domenica 25 novembre 2012

E LI ABBIAMO 'DATI' NOI...

Volontaria o meno, ci dev'essere negli ultimi tempi una strana propensione per la quantificazione del fenomeno Facebook nelle notizie che scorrono incessanti nel flow di informazione degli ultimi giorni. Un articolo apparso su Key4Biz parte dalla notizia secondo cui Facebook non interpellerà più i propri utenti in merito a determinate questioni (anche delicate come il tema privacy) al fine di ricevere feedback e migliorare l'esperienza sul sito del vostro social network preferito. La cosa fa "ovviamente" infuriare il popolo di FB (che evidentemente spera di avere voce in capitolo, quasi come se Facebook fosse una civile democrazia, ed è forse questo uno degli errori di fondo più evidenti), ma si sa che la voglia di restare tra quelle pagine e la mancanza di una vera alternativa farà in modo da non cambiare lo status quo delle vicende digitali ancora per un bel po'. L'articolo in questione in realtà sviluppa poi in modo abbastanza chiaro ed esauriente il modo in cui gli utenti della Rete lascino tanti, troppi dati in giro su siti e applicazioni varie, poco consci dell'uso che verrà fatto di queste preziosissime informazioni. E' chiaro che al giorno d'oggi è difficile, davvero difficile sottrarsi alla logica di una (più o meno celata) presenza in Rete, ma è proprio su questo aspetto che si dovrebbe insistere tra gli utenti: perché i numeri sono impressionanti, e dicono che le identità digitali sono un valore capace di far risanare i bilanci di intere nazioni (e di questi tempi....). Persino le grandi sovrastrutture come le istituzioni continentali (vedi l'Unione Europea) sono consapevoli del fatto che i dati personali debbano girare, ma con moderazione. Ma sono 'dati' in pasto ad esseri bestiali, con fauci pronte ad ingurgitare tutto.

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