giovedì 15 aprile 2010

NOTHING TO HIDE...NOTHING TO FEAR?

Consideratelo l'interrogativo del giorno: è in realtà il (sotto)titolo di un docu-film (si chiamano così al giorno d'oggi) realizzato dall'inglese David Bond e dal titolo Erasing David, nel quale si documenta il tentativo da parte del protagonista di sparire letteralmente dal mondo iper-tecnologico e controllato, che cerca di tagliare la corda limitando al minimo tutte quelle attività che lasciano la cosiddetta scia tecnologica, ossia tutte quelle comuni operazioni che in realtà sono rintracciabili poiché conseguenza di una "scia digitale" che giocoforza si lascia in numerose occasioni. Una strisciata della carta di credito, un biglietto comprato online, un messaggio su Facebook: tutte queste semplici azioni in realtà identificano precisamente in coordinate spazio-temporali ognuno di noi. David cerca quindi di fuggire da tutto questo, per scoprire quanto i nostri dati sensibili rappresentino davvero il nostro alter ego virtuale.
La vicenda ricorda molto una caccia al tesoro effettuata per gioco da un giornalista americano che lavora per Wired: neanche a farlo apposta, è proprio Wired (nella versione italiana) ad intervistare Mr. Bond (wow, un signor Bond che si nasconde, neanche fosse un film), chiedendogli proprio il suo parere a riguardo di questa sovraesposizione da dati. Le sue risposte sono tanto interessanti quanto logiche: Bond afferma che i servizi internet che permettono di rintracciare i compagni di scuola (ogni riferimento a Facebook è puramente voluto) sono gratuiti perché le informazioni che raccoglie sugli utenti valgono più di qualsiasi moneta (soprattutto se questi dati vengono implicitamente venduti alle aziende), perché in fondo nessuno fa niente per niente, nessuno è filantropo a questo mondo; senza contare che il proprio profilo virtuale si può ritorcere in futuro a proprio sfavore. Insomma, la tecnologia aiuta, ma come sempre -secondo Mr. Bond - il troppo stroppia. E non è l'unico a pensarla così.

0 commenti: