lunedì 24 marzo 2014

CHIP...ARLA A VUOTO POI SI PENTE

La dieta cinese, si sa, gode di una reputazione non proprio unidirezionale, soprattutto nelle culture occidentali: insomma, girano sempre delle strane voci a proposito del cibo mandarino (no, non il frutto), soprattutto per ciò che riguarda la provenienza dei cibi e il non sempre match esatto tra quel che viene proposto e quel che poi finisce effettivamente nel piatto dei clienti. E poi, parliamoci chiaro, c'è sempre quella storiella che gira a proposito di cani e gatti che un giorno gironzolano intorno ai ristoranti cinesi e poi di punto in gia...in bianco spariscono. Così, senza un apparente perché: forse per evadere dal loro stile di vita un po' piatto, forse per trovare un secondo impegno o un'attività di contorno. Il sottoscritto non ha assolutamente un'idea a riguardo sulla faccenda, però immagina quel che possa circolare in merito sui social, in particolare sul vostro social network preferito. D'altronde tutti parlan male dei ristoranti cinesi, però poi son (quasi) tutti lì a frequentarli. E infatti non a caso una notizia (poi rivelatasi fasulla) di un microchip di cane trovato all'interno di una pietanza cinese ha ovviamente fatto il giro delle bacheche, finendo poi sotto gli occhi (a mandorla) del proprietario del ristorante, il quale ha giustamente denunciato l'accaduto. Risultato? Una sacrosanta denuncia per diffamazione.
Ora, qualche riflessione in merito, sempre tra il serio e il faceto (come spesso accade in queste pagine). La prima: data la confusione che regna nel Web e nella conseguente giurisprudenza, leggere di una ''diffamazione aggravata a mezzo Internet'' fa capire che anche (e soprattutto) la Rete è un pericoloso mezzo di disinformazione, se usato in malafede. Dunque, una condanna di questo tipo potrebbe e dovrebbe far drizzare qualche antenna e quietare qualche tastiera, o almeno si spera. La seconda: chi lo dice che il microchip fosse di un cane? A memoria ricordo una storia di circuiti integrati impiantati anche negli umani, per cui è inutile puntare il dito in un piatto che potrebbe non contenere delle zampe. La terza: dato che si parla di chip, il mezzo migliore per la diffusione della (non) notizia sarebbe stato un cinguettio su Twitter, no? La quarta: credo che la persona che ha ricevuto la denuncia, alla fine della storia, non abbia molto...riso.

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