martedì 4 giugno 2013

(AMNI)STIA IN GUARDIA...

Quando si posta un contenuto - una foto, un commento, uno status, un post - si pensa mai alle conseguenze che questo può generare? E non solo per un eventuale destinatario del messaggio (si sa, l'offesa è sempre dietro l'angolo, e spesso non vera), ma anche per le ripercussioni sul proprio ego, digitale e non. Il diario degli eventi passa e dimentica tutto, ma la Rete (spesso) no. E allora un messaggio dell'ultimo minuto o di qualche anno fa non fa differenza, se questo può comportare delle conseguenze anche gravi. Naturalmente la geografia crea i suoi bravi distinguo, nel senso che ci sono paesi in cui una cosa detta e/o fatta può far passare dei momenti di tensione, addirittura tragici. Insomma, in Italia (o in molti paesi occidentali) c'è una libertà di espressione (anche digitale) che altre nazioni possono solo sognare: anzi, neanche quest'ultima, perché abituati dalle legislazioni di quei paesi a ragionare solo in un determinato modo. Per provare a vedere (di nascosto) l'effetto che fa Amnesty International, famosa per la sua battaglia per la difesa dei diritti umani, ha creato Trial by Timeline, ossia una sorta di simulazione di possibili reati in base ai contenuti presenti sulle vostre bacheche. Avete "osato" dire la vostra a riguardo dell'ultima tassa introdotta dal Governo? Beh, sappiate che in Vattelappeschistan potreste essere processati sommariamente in pubblica piazza. Avete nominato un concetto "scomodo"? Beh, probabilmente a Trenetta & Tabacco la cosa vi potrebbe costare la pena di morte (Disclaimer: gli esempi potrebbero non essere reali). Insomma, l'applicazione scansiona i vostri contenuti e vi dice cosa rischiereste in determinati paesi in cui il concetto di democrazia è una lontana utopia. Resta solo un interrogativo: che pena c'è per i contenuti qualitativamente poveri? Rischierebbero in molti (me compreso, ovviamente).

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