lunedì 6 gennaio 2014

PUBBLICAMENTE PRIVATO

Anno nuovo e vita vecchia, almeno per ciò che riguarda il sempre intramontabile rapporto che sussiste tra i social network e l'uso e sfruttamento dei dati personali degli utenti. A finire sotto la lente di ingrandimento stavolta c'è la funzionalità forse più privata che pare sia stata privata della sua "segretezza": si tratta dei messaggi diretti, i messaggi privati insomma, i quali sembrano siano letti non solo da un destinatario. Due utenti Facebook hanno intentato una class action contro il vostro social network preferito reo, a loro detta, di monitorare il contenuto dei messaggi non pubblici per i soliti fini commerciali. Insomma, se tra amici ci si scambiano commenti negativi sulla squadra di calcio che più si odia si rischia di vedere tra gli annunci correlati qualche pubblicità relativa proprio alla compagine non amata - d'altronde si spera che i sistemi informatici non siano così intelligenti da capire la prosodia della parola chiave - o magari nel comunicare qualche "notizia bomba" si rischia di finire per essere tacciati di chissà quale attività sovversiva. A questo punto bisognerebbe capire dove finisce il concetto di "privato" su piattaforme digitali che di fatto, quale che sia il tipo di scambio o condivisione di dati, si impossessano della mole di byte scambiati sui propri server. E' vero, si tratta di informazioni teoricamente chiuse e che dovrebbero restare confidenziali tra un solo mittente e un solo destinatario, ma questa sicurezza non ce la può fornire nessuno, e dunque bisogna fidarsi di questi giganti del Web. I dati digitali, per la propria natura, sono un inchiostro praticamente indelebile, a maggior ragione se trasmessi attraverso sistemi di comunicazione a distanza: considerando le ultime vicende relative al monitoraggio dei dati - ufficialmente per motivi di sicurezza - da parte di organizzazioni governative (non ultima quella che punta il dito contro noti smartphone facilissimamente monitorabili in tutte le loro attività - beh, e dove sarebbe la novità?) il confine tra comunicazione privata condivisa con attori sempre più invisibili quanto presenti è sempre più sottile. Non per questo, meno preoccupante.

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