sabato 2 febbraio 2013

RIMBORSO...DI CLASSE

Ci sono almeno venti milioni di buoni motivi per tenere a mente la notizia secondo cui Facebook è stata "costretta" a risarcire i propri iscritti in virtù di una class action persa negli Stati Uniti. Calmi: prima di mettere le mani alle vostre tastiere o schermi a sfioramento rivendicando magari diritti che non stanno né in cielo né in bacheca, un paio di informazioni. Primo: il risarcimento (di venti milioni di dollari, appunto) è valido solo per gli utenti a stelle e strisce. Secondo: il risarcimento (di venti milioni di dollari, appunto) è valido per tutti gli utenti a stelle e strisce. Che, milione più, milione meno, sono circa centocinquanta (milioni, è stato detto?): ossia, pochi spiccioli a testa. La questione riguarda sempre la solita "spinosa" querelle per l'attribuzione della proprietà di foto e affini: secondo le regole di utilizzo in realtà il vostro social network preferito non dovrebbe sborsare un centesimo, ma evidentemente a inizio anno siamo tutti un po' più buoni e dalle parti di Palo Alto si è pensato di pagare la cifra (che, per inciso, è per Facebook l'equivalente di pochi spiccioli per un comune mortale). Ovviamente il rimborso sarà "elargito" secondo le condizioni dettate da Fb, e tra queste si prevede che in caso di un numero di richieste economicamente non sostenibile, l'intera somma non sarà frammezzata per il numero di utenti ma sarà devoluta in beneficenza. Ah, ottimo, signor Facebook: addirittura ha un cuore. I destinatari? Associazioni tutte incentrate sull'educazione digitale delle nuove generazioni, in linea di massima (pag. 5 e 6 di questo documento). In linea di massima magari si potevano scegliere cause più nobili, ma questa è un'altra storia, La classe, d'altronde, non è acqua.

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