domenica 11 marzo 2012

(ANTI)CONFORME, ORIGINALE

In un'epoca in cui i VIP - o presunti tali - fanno a gara per essere presenti sui social media, scrivendo praticamente qualsiasi cosa non per forza di interesse (e mandando il più delle volte nel dimenticatoio i loro siti ufficiali), rimbomba in maniera piuttosto forte l'eco delle dichiarazioni di personaggi pubblici che di Facebook e compagnia bella non vogliono proprio sentirne parlare. Già in un'altra occasione in queste pagine si è parlato dell'intervento di Jonathan Franzen a proposito del ruolo ricoperto dal vostro social network preferito nella società odierna: stavolta, e sempre su Corriere.it, si parla della sua ultima fatica letteraria ma anche di tante altre cose, Facebook compreso. Franzen ribadisce il concetto, risultando forse una figura fuori dagli schemi tipici: detesta Facebook (scoprendo che anche chi è attivo sul social lo odia, ma non ne può evidentemente fare a meno) e crede che Twitter sia la sua versione stupida. Ma non è tutto: parlando a tutto tondo del rapporto con la tecnologia, egli contesta ad esempio la "visione" di Steve Jobs, che altro non ha fatto che creare un mondo di zombie con il dito sullo smartphone (e con la testa perennemente china), esaltando il principio estetico a discapito della funzionalità pura. E ancora: giù attacchi ai telefoni cellulari, alla tv, eccetera. Insomma, si potrebbe dire che è un (gran) criticone, anche se ad ogni attacco è correlata una spiegazione o una motivazione sensata (non per forza condivisibile da tutti, sia chiaro), merce rara di questi tempi. Anche pensare fuori dal coro spesso può esserlo.

PS. E se pensate che sia un antidiluviano ecco la dichiarazione finale, in cui dichiara che la poesia sarà rimpiazzata dal rap.
Touché.

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