lunedì 17 dicembre 2012

TU(I)TTI IN TRIBUNALE

Su Il club de La lettura, appuntamento domenicale di Corriere.it, compare un articolo che parla ancora una volta del modo in cui i social media da strumenti di comunicazione di massa si possono rivelare delle trappole per informazioni e frasi scritte con troppa superficialità. L'ottimo articolo, da buona lettura domenicale, fa il punto a proposito del modo in cui status update e tweet (e anche retweet, ossia cose solo "citate" di altre persone) possono danneggiare la propria immagine ma soprattutto quella altrui: in particolare, si prende in considerazione il crescente tono di dichiarazioni a mezzo digitale che incitano alla denigrazione e all'odio di vario tipo, soprattutto nei confronti delle persone o di talune istituzioni (l'odio paventato nel titolo di questo blog è più di rassegnazione e riflessione, prima che lo si faccia notare), ed è sempre più frequente l'impugnazione di screenshot nei tribunali come prove certe e digitalmente inequivocabili della lesa reputazione altrui. Perché le cose scritte su Internet (spesso in forma anonima) sono gesti spesso fatti con leggerezza, quasi fosse giustificato poterlo fare: poi magari il 99,9% delle persone che ha "osato" frasi pesanti nei confronti di qualcosa o qualcuno difficilmente ripeterebbe la stessa cosa davanti al diretto interessato. Ma tant'è, sono le leggi non scritte della Rete, quella che come al solito fornisce un potenziale infinito...e un uso spesso troppo limitato.

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