lunedì 18 aprile 2011

INFLUENZE STAGIONALI

Sull'influenza dell'ormai meccanico gesto del like si è già parlato in queste pagine. Non è per auto-compiacimento, ma mi pare proprio di aver compreso in pieno sia il significato di questa attività che le conseguenze che può causare. Ho discusso più volte a tal proposito (con utenti Facebook in primis, ça va sans dire), e credo che esistano grossomodo due categorie di like-addicted: quelli che postano di tutto solo per ricevere il maggior numero di like (per una sorta di compiacimento virtuale: è possibile che celino qualche problema nella vita vera, magari no, ma magari sì) e quelli che "passivamente" guardano i like altrui per farsi un'opinione (ancora una volta una debolezza caratteriale? Tutto è possibile...). Evidentemente non sono l'unico a pensarla in questa maniera, visto che trovo conferme a riguardo: un articolo apparso oggi su Wired.it cerca di spiegare la logica (logica per modo di dire) del tasto con il pollice in alto. In effetti si parla di un vero proprio potere nascosto che - complice la pigrizia di molti, troppi utenti della Rete - veicola di fatto il pensiero o l'opinione verso una precisa direzione, creando una sorta di filtro di visione che condiziona le persone (questa storia mi ricorda gli "occhiali di Kant" - il filosofo, non Eva), non importa che si tratti del vostro micro-mondo o dei grandi temi della società globale.
Pare che dunque il gesto nasconda un significato non così semplice, e che sui grandi numeri possa praticamente costituire un modo per plagiare le menti. Per fortuna sono fuori da questa storia. Per fortuna avrò tanti difetti, ma ho sempre ragionato con la mia testa: su questo non c'è like che tenga.

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