giovedì 15 dicembre 2011

DISLIKE? NO, MI "DISPIACE"

Dell'assenza del pulsante dislike su Facebook si è già parlato in queste pagine: in effetti balza all'occhio la presenza di un congegno per "apprezzare" qualcosa e la contemporanea mancanza del suo esatto contrario. Ma si sa, niente è fatto per niente. Il tasto like non solo serve per esprimere la propria approvazione nei confronti di un commento di amici, ma anche per avere accesso a contenuti riservati ed esclusivi, soprattutto in ambito commerciale (un esempio ironico? Questo, alla faccia del tema trattato e della "libera" informazione): insomma, un vero strumento di fidelizzazione & schedatura.
Perché l'assenza di un dislike, dunque? Beh, le ipotesi che si possono fare sono molteplici. Probabilmente perché agli analisti di mercato interessa sapere cosa piace, e ciò che non viene considerato vuol dire automaticamente che non piace o non è interessante abbastanza, dunque verrà modificato fino a raggiungere l'agognato like; oppure perché - e questo dato è frutto di una ricerca - Facebook è una community del quieto vivere, nella quale si tende ad evitare il concetto di negatività e si segue una tendenza verso l'aspetto positivo (il like, appunto) frutto dell'interazione tra amici e amici di amici. In altre parole, se nel proprio network si osserva una tendenza likecentrica, automaticamente si tenderà ad associarsi a tale ondata di positivismo. "Ciò che fa lui faccio anche io", insomma. Esatto, un conformismo di massa in piena regola. D'altronde, basta la parola Facebook per questa associazione di idee.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ritengo che la presenza di dislike possa invece piacere molto agli analisti.
Un vero effetto collaterale dei dislike ipotizzo possa essere, invece, quello di dissuadere gran parte della moltitudine dei brand che si sponsorizzano sulla piattaforma dall'avere la propria presenza sul network. Riesci ad immaginare una piccola impresa con 3000 dislike e solo 500 like? O una corporation con 300 mila like e 2 milioni di dislike? Sarebbe come autorizzare il lancio di ortaggi durante una rappresentazione teatrale.
Chiuderebbero subito la propria pagina di rappresentanza!

kikkuzzo ha detto...

Hai centrato (ancora una volta) il punto.

Io che vedo marketing dappertutto (avrò una fissa particolare, che so) intuisco bene il "potere" di un dislike. Però quel che si scrive nell'articolo è giusto: FB tende ad essere "ottimista", e credo (come ho scritto) che ciò che non piace -parlo dei brand- viene migliorato fino all'ottenimento del gradimento.

Senza contare che esistono comunque metodi di indicizzazione delle negatività (penso al reperimento di informazioni da commenti&co. in base a parole-chiave "negative"), è evidente che se i brand stessi ti "portano" ormai direttamente su FB e non sui loro siti (il caso di Repubblica che ho indicato è emblematico secondo me) è perché l'accoppiata commerciale FB+brand rappresenta una formula vincente per entrambi.

Continuo a pensare che FB sarà sempre più invaso dall'aspetto commerciale "subdolo", nel senso che non si limiterà agli ad contestuali ma invoglierà sempre più a "vivere" i marchi in maniera viscerale. Ho avuto anche conferme a tal riguardo da gente che dice di capirne di queste cose, non sarò un esperto ma questo lo capii a tempo debito 3-4 anni fa, ben prima il fenomeno scoppiasse in Italia.

Lo so, troppe virgolette e troppe parentesi...

Anonimo ha detto...

Non preoccuparti per le virgolette. C'é chi ci insegna che dobbiamo creare un ambiente positivo e moderato, no? ;-)
D'altronde, non capisco l'atteggiamento degli utenti del network che chiedono a gran voce l'intruduzione dei dislike. Avere un profilo sulla piattaforma è come avere una stanza in casa d'altri. Se a qualcuno non piacciono le regole, si può anche andar via (disiscriversi), no?

kikkuzzo ha detto...

Tutte ottime riflessioni, ma tocca entrare nella mente degli iscritti che spesso sono fortemente attratti dagli aspetti positivi della piattaforma, ignorando (o non sapendo che ci sono) gli aspetti negativi della questione - dettati soprattutto da un overuse dello stesso.

Sai cosa? La stanza è in casa d'altri ed è gratis, quindi è un'offerta allettante. Ma a ben guardare, è come se il palazzo fosse su un terreno minato.
O se vuoi un'altra analogia, è come il sistema di un "palazzo" di Praga...

Scegli tu! :D