sabato 1 febbraio 2014

QUEREL-IKE

Siamo ormai in un mondo in cui bisogna attentamente dosare quel che si fa e si dice. La cosiddetta società "civile" non ammette che si proferiscano determinate offese al prossimo, anche se poi in certi casi l'interpretazione della legge si fa più oscura in termini di interpretazione. Ma si sa, ingiuria volant, mentre ciò che si scrive rischia di rimanere impresso in maniera molto più incisiva. Con l'inchiostro digitale (leggi: l'avvento della Rete) il pericolo di incappare in motivi di querel(l)e si è fatto esponenzialmente più alto, "merito" anche dei social network su cui è molto semplice e facile esprimere opinioni scritte. E l'importanza di tali canali è talmente incidente al punto che il reato di diffamazione attraverso Facebook e soci è equiparabile a quelle "ufficiali" a mezzo stampa.
E poi, come al solito, si arriva anche oltre. Può ormai non essere neanche più sufficiente scrivere per incappare in qualche reato: ormai può bastare anche un semplice like. E' successo di recente a Parma, o meglio, su una bacheca virtuale nei pressi della città Ducale: una discussione come tante altre su Facebook tra due donne, e poi sotto uno degli interventi (evidentemente offensivi nei confronti dell'altra persona) un mi piace di un signore, terzo incomodo nella discussione. Ebbene, questa dichiarazione di apprezzamento al commento negativo rischia di portare in tribunale l'uomo, accusato di diffamazione, peraltro aggravata. Magari le due donne si saranno dette qualsiasi cosa, ma tutto evidentemente è accessorio rispetto al gradimento della voce fuori dalla lite. Sono nuove interpretazioni della legge, che fan restare basiti chi legge questi episodi.

2 commenti:

skyandphotos ha detto...

Secondo me la legge è fatta davvero male, perché basta un insultino di piccolo taglio che li prendi dritti al loro cuoricino delicato. Però c'è sempre il detto che "non si guardano mai allo specchio": dovrebbero ragionare sul PERCHE' uno arriva a... non dico insultare, ma esprimere il proprio disaccordo e giudicare codesto comportamento. Siamo arrivati in una società dove la più MINIMA critica (anche educata) fa balzare dalla sedia, così tutti di corsa a cercare la denuncia!!! Sai quanto vivevamo bene senza questi dannati social networks?

kikkuzzo ha detto...

Il punto è che c'è modo e modo di esprimere disappunto: certo, quello del like che diventa diffamazione è DAVVERO un caso limite che si spera non farà giurisprudenza (altrimenti ci sarebbero più carceri che case), ma quel che manca alla base è proprio una cultura che porti a dialogare senza eccessi. Linko questo ottimo articolo che parla proprio dell'argomento: più si condivide, meglio è.

Grazie!