mercoledì 2 gennaio 2013

POKE...MA BUONE?

Qualche giorno fa Facebook ha introdotto una nuova funzionalità per i propri iscritti che usano il servizio su dispositivi mobili: si tratta di Facebook Poke, variante dinamica del tasto che serviva "soltanto" a richiamare l'attenzione di un amico. La novità sta nel fatto che si potranno inviare dei contenuti multimediali alla persona desiderata, e - udite, udite - questi contenuti saranno a tempo, nel senso che si autodistruggeranno (esatto, come nei film) dopo un numero limitato di secondi a scelta del mittente. In realtà il vostro social network preferito non inventa nulla di nuovo, visto che servizi del genere esistono già da tempo e sono anche abbastanza popolari tra gli internauti: d'altronde, la comodità di inviare contenuti "scomodi" avendo la ragionevole certezza di non lasciar tracce fa gola a molti, se non a tutti. I problemi, se così vogliamo chiamarli, nascono nel momento in cui si concede o si rende nota questa funzionalità alla community più vasta che ci sia, che se vogliamo è anche la più impreparata (digitalmente parlando) che ci sia: già, perché molti potrebbero approfittare di questo servizio per diffondere contenuti di vario genere confidando nel timer che cancellerà un dato messaggio, foto o video, ignorando però che dall'altra parte ci può essere qualcuno pronto e lesto ad approfittare della situazione in un batter di screenshot. Non bisogna poi dimenticare che tutti i contenuti digitali passano e restano sui server, anche se questi scompaiono dagli smartphone del destinatario: e sebbene ad oggi in effetti i contenuti svaniscano davvero nell'abisso virtuale, va ricordato che la modifica dei termini di utilizzo in un futuro anche prossimo da parte di un social network è parte integrante delle policy che permettono a questi siti di monetizzare grazie allo scambio di informazioni e contenuti. E poi i contenuti che svaniscono dalla Rete sono quasi una contraddizione o una forma per fare senza pensare (alle conseguenze): insomma, prima what happened in the Internet stayed in the Internet, ed era (è) questo il bello, in fondo. Si spera che il futuro sia fatto ancora di contenuti poco volatili, più concreti. Possibilmente utili.

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