sabato 16 gennaio 2010

ANYTHING YOU DO WRITE MAY BE GIVEN IN EVIDENCE - PART III

Sembra una saga, ma evidentemente impugnare una prova da social network per ottenere ripercussioni legali sta diventando una (preoccupante) realtà. Ok, si è capito che postare foto, aggiornare status in momenti inopportuni, o scrivere status "salvifici" possono diventare materia forense: e questa storia non è da meno. La vera notizia è che questa storia NON ha come protagonista Facebook. Caso raro in questo blog, ma visti i precedenti elencati qui la storia non è molto dissimile, e neanche il mezzo usato. Infatti, come riportato dal quotidiano britannico The Mirror, un tweet è stato usato per accusare il suo autore dell'omicidio di un suo "amico", destinatario del cinguettìo stesso. Proprio sul popolare sito di microblogging, i due hanno avuto un alterco, e dopo la morte di uno dei due "contendenti", l'ultimo messaggio sul profilo della vittima è stato -in puro stile asciutto di Twitter- un R.I.P. che ha chiuso la faida. Beh, e ha anche chiuso dietro le sbarre l'omicida.

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