lunedì 31 gennaio 2011

LA MACCHINA DELLA VERITA'

C'è un detto magari non molto noto ma che qualcuno conosce, e che sibillino recita: "traduttore, traditore". Non sono queste le pagine più adatte per parlare della difficile arte della traduzione, quindi l'adagio serve solo per introdurre una notizia che si lega a doppio filo ad un servizio di Google (guarda caso) sempre più utilizzato su scala globale, il cui intento è quello di ridurre (ma non abbattere del tutto, sia chiaro) le barriere linguistiche tra idiomi vicini e lontani.
La notizia è tratta da TheNextWeb, e riporta un esperimento effettuato con Google Translate. Data una qualsiasi frase in inglese verso il giapponese (e solo con questa accoppiata linguistica) contenente la parola hate (in rigoroso stampatello o comunque non in caratteri minuscoli), nella traduzione comparirà, tra i comprensibilissimi kanji e compagnia bella, la "tanto amata" (ma a questo punto tanto odiata) parola "Facebook".
Vendetta da parte di Google per via del sorpasso subito e praticamente mal digerito? Niente di tutto questo. Ci sono almeno due ragioni per spiegare questa traduzione apparentemente sbagliata: una puramente artificiale (legata ai calcolatori), l'altra molto più umana, nonché molto "birichina" e figlia del Web 2.0. Ma d'altronde, repetita iuvant, non sono queste le pagine più adatte per parlare della difficile arte della traduzione, sia questa figlia di un algoritmo o di un traduttore-burlone, senza contare che di casi come questi ce ne sono in abbondanza, anche a casa nostra. Complotti o semplici errori? E io che ne so (...), per quanto mi riguarda il traduttore stavolta ha detto una sacrosanta verità!

giovedì 27 gennaio 2011

DIPENDENTE?

In queste pagine spesso si è parlato di dipendenza da Facebook: d'altronde è un po' la droga del nuovo millennio... E poiché un'immagine vale più di mille parole, a voi una metafora del vostro social network preferito: effettivamente, come dice il messaggio, è persino peggio!

mercoledì 26 gennaio 2011

FIGURA DI...

...palta, tanto per non scadere nella volgarità. Ma come definire quella che Mr. Facebook in persona ha fatto nelle ultime ore? Pugnalato dal suo stesso gioiello che ha creato con tanta fatica (e che, piaccia o no, l'ha già tradito almeno un altro paio di volte), visto che - come riferisce una notizia riportata da Repubblica.it - un hacker si è infilato nel profilo del fondatore di Facebook pubblicando un pensiero al posto suo. Risultato? Come se niente fosse, gli altri utenti (evidentemente non così amici) lo hanno subissato di commenti, soprattutto offensivi. Peccato che il post fosse frutto di un attacco informatico ad un sito che è lo schedario dell'umanità, ma che oggi si scopre (ancora più) fragile. Fatevene una ragione.

martedì 25 gennaio 2011

TRI....BOH

Sul vostro social network preferito, si sa, è facile (s)parlare. Più difficile invece cercare di ricavare uno spaccato degli utenti-tipo che popolano il grande mondo di Facebook. Insomma, d'accordo la massificazione, ma su 500 milioni e passa di utenti ci saranno vari usi di FB, no? Proprio in quest'ottica (ma non è la prima, e non sarà l'ultima), un articolo su Wired.it prova a suddividere i vari comportamenti sociali [sic] degli utenti, raggruppandoli di fatto in 5 tribù. In pratica, hanno provato a taggare gli utenti in base ai loro comportamenti tipici...l'unico che salverei è il promoter, poiché è l'unico che forse utilizzerebbe lo strumento sfruttando l'immensa base di dati esistente per puro lucro. Per le altre categorie, invece, mi mancano le parole. Ho già sprecato abbastanza neuroni per il titolo...

mercoledì 19 gennaio 2011

PER L'APP....UNTO

Facebook e dati personali, un rapporto di poco amore e molto odio. Si può discutere una vita sull'uso corretto dei social network, sui rischi che si corrono e via dicendo: certo, poi si legge che Facebook non fa nulla per tutelare i vostri dati personali e che anzi trae profitto da questi, e quindi la questione si fa più spinosa. Una notizia apparsa ieri su Hardware Upgrade parla della condivisione di dati molto sensibili - indirizzo di casa e numero di telefono - con i programmini esterni, le cosiddette App, Farmville in testa. Qualcuno potrebbe obiettare: beh, basta non mettere il numero di telefono e il gioco è fatto. Giustissimo, ma fermo restando che su quasi 600 milioni di iscritti magari qualcuno che si fa ingannare dalle "norme e condizioni" all'atto di registrazione si trova sempre, il punto è che basta lanciare una lenza per far abboccare i pesci. L'appetibile offerta in questione è rappresentata dal servizio Messages, che promette di mandare comunicazioni multiple con un solo clic. Anche da cellulare, ovvio. Come resistere ad un servizio del genere? Difficile, mentre è molto facile a questo punto, da parte di FB, ottenere il dato che tanto desiderava per poterlo rivendere a terzi. E' un do ut des, solo che a voi arriva poco, a "lui" molto, ma molto di più.

lunedì 17 gennaio 2011

CONTESTAZIONE DI PIAZZA

Una volta esisteva la cara, vecchia manifestazione per le strade: non importa che si trattasse di problemi di carattere sociale, economico o sportivo, l'importante era il momento di aggregazione e di "protesta" (civile) nei confronti di qualcuno e di qualcosa. In Italia, si sa, la laica religione di Stato è il calcio, ed è l'argomento principe di ogni conversazione, soprattutto maschile, soprattutto il lunedì. Una volta esisteva anche una società sportiva che tremare il mondo faceva, e che ancora oggi, nonostante tutto, ha il bacino di tifosi più ampio d'Italia. Ora di quella squadra rimane il nome e poco più, e rimangono i tifosi che soffrono (è proprio il caso di dirlo) per lei. O, in alternativa, usano il vostro social network preferito per contestare.
La squadra in questione è la cara, Vecchia Signora anche nota come Juventus, alle prese con annate che definire difficili è dir poco, in relazione alla sua (più che) centenaria storia. Tralasciamo le vicende societarie e sportive e passiamo alla stretta attualità: la squadra viaggia al di sotto delle aspettative e la dirigenza si muove alla ricerca di un calciatore che possa cambiare (in positivo) le sorti dei bianconeri. L'ultimo nome accostato è quello di Antonio Floro Flores, calciatore dalla carriera discreta ma probabilmente non il campione che può far fare il famoso "salto di qualità" alla squadra. E' bastato far trapelare la quasi ufficialità dell'operazione per scatenare la rivolta: e non la rivolta di piazza come accadeva un tempo, ma quella "comoda" fatta sulla pagina Facebook del giocatore, diventata ben presto un ricettacolo di insulti accanto ai quali campeggiava spesso un nome e un cognome. La notizia ha fatto così tanto scalpore da far finire sulla prima pagina di un quotidiano sportivo nazionale, il Corriere dello Sport, la parola Facebook come unico mezzo di contestazione digitale:




Anche questa volta non voglio entrare nel merito della vicenda sportiva (notoriamente non capisco nulla di pallone...), ma solo "contestare", tanto per rimanere in tema, le parole usate. La contestazione non è proprietà assoluta di Facebook, visto che anche sui siti dei quotidiani o sui forum specializzati se ne leggono di tutti i colori. Invece no, sbatti Facebook in prima pagina e vedrai che l'eco mediatica è garantita. Quando capiranno che Facebook non vive senza Internet, mentre Internet vive benissimo senza Facebook?

sabato 15 gennaio 2011

UN CLIC PER "SINDACARE"

Una delle grandi rivoluzioni rappresentate dal Web 2.0 è senza dubbio il fenomeno del cosiddetto citizen journalism: un'attività che, grazie ai nuovi media ma anche a strumenti comuni, ha di fatto ri-considerato ruoli e funzioni all'interno della società civile. Tuttavia, spesso capita che un'iniziativa pensata in buona fede possa ben presto nascondere insidie o risvolti negativi, magari a lungo termine. Negli ultimi giorni, a livello nazionale, si sta accendendo un dibattito che vede come protagonisti il vostro social network preferito e la politica, nello specifico l'amministrazione locale di una (grande) città come Bari. Il suo primo cittadino, infatti, ha lanciato un'iniziativa che mette al centro i suoi "fan" FB, ai quali egli chiede di segnalare eventuali disservizi e/o comportamenti "non convenzionali" degli impiegati comunali oppure degli apparati statali come le forze dell'ordine. L'iniziativa del Sindaco 2.0 (già, proprio quello che scriveva sulla bacheca durante i consigli comunali) non è certo la prima di questo genere, ma è bastato poco per farlo balzare agli onori delle cronache nazionali: la pubblicazione della foto di alcuni netturbini "in pausa" è finita su tutte le testate principali. E l'inchiesta non si ferma certo qui, visto che dopo pochi giorni sono arrivati nuovi aggiornamenti (sempre via Facebook, ovvio) che riguardano comportamenti discutibili da parte della Polizia Municipale.
Emiliano il nuovo sceriffo digitale? Forse anche per questo (ma non solo per questo) è uno dei sindaci d'Italia maggiormente apprezzati dai suoi cittadini, ma forse c'è dell'altro. Senz'altro, lui in qualche modo è fiero di questo rapporto digitale con il suo elettorato e la sua cittadinanza, tanto da considerare Facebook un vero e proprio "strumento di governo". Dunque, il sistema pare funzionare, perché si scoprono abusi e soprusi, e credo che in questo senso l'iniziativa sia lodevole (per quanto credo che una singola foto credo non basti a definire un fannullone, ma fortunatamente esistono anche video "schiaccianti"). Personalmente mi sento "in dovere" di contestare il mezzo che questa figura pubblica utilizza. Signor Sindaco, passi il giornalismo partecipativo, passi la sua schiera di sostenitori, ma attenzione al mezzo che utilizza: Facebook non è "suo", tutti i contenuti caricati non sono "suoi", e teoricamente non so che utilizzo "ufficiale" possa farne. Senza contare che per segnalare questi disservizi occorre essere forzatamente iscritti a Facebook. E perché iscriversi ad un sito "terzo" per interfacciarsi con le istituzioni locali? Esiste la Rete, non solo Facebook. Esiste anche un sito "ufficiale" del Comune di Bari dove poter attivare (anche a caratteri cubitali) una sezione apposita nella quale segnalare servizi, disservizi e iniziative di questo tipo. Senza iscrizioni di sorta, magari. Questo servirebbe anche per educare i cittadini ad un rapporto con le istituzioni "vere": d'altronde, per rivolgervi al Sindaco andreste al Municipio o a casa sua?

giovedì 13 gennaio 2011

AMLETICO DUBBIO

Un articolo apparso oggi sull'edizione digitale di Wired lancia la provocazione sotto forma di infografica. Il quesito che il sonno toglie è diretto, e presenta dei dati che apparentemente non possono lasciare dubbi: siamo (siete) ossessionati da Facebook? Beh, con tutto il rispetto il sottoscritto c'era arrivato un tantinello prima, ma le informazioni riportate nell'articolo non fanno che dare conferma a quest'impressione: 1 mortale su 13 su questa terra è iscritto al vostro social network preferito; 1 ragazzo/a su 2 controlla gli aggiornamenti su Facebook appena sveglio/a; la "droga" relativa alla procedura di liking è cresciuta di oltre mille punti percentuali in un anno; senza contare che Mr. Facebook è diventato proprietario di oltre 750 milioni delle vostre foto di Capodanno, per cui penso che l'album stia cominciando a gonfiarsi un po' troppo.

Ritorna l'amletico dubbio che è il titolo dell'articolo della rivista: Siamo ossessionati da Facebook? Fatevi un esamino di coscienza e di bacheca. Per me la risposta è sì!

lunedì 10 gennaio 2011

DAI CHE LO CHIUDONO...PARTE SECONDA

Oltre un anno e mezzo fa su queste pagine partì quello che più che un annuncio sembrava una speranza: chiudono Facebook. Certo, si trattava di uno stop locale durante le democratiche elezioni in un paese straniero, ma sentirlo e scriverlo in questi termini faceva sempre piacere. Ora pare che lo stop sia (stato) definitivo: lo riporta il sito Weekly World News che, come sottotitolo, riporta la dicitura The world's only reliable news. Per un attimo ho sperato che questo motto fosse dannatamente vero, visto che la notizia riportava la chiusura del vostro social network preferito il 15 marzo. Il motivo? Mr. Facebook, poverino, è troppo stressato: portare avanti una baracca con 500 milioni di "amici" non è certo facile. Quindi, la decisione: via con un camion di dollari (un camion? Un transatlantico di dollari...)! La notizia fa subito il giro del mondo, ma poi si scopre che è tutto falso, e da FB subito smentiscono. D'altronde, grazie al ragionevole uso che si fa di quel sito, di transatlantici zeppi di dollari se ne possono fare due...perché chiudere proprio ora?

INTRAPPOLATI NEL NETWORK

"Don't worry guys, I'm gonna rescue you from the network that sucked you in"


Mi sento un po' (ma solo un po') come il povero Johnny Why, un simpatico omino virtuale protagonista di un gioco tanto semplice quanto divertente e - direi - piuttosto veritiero, se ci rapportiamo alla vita quotidiana. In Johnny Why 2, un flash game accessibile qui, il nostro "eroe" deve salvare moglie, figlio e capo (sì, addirittura il capo!) dal terribile social network che li ha rapiti, inglobandoli in alcuni mini-giochi tanto in voga proprio sul vostro social network preferito. In effetti l'interfaccia del gioco punta-e-clicca sembra vagamente simile a Facebook, senza contare i "mondi" rappresentati dai giochi tanto in voga su FB: c'è Farmville, c'è Pet Society, insomma i tormentoni che fanno passare tante ore e fanno spendere tanti soldi a milioni di giocatori incalliti che hanno sempre desiderato mungere una mucca o dare una carota ad un coniglio. Io invece senza login o costrizioni di sorta (con buona pace di chi, dietro a questi giochi, si appropria di dati personali) mi sono divertito a prendere le sembianze di Johnny e a liberare le persone dalla dipendenza nella quale si erano infilati. Poi torno nella vita reale e penso alla mia "piccola missione": rinsavire amici, amiche, semplici conoscenti, sconosciuti. Già, mi sento proprio come il povero Johnny!

PS: il primo episodio punta-e-clicca di Johnny si trova qui. Provatelo...sono giochi di logica, male non fanno!

sabato 8 gennaio 2011

ECCO IL VALORE

Mi domandavo, non più tardi di un paio di giorni fa, quanto valesse in puri termini economici ogni singolo account sul vostro social network preferito. Naturalmente non penso queste cose di notte, ma era solo il frutto della notizia (riportata anche qui) del fresco denaro contante che entrerà nelle casse di Mr. Facebook, vista anche la prossima collocazione in Borsa. Bene, ora la notizia arriva dritta dritta tramite le pagine di Repubblica.it, ed è ovviamente figlia proprio della news dell'altro ieri: dato l'investimento, o il presunto valore attribuito alla società e dato il numero di ogni singolo iscritto, ogni account vale ben 100 dollari. Questo, ripeto, non vuol dire che avrete i 100 bucks nella vostra tasca, perché Mr. Facebook è filantropo ma non scemo. Questi sono soldi che voi generate e che finiscono dritti dritti nel suo conto in banca. Come fate a generare denaro con un semplice click? Fornendo i vostri dati sensibili che concorrono alla generazione di pubblicità ultra-mirate, spendendo soldi (veri) su quei giochi che creano dipendenza, e così via.Vi basta? Beh, a lui basta senz'altro: appena arriva il 27 del mese, penso che un pensiero ve lo dedichi. Solo quello, però...

giovedì 6 gennaio 2011

THREAT - REATI IN RETE

L'edizione online del Sun pubblica un articolo in cui si parla del (pessimo) fenomeno delle minacce e delle offese di vario tipo che si fanno a persone note e meno note attraverso i vari social network. Nella sola Scozia, infatti, questo tipo di reati (perché di reati si tratta, ma pare che la cosa non sia stata afferrata) è cresciuto del 234 per cento rispetto al 2007, più o meno da quando si è affermato su scala globale il vostro social network preferito. I post o i gruppi "caldi" sono spesso rivolti nei confronti di personaggi famosi, ma anche la gente comune non è esente da tale comportamento, spingendo spesso le persone ad estremi gesti (uno di questi è proprio balzato agli onori delle cronache proprio oggi, ma non è certo l'unico). Soluzioni a questo ennesimo problema legato a Facebook (ma non solo)? Prevenzione, informazione, cultura, educazione. Cose non molto cool, in confronto ad una bacheca e ad un po' di sano gossip. D'altronde la Rete per molti serve solo a questo.

martedì 4 gennaio 2011

VOLERE VALORE

E' notizia di oggi, ed è riportata praticamente da tutte le testate nazionali ed internazionali (alcuni esempi: qui, qui, qui, qui): Facebook vale (in maniera quasi ufficiale) cinquanta miliardi di dollari. D'accordo, il cambio tra il nostro Euro e il biglietto verde magari ultimamente non è così favorevole, ma parliamo comunque di una cifra per così dire discreta per un ragazzino che - pare - abbia gentilmente preso in prestito l'idea che oggi è il vostro social network preferito.
Cinquanta miliardi di dollari sono tanti, eh...diciamo che io non penso di poterli racimolare in, diciamo, due vite...ora chiedetevi come si possa arrivare ad una cifra tale senza fornire un servizio "fisico" (visto che il valore supera quello di compagnie come Ebay o la Time Warner), dato che Facebook si dichiara un sito in grado di "mettere in contatto" persone connettendole solo in modo virtuale: la risposta è abbastanza facile da intuire. Le informazioni personali evidentemente hanno un bel valore, più di quanto possiate immaginare: e se Mr. Facebook è diventato ultra-ricco, lo deve in fondo a voi. Ma a voi non darà la sua ricchezza (almeno credo...), solo una bacheca su cui scrivere cose sensate. Già, come no, sensate...



PS: era ironico, eh...non mi basterebbero 50 miliardi di vite per racimolare quella cifra!

lunedì 3 gennaio 2011

NAZIONI, UNITE!

Ogni tanto qualcosa di divertente capita, dalle parti di Facebook. Merce rara, sia chiaro, però non potevo non sottolineare questo scambio di battute a suon di Stati (e non di status) molto divertente... Czech & Russian i miei preferiti!

Via Giveupinternet.com

domenica 2 gennaio 2011

CABLOGRAMMA VERITA'

La verità era sotto gli occhi di tutti, ma ora è ufficiale: FBleaks rivela il vero motivo dell'esistenza del vostro social network preferito. La risposta? Qui...

sabato 1 gennaio 2011

OTTIMO TEMPISMO, 2011...

Neanche il tempo di iniziare l'anno e già propinano belle notizie... della popolarità del vostro social network preferito si è ampiamente discusso, del sorpasso di FB su Google anche: d'accordo, ma è il tempismo che fa andare in bestia. Repubblica.it pubblica un resoconto frutto di una ricerca di Hitwise effettuata nel 2010 concernente i siti più visitati dell'anno negli Stati Uniti. D'accordo anche questo, ma perché la prima ultim'ora dell'anno del televideo (fa fede l'orario di aggiornamento) deve proprio riportare questa notizia? Sono successe un mare di cose nel 2010, e proprio con questa news si doveva accogliere l'anno nuovo? WTF!