto il passo è clamorosamente breve.

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