lunedì 2 novembre 2009

FINE DELLA VITA (VIRTUALE)

Sfogliavo (per caso, e sottolineo per puro caso) l'edizione cartacea di ieri del Giornale (si, esistono anche le edizioni cartacee delle testate) quando ad un certo punto mi imbatto in un titolo senza appello: com'è dura la vita se Facebook ti odia. Benissimo,- penso - leggiamo. La firma è di Massimiliano Parente, e narra della sua personale esperienza di (ormai ex) utente Facebook. Da un giorno all'altro la sua vita sembra non avere più senso, visto che il suo account è stato disattivato. Il motivo? L'aver pubblicato, tra le sue foto, un album con dei nudi di un fotografo, Robert Mapplethorpe. Qualcuno dei suoi "amici" ha ritenuto questi contenuti offensivi e ha segnalato il tutto al signor Facebook. Il quale, prontamente, ha disattivato l'account Facebook del povero Massimiliano. Quest'ultimo quindi si vede costretto, per mezzo di media tradizionali, a raccontare il suo dolore al mondo intero. "Addio mondo crudele, sono un uomo morto". "Facebook mi ha chiuso Facebook, quindi non esisto più, cancellato dalla faccia della terra". Naturalmente l'articolo nasconde una certa ironia velata, sperando che tutti i lettori la possano cogliere... fatto sta che questo articolo rispecchia un'amara verità. E' vero, molte persone senza Facebook si sentono morte, vuote, senza uno scopo nella vita. Beh, a tutti coloro posso dire che si vive anche senza, non è un dramma. E mi accorgo che anche nella vita virtuale, un amico (o presunto tale, vero o acquistato) ti può sempre pugnalare alle spalle. Non esistono più le care vendette di una volta: basta rigare le macchine altrui, al giorno d'oggi una segnalazione a disabled@facebook.com fa molto, molto più male all'identità altrui.

PS: Rifletto sul titolo dell'articolo. Com'è dura la vita se Facebook ti odia. Pronta la mia replica:e com'è la vita se si odia Facebook?

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