venerdì 23 agosto 2013

CHE D(I)RITTO!*

Con che diritto si può dire che Internet è un diritto? Beninteso, parliamo di una delle più grandi rivoluzioni del mondo moderno, di un mezzo indispensabile, di una risorsa senza la quale molti di noi si sentirebbero assolutamente persi, di una tecnologia che anche inconsapevolmente è spesso parte della nostra vita e delle nostre vite (digitali e non). Il punto è anche chi afferma che Internet debba essere considerato un diritto dell'umanità: detto da qualche persona ben nota per le azioni filantropiche è un conto, se invece è detto da chi grazie a Internet ha un conto a nove (ma perché no, anche 10 o 11) zeri, beh, allora l'affermazione potrebbe celare qualche non-troppo-celato interesse.
Capita dunque che a capo dell'iniziativa Internet.org ci siano una serie di importanti multinazionali che grazie ad Internet - in maniera diretta grazie a servizi, in maniera indiretta grazie a dispositivi che garantiscono la connessione - hanno fatto e fanno una fortuna. Non può certo mancare all'appello sua maestà Mr. Facebook: d'altronde, il vostro social network preferito non può che combaciare nell'immaginario collettivo con l'idea stessa di Internet (ahinoi). Insomma, se l'obiettivo dell'iniziativa è quello di connettere tutti con tutti, ovunque e senza soluzione di continuità (in alcuni casi una minaccia, più che una risorsa), allora Facebook proprio non poteva mancare. Il punto è capire se dietro questa iniziativa ci sia la volontà di fare davvero del bene o semplicemente quella di far sì che tutti possano fruire di un servizio che genera (tanto) denaro nelle tasche dei soliti noti. Considerando chi si erge a paladino di questo "nuovo diritto" il legittimo sospetto nasce quantomeno spontaneo.

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