lunedì 29 marzo 2010

L'ALGORITMO NON MENTE MAI

Volete sapere quale sia la verità dietro il sorpasso di Facebook (su base locale e settimanale, va detto) nei confronti di Google? La risposta è l'algoritmo del gossip. Esatto, un algoritmo, una regola matematica, e un algoritmo non mente mai! Se poi aggiungiamo che lo studio dietro questa formuletta è davvero serio, si può capire perché internet, di fatto, vada ormai in una certa direzione. La ricerca, afferma Corriere.it, è stata effettuata nell'ambito del Symposium on Discrete Algorithms: insomma, roba di un certo livello, basta il nome complicato per fidarsi. La teoria è che il gossip, ossia l'informazione di qualsiasi tipo, corre in rete secondo un criterio matematico, che al posto del passaparola via voce, viaggia e si diffonde nel Web con un semplice clic (il clic di condivisione, lo share this e simili, per intenderci). E questa diffusione, in linea teorica, si diffonde a tal punto che potrebbe arrivare in tutti i nodi digitali attraverso la capillarità dei contatti e delle reti di amicizia. Reti di amicizia, ho detto? Faccio 2+2: e quale miglior mezzo di diffusione del gossip se non il vostro social network preferito?

giovedì 25 marzo 2010

DUELLO RUSTICANO

Occhio a quello che si scrive: sarà pure la vostra vita virtuale, ma le conseguenze possono essere molto reali. LaStampa.it scrive di un vero e proprio duello avvenuto per strada tra due famiglie palermitane, arrivate a dichiarare guerra per vendicare "l'onore" virtuale. Già, perché galeotto fu un commento di troppo sul vostro social network preferito proferito da un ragazzo nei confronti di uno dei suoi "amici" a cui era stata ritirata la patente. Apriti cielo: l'offesa è stata talmente grave che non ci si è limitati ad una risposta online condita da maleparole, ma sono volati coltelli, offese, minacce e anche un colpo di pistola (a salve, per fortuna). E tutto per un commento. Ma sapete com'è: verba volant, scripta manent...e "volant" anche gli schiaffi, in questo caso...

mercoledì 24 marzo 2010

NUOVI VIRUS

Preoccupati dal fatto che possiate cliccare sul link sbagliato e prendere un virus tramite Facebook (come riportato qui e qui)? Beh, il "solito" Sun ci fa intendere che la nuova minaccia da infezione non riguarda propriamente la sfera informatica. Infatti, secondo uno studio effettuato in Gran Bretagna, il numero di soggetti che hanno contratto la sifilide nell'ultimo anno è quadruplicato, con una percentuale sempre crescente tra giovani e donne. Il motivo? Non vi è una correlazione scientifica e provata, ma tra questi casi il collegamento comune è dato dal fatto che queste persone amano gli incontri con persone sconosciute e "raccattate" (è proprio il caso di dirlo) sui social network. I siti come Facebook, pare, risultano essere perfetti per gli incontri casuali, e questo porta ad un, ehm, come dire, mescolamento molto poco filtrato. Insomma, Facebook o non Facebook, il consiglio è solo uno: non munitevi di un solo anti-virus, per la protezione...

lunedì 22 marzo 2010

GIU' IL CAPO, QUANDO C'E' GIU' IL CAPO...*

In questo post si parlava delle regole da rispettare per non far diventare Facebook e i vari social network delle armi di ritorsione da parte dei propri datori di lavoro. Bene, stavolta l'arma usata dal datore di lavoro è proprio Facebook. Chiariamoci, stavolta il vostro social network preferito non è la causa di un qualcosa di negativo, ma un puro e semplice mezzo che è comunque destinato a suscitare polemiche. Il Sun (sì, sempre quello che parla dei fatti e sbatte le "vittime" in prima pagina con tanto di servizio fotografico fashion) ci informa del primo licenziamento in Gran Bretagna (ma non penso sia il primo a dire il vero) avvenuto proprio tramite Facebook. Il datore di lavoro della studentessa Chelsea Taylor, infatti, ha informato la ragazza che il suo lavoro part-time in un bar era da considerarsi concluso. Il motivo? La ragazza aveva perso una banconota da 10 Sterline (11 Euro circa, al cambio attuale). Il mezzo per la lettera di licenziamento? Un messaggio online proprio su Facebook.
E ora, la parte più bella. Il modo e lo stile del comunicato? Meglio di una lettera di uno studio forense. Il messaggio recita testualmente (testualmente, maiuscole, minuscole e punteggiatura comprese): "hiya chelsea its elaine from work. sorry to send u a message like this but bin tryin to ring u but gettin no joy. I had to tell the owner bout u losin that tenner coz obviously the till was down at end of the day. she wasn't very pleased at all and despite me trying to persuade her otherwise she said to let you go. I'm really sorry. if u call in the week with your uniform i'll sort wages out. Once again I'm really sorry but it's out of my hands. Elaine xx".

Cosa volete che dica? Che tutto ciò è poco professionale? Che un datore di lavoro si metta a scrivere come un bimbominkia (neologismo generazionale del terzo millennio) dimenticandosi cosa sia la cara, vecchia lingua inglese? Oppure che sono preoccupato del fatto che scrivere su Internet sia prerogativa di noncuranza linguistica? Se poi aggiungiamo che Google ha lanciato il servizio Real Time Search e che quindi tutti i nostri bei messaggi scritti con le "k" finiranno nell'indicizzazione del motore di ricerca, allora la frittata è fatta. E Facebook c'entra poco. Anche stavolta, è solo un mezzo. Sono alcuni dei suoi "abitanti" che non vanno...

PS: Lo screenshot del messaggio incriminato è stato pubblicato dal Daily Mail (con l'immancabile foto della "vittima"). Ma è il Telegraph (con l'immancabile foto della "vittima") a stupire pubblicando il messaggio originale corredato dai (sic) per ogni storpiatura grammaticale. Well done, 'graph!

*Anche questo titolo è una citazione...

sabato 20 marzo 2010

LA VACANZA IDEALE? SENZA AMICI...

No, questo blog non si è trasformato in un'agenzia di vacanze. E' semplicemente una deduzione logica: più amici tradisco, più remunerativo è l'affare. E quindi, dopo la formula "matematica" che stabilisce il coefficiente di "tradimento" su Facebook e l'iniziativa che equipara un'amicizia ad un panino, ecco una trovata simile. Come segnalato da LaStampa.it, una sorta di "concorso" promosso da NetDipendenza (per la dipendenza da FB cliccare qui) regala una vacanza in un agriturismo (rigorosamente senza connessione ad Internet, immagino) a chi fornirà la prova di aver eliminato il maggior numero di amici su Facebook. Contano anche le cancellazioni dai gruppi per concorrere al premio, sappiatelo. Chi è pronto al tradimento in nome di un'amicizia - o presunta tale - ?

giovedì 18 marzo 2010

I TUTORI DELLA LEGGE...CONTRO LA LEGGE

Diceva Machiavelli: il fine giustifica i mezzi. Giustissimo, aggiungo io. E quindi capita di leggere che (pare) l'FBI sia "infiltrata" in Facebook, sotto false identità, per scovare tra gli amici degli amici qualche pericoloso criminale da acciuffare. Quindi, dopo la CIA, anche il bureau statunitense approda in FB. Una richiesta di amicizia e il gioco è fatto: l'attrattiva di aggiungere un nuovo amico, anche se non lo si conosce (e a giudicare dall'undercover mission, i tizi per cui gli agenti si spacciano non esistono) è troppo forte, anche per chi ha qualche problemino con la legge e magari è "uccel di bosco". Per questo motivo non sorprende sapere che un boss della malavita sia stato beccato grazie alla sua frequentazione su Facebook: evidentemente, la mania da amicizia non conosce confini...
Si diceva però che l'identità nascosta e fasulla degli 007 (no, non quelli reali che hanno la moglie pettegola) è contro la policy di Facebook. In sostanza gli agenti, non dichiarando le loro vere generalità, stanno commettendo un illecito. Certo, come se tutti gli utenti dichiarassero il vero... quindi, un falso più, un falso meno, dove sta il problema? E poi, se serve per una buona causa, tanto meglio: in fondo, un finto amico in più è sempre cool, e il fine giustifica i mezzi...

mercoledì 17 marzo 2010

IL SORPASSO

Citando un famoso film italiano (con scena altrettanto famosa che pare si addica alla situazione) mi tocca dover segnalare una notizia che, ahimè, ha un che di storico. LaStampa.it (ma un po' tutte le maggiori testate italiane) riporta la notizia del sorpasso di Facebook su Google. Il dato -riportato originariamente dal Financial Times - si riferisce ai soli Stati Uniti, e su numero di clic su cadenza settimanale. Ma in fondo anche questo è un segno dei tempi. Insomma, il dato è eclatante di suo, perché non solo mina una certezza nata quasi con l'avvento di Internet (ossia, che Google rulez), ma perché a mio avviso cambia proprio la prospettiva di Internet stesso. Chiariamo le cose: dal mio punto di vista (ma ho ragione di credere che la cosa sia oggettivamente valida) Google e Facebook sono due cose radicalmente diverse. Google è una porta sulla conoscenza: è un motore di ricerca, è una chiave che mi apre le porte a ciò che voglio cercare; e la ricerca è pressoché infinita, si tratti delle ricette delle torte fino all'ultima breaking news diramata dalle agenzie di stampa. Facebook è una ricerca "mirata": passo tutto il giorno sulle sue pagine (non io, ovviamente, è un io generico), d'accordo, cerco, ma cerco in un sistema "chiuso", composto dalle mie pagine, dalle pagine dei miei amici, dalle pagine degli amici, dalle pagine degli amici degli amici, e così via. La differenza? Sostanziale: Facebook non è una fonte di conoscenza, senza contare che (teoricamente) le pagine sono visibili ai soli iscritti. D'accordo, col passaparola e con l'adesione al gruppo del giorno si sfiora l'attualità, ma parliamoci chiaro, non si tratta di un sito di una rivista scientifica, di un'università, di un ente di pubblica utilità. A questi siti si accede molto spesso tramite un motore di ricerca (o il motore di ricerca, ossia quello di Big G), su Facebook si frequenta il gossip e poco altro (e quel poco di utile che realmente c'è, non ha lo stesso appeal di un tag di una foto di un'ubriacatura della sera prima). Ribadisco il concetto espresso in un altro post: il sorpasso fa male, perché Google è utile.

lunedì 15 marzo 2010

IL VICINO DELLA PORTA ACCANTO

Sembra il titolo di un film, e invece è l'ennesimo caso di quanto una cattiva "amicizia" porti a spiacevoli, drammatiche conseguenze. Il Sun racconta la storia di Sarah, una ragazza inglese (minorenne) che un giorno riceve una richiesta di amicizia dal compagno della sua vicina di casa, presso cui la ragazza svolgeva attività di baby-sitter di due bambini. L'uomo, un ventinovenne, ha cominciato a comunicare con lei in maniera sempre più insistente tramite il vostro social network preferito, riuscendo (facilmente) a comunicare con lei via cellulare, poiché il numero era inserito nel profilo della ragazza. Un giorno, Martin (questo il nome dell'uomo) chiede a Sarah di fare una passeggiata, anche per chiarire quell'insistenza "mediatica" nei suoi confronti. Approfittando di una zona poco frequentata, Martin non ha esitato ad abusare di lei. La ragazza, sotto shock, ha preferito non raccontare l'accaduto, poi ha ceduto e ha rivelato tutto alla polizia. Per poi finire in posa sulle pagine di un quotidiano nazionale, aggiungo io, ma questa è un'altra storia.
Insomma, un'altra triste storia, e ancora una volta il concetto di amicizia che corre lungo un confine sottile. D'accordo, qualcuno potrà obiettare dicendo che in fondo la ragazza conosceva l'uomo: in effetti tutto ciò è vero, se non fosse che nell'articolo lei specifica chiaramente che i contatti con quell'uomo (prima della richiesta di amicizia) si limitassero ad un cordiale "Buongiorno e buonasera". Abbastanza per accettare una richiesta d'amicizia e rivelare i propri dettagli?

sabato 13 marzo 2010

UN'ALTRA AMICA DA AGGIUNGERE

Ricordate il caso del contatto di Facebook con il nome esotico ma che in realtà era solo un esperimento di Intelligenza Artificiale? Bene, qui ci andiamo vicino: nel senso che anche stavolta parliamo di qualcosa che non esiste, o meglio, di non umano. Eppure il nome e il cognome sono così veri: peccato che Gaia Lopresti in realtà non esista. Oddio, magari esiste pure qualcuno che si chiami così, magari è una persona saggia e non è iscritta al vostro social network preferito, fatto sta che il profilo di questa persona è stato creato ad hoc, in modo tale da risultare una persona in carne ed ossa. E invece, ancora una volta, dietro tutto questo c'è ancora una volta quel qualcosa che si riassume con la parola finzione.
Dove sta il dato più tragico? Beh, se proprio devo scegliere, proprio nel network creato da questa entità -chiamiamola così -: 2175 amici. Ma amici di cosa? Su quale base? Come si può essere amico di una persona che non esiste? Solo Facebook può, non c'è che dire...

mercoledì 10 marzo 2010

IN POSIZIONE!

Apprendo che Facebook vi sta per regalare una nuova gioia: il posizionamento in tempo reale. Intercettando una notizia dell'aggregatore Liquida, pare che Facebook stia per lanciare un servizio che permetterà di comunicare ai propri amici l'esatta posizione geografica di un utente. Chiariamoci: se vivo a Roma sto a Roma, se vivo a Milano sto a Milano, eccetera. Credo che il servizio serva a chiarire dove ci si trovi esattamente in un determinato momento, forte anche del fatto che orma il sito è gestibile anche da cellulare (utilizzo molto più frequente negli States, ma che prende piede anche in Italia). Quindi, da un generico "Roma" passiamo a un "sono a Largo di Torre Argentina" e da un generico "Milano" passiamo ad un "sono in Piazza Duomo", eccetera. Perfetto, sempre più informazioni. A questo punto, è inutile persino consultare quel bel sito che indicava le case libere, di cui si è parlato qualche tempo fa. Perché andare in outsourcing? A tutto ci pensa Facebook! Magari, chiudete la porta di casa a doppia mandata: non si sa mai...

martedì 9 marzo 2010

SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

Si sa, il mondo è dei furbi. È la legge del più forte, una legge selvaggia, ma tant'è, e quindi il più dritto avrà sempre la meglio sul "bacchettone" di turno. La new economy non fa eccezione a riguardo. E se oggi il colosso Facebook fattura parecchio (ma non sembra guadagnare altrettanto, che è diverso, e per fortuna!) grazie al gossip quotidiano degli utenti, lo deve alla geniale idea del suo creatore. Già, la sua idea? Eppure, pare proprio che Mr. Facebook abbia fatto il "furbetto del quartierino". Anzi, del campus. Già, perché Repubblica.it sbatte l'affaire Facebook proprio tra le prime notizie di giornata, riferendo che l'idea originaria di un sito molto simile all'attuale FB, almeno nella sua progettazione di fondo, non è di Zuckerberg. dunque evidentemente delle due, l'una: o la questione (morale) è fondata, oppure parlare di Facebook è sempre tanto cool. Purtroppo mi vien da pensare che la seconda opzione sia la vera scelta di fondo, ma rigirando la questione, è l'occasione buona per rendersi conto che evidentemente lo studentello di Harvard ci ha visto lungo quando -pare- si sia appropriato e abbia sviluppato in modo fine un'applicazione non sua, facendola diventare in ciò che conosciamo benissimo. Per ulteriori dettagli, se siete interessati, rimando all'articolo originale, pubblicato sul sito Business Insider. Interessanti le notizie che vengono fuori...ma di certo, vale sempre il solito sermone: nessuno è filantropo a questo mondo, e per questo nessuno ti dà niente per niente. E il mondo è dei furbi. (L'avevo già detto, ma ripeterlo, non fa mai male).

domenica 7 marzo 2010

LO SCHEDARIO DELLA QUESTURA

Perché formalizzare delle denunce? Perché "mettere in mezzo" gli adulti, le complicazioni e cose varie? La giustizia-fai-da-te si attua con un pc e il più grande schedario attualmente esistente. Superfluo dire che si parli di Facebook... Per carità, la maggior parte degli utenti (credo) sia incensurata: non penso che iscriversi sia un reato. Certo, magari se si è un minimo "irruenti" o non si viva in maniera del tutto regolare, magari la visibilità regalata da FB (e dalle sue ottime politiche sulla privacy) non aiuta. E allora capita, come riporta LaStampa.it, che due ragazzini, oggetto di un'aggressione e di un furto da parte di un coetaneo, non si sono persi d'animo e hanno "consultato" il database, chiedendo agli amici, agli amici degli amici, agli amici degli amici degli amici, eccetera. Insomma, avranno creduto alla teoria dei sei gradi di separazione, fatto sta che alla fine sono riusciti ad individuare l'aggressore. Beh, a quel punto è scattata la denuncia: credo -e spero- che su FB non si eseguano già processi e condanne.

venerdì 5 marzo 2010

SOGNAVO INDIPENDENZA, MA SONO IN DIPENDENZA*

Che Facebook generi assuefazione, è noto. Che a sua volta una sua ramificazione faccia altrettanto, se non peggio, è una notizia forse ancora più allarmante. Mi sono imbattuto in un articolo che parla di una nota applicazione, un giochino insomma, che riscuote particolare successo tra gli indaffarati utenti del vostro social network preferito. Il gioco in questione si chiama Farmville, e ora che ci penso non molto tempo fa me ne parlarono, e ricordo anche che le parole associate al giochino erano proprio "dipendenza" e "rincoglionimento" (degli utenti, si intende). Come segnala Il sito blu, Farmville ha quasi raggiunto quota 120 milioni di iscritti: lo scopo del gioco è quello di vivere una vita agreste, impersonando un fattore e compiendo tutte quelle azioni che la caotica vita di città non ci consente di effettuare. L'alter ego virtuale compierà, in un click, mungiture, trebbiature e simili: esatto, come un film di qualche anno fa. Esatto, il contrario del film con Pozzetto di qualche anno fa.
Insomma, l'ennesimo tormentone targato FB, e, come segnala l'articolo, l'ennesimo caso di ossessione compulsiva, visto che si parla di terapie per superare questa dipendenza. La cosa più inquietante è forse dipesa dal fatto che, per "migliorare" il livello di performance del mezzadro, si possono comprare animali e macchinari. Con soldi veri. All'ossessione, aggiungiamo anche il consumismo? Lascio aperta la riflessione: e ora scusate, ma devo andare a comprare un manuale che mi insegni a sviluppare applicazioni per Facebook. Visti gli introiti, ci penso seriamente!

PS: a riprova della sindrome da dipendenza, allego questo screenshot relativo ai suggerimenti che fornisce Google...


*Il titolo è una citazione, sia chiaro!

giovedì 4 marzo 2010

TUTTO SOMMATO, E' UNA RIVOLUZIONE...

Come da titolo, il pensiero odierno è un'amara riflessione. Che piaccia o no, Facebook è una rivoluzione, a suo modo. Perché ha assoggettato milioni di persone, perché ha stabilito le sue regole, perché, come i migliori leader, ha schiacciato parecchie teste e ha posto i suoi paletti, fornendo il suo servizio che piace a (quasi) tutti. Le conseguenze negative si vedono col tempo, ma nel frattempo, diamine, adesso ho riallacciato i contatti con il bidello delle scuole medie...
A riguardo, segnalo due ottimi articoli trovati in giro per la rete. Il primo parla proprio delle strategie adottate da Facebook per diventare un leader (o presunto tale) nel campo della comunicazione digitale: strategie vincenti, visto il numero di iscritti. L'importante, aggiungo io, è che per ogni iscritto [caprone] a FB che crede che Facebook sia sinonimo di internet, ci sia un essere sulla terra che desista dal farlo (ed è a questa résistance che si rivolge questo blog).
Il secondo articolo è in realtà già citato nel precedente link, ma gli interventi degni di nota meritano sempre un collegamento. E questo pezzo riassume i tanti piccoli motivi che ti fanno odiare FB. Nell'introduzione al cuore del messaggio, vi è una sacrosanta verità, che sottoscrivo in pieno e che credo di aver espresso più di una volta: non è il mezzo ad essere deviato, ma l'uso sconsiderato che se ne fa. Fantastica anche la metafora utilizzata, quella del coltello: è esattamente la stessa che uso per spiegare cos'è FB, ma al contrario. Un coltello da cucina è utile perché ci tagli i cibi, ma lo stesso coltello, in preda ad un raptus, può servire per uccidere. Esatto, come Facebook che uccide la privacy!

lunedì 1 marzo 2010

PREVENIRE E' MEGLIO CHE CURARE

Sulla falsariga di un noto jingle in voga qualche anno fa, segnalo questo articolo di Wired (non mi stancherò mai di dirlo, GRANDE rivista) che parla del rapporto tra gli Italiani (in special modo le nuove generazioni) e Internet (leggasi: social network). I risultati? Siamo i più indisciplinati e i più a rischio in Europa. E se l'articolo parla di "mancanza di precauzioni", allora la malattia digitale nella quale si può incorrere è proprio quella della diffusione anomala ed incondizionata dei propri dati personali, e del pericolo virtuale che spesso diventa una spirale dalla quale non si esce facilmente. Insomma, niente di nuovo, vista la "mania da protagonismo" degli utenti nostrani su Facebook e soci...